Il mio porto non è la droga
Numero 45 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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ITALIA: PREGIUDIZI E ORGOGLIO<br />
EDITORIALE Domenica 17 aprile 2011<br />
5<br />
La sconfitta del<strong>la</strong> diversità<br />
Giovani e canali d’informazione abbattono le barriere tra Nord e Sud<br />
e il revisionismo corregge <strong>la</strong> pigrizia del<strong>la</strong> storia processando il passato<br />
(continua dal<strong>la</strong> prima pagina)<br />
VANNI RONSISVALLE<br />
Questo per dire che se l’invenzione glottologica<br />
terroni <strong>è</strong> senza dubbio coniata dai bauscia<br />
lumbard, a sostenerne lo spirito spregiativo<br />
fu paradossalmente proprio quell’esemp<strong>la</strong>re<br />
di meridionale in fuga dalle miserie<br />
postbelliche del sud, che come per guadagnarsi<br />
un merito nel<strong>la</strong> sua nuova ‘patria’ ne<br />
assecondava i pregiudizi; un trucco psicologico<br />
ed autolesionista che però <strong>è</strong> stato di<br />
sostegno decennio dopo decennio (sino ad<br />
accumu<strong>la</strong>re <strong>la</strong> bellezza di centocinquanta<br />
anni), a quel pregiudizio mastodontico a cui<br />
attinsero senza riguardi e scrupoli scientifici<br />
i due inventori dell’esistenza di una ‘questione<br />
meridionale”, Sonnino e Franchetti. Che<br />
cosa ha ingenerato un complesso di inferiorità,<br />
addirittura un diffuso senso di colpa e<br />
pariteticamente istanze nevrotiche di<br />
incompatibilità tra Nord e Sud se <strong>non</strong> quelle<br />
pittoresche letterature?<br />
L’orgoglio meridionale rimase relegato in<br />
sonnolenti circoli di una aristocrazia di grande<br />
lignaggio ma di depauperate fortune (fine<br />
del <strong>la</strong>tifondo, eccetera) e di una certa picco<strong>la</strong><br />
borghesia che però si tolse temporaneamente<br />
di dosso tutte quelle ragnatele con il fascismo,<br />
sotto il cui regime mettere in forse<br />
l’Unità spirituale e concreta del<strong>la</strong> Nazione,<br />
dubitare delle glorie del Risorgimento era<br />
rischiare quanto meno il confino al sud …A<br />
Lipari, a Lampedusa.<br />
Ma va accadendo qualcosa a cui i frastorni di<br />
questi giorni gettano addosso una involontaria<br />
cortina fumogena; da farli passare inosservati<br />
se <strong>non</strong> ci aiutasse, noi meridionali<br />
più irritabili, quel sesto senso che presente il<br />
nuovo sul punto di verificarsi.<br />
<strong>Il</strong> revisionismo <strong>è</strong> un buon lievito per correggere<br />
<strong>la</strong> pigrizia del<strong>la</strong> storia. E’ un catalizzatore<br />
intellettuale, e <strong>non</strong> vi <strong>è</strong> nul<strong>la</strong> di più utile al<br />
progresso dell’umanità, a movimentare le<br />
idee che mettere sotto processo il suo passato.<br />
Ma il revisionismo del revisionismo così<br />
come oggi si manifesta, ha effetti migliori,<br />
ancora più interessanti. Vuoi vedere che si<br />
affaccia proprio nel bel mezzo di scenari<br />
nazionali ed internazionali così agitati, nell’intrecciarsi<br />
di ricorrenze anniversarie con<br />
crisi p<strong>la</strong>netarie che esplodono sino a risolversi<br />
in guerra, un nuovo, vero Orgoglio del<br />
Sud? Non da contrapporre ma da intrecciare<br />
a quello di quel Nord <strong>non</strong> arrogante, <strong>non</strong><br />
bottegaio ma che guarda anch’esso con<br />
rispetto ai grandi valori fondanti dell’Italia<br />
Unita. <strong>Il</strong> sogno dei padri comuni.<br />
E’ un fenomeno che si coglie attingendo nel<br />
diluvio di pubblicazioni erudite, di libelli<br />
appassionati, di ‘riflessioni in rete’, quel<strong>la</strong><br />
moderna piazza mediatica che al di là dal<br />
mare accende gli spiriti di intere popo<strong>la</strong>zio-<br />
ni in rivolta, le genti del Maghreb lungo <strong>la</strong><br />
costa sud del nostro Mediterraneo: contro<br />
variegate tirannie, alcune <strong>non</strong> so<strong>la</strong>mente<br />
oppressive, ma follemente sanguinarie, vendicative<br />
al<strong>la</strong> Gheddafi. Abbiamo dimenticato<br />
che all’indomani del colpo di stato con cui<br />
fece fuori Re Idris il “colonnello” galvanizzò<br />
le variegate tribù libiche al grido di “caccia<br />
all’italiano”, confiscò, perseguitò, cancellò<br />
quanto di buono aveva portato <strong>la</strong>ggiù il <strong>la</strong>voro<br />
di contadini veneti e siciliani?<br />
Condivisione di destini, senso di fratel<strong>la</strong>nza<br />
di italiani dello ‘stivale’ al di là dei mal di pancia<br />
del<strong>la</strong> politica, dei suoi errori, dei suoi tradimenti.<br />
Poi arrivano i grandi appuntamenti,<br />
le Grandi Svolte come il Risorgimento, come<br />
<strong>la</strong> Resistenza a rimettere a nudo <strong>la</strong> verità.<br />
Se fin qui con rozzezza si <strong>è</strong> pasticciato con <strong>la</strong><br />
Storia sputando addosso anche ai propri<br />
eroi, a quei martiri che sono lombardi, padani,<br />
veneti quanto napoletani, siciliani, romani<br />
ai quali <strong>è</strong> dovuta l’Unità del Paese, ciò che<br />
sta andando in liquidazione tra le giovani<br />
generazioni <strong>è</strong> proprio uno dei più vieti luoghi<br />
comuni: quello di una Patria ca<strong>la</strong>ta<br />
addosso a popo<strong>la</strong>zioni diverse ed indifferenti<br />
con un’operazione concepita a tavolino. Da<br />
qui una pattuglia di intellettuali anche del<br />
Sud, forse i più sognatori e donchisciotteschi<br />
di tutta l’operazione, e dall’altra parte<br />
ciò che oggi si direbbero i poteri forti tutti<br />
prosperanti al nord; i futuri cummenda che<br />
scaldavano i motori di strategie industriali,<br />
finanziarie, ‘sociali’ a spese di quel<strong>la</strong> miniera<br />
d’oro in assoluto che fu in realtà il Regno<br />
delle Due Sicilie. Ciò che va al macero <strong>è</strong> il<br />
complesso di inferiorità del Sud <strong>non</strong> meno<br />
esiziale dell’egoismo rampino del nord.<br />
Ingredienti di una visione folkloristica<br />
(denunciata da Ernesto de Martino in polemica<br />
postuma con Gramsci) di una realtà<br />
travisata al punto che il dramma diventa<br />
farsa e i personaggi tragici macchiette.<br />
I travagli politici che stiamo vivendo, in una<br />
situazione internazionale che li ingloba – <strong>la</strong><br />
guerra in Libia e l’inarrestabile afflusso di<br />
migranti nel nostro Sud – rive<strong>la</strong> ogni giorno<br />
di più il progredire di una realtà che va<br />
facendo giustizia del luogo comune. In questo<br />
scenario così occupato da fermenti globali<br />
avverto, <strong>non</strong>ostante tutto, per <strong>la</strong> nostra<br />
Italia come una febbre sottopelle che percorre<br />
<strong>la</strong> parte più interessante del Paese: i giovani,<br />
(i rottamatori ?) quelli di face book e dei<br />
glober, ciò che ormai va pensato come il<br />
sistema nervoso del mondo; i canali di informazione<br />
per cui un evento, positivo o negativo,<br />
riverbera da un continente all’altro; i<br />
fatti, anche i più disparati, finiscono per collegarsi.<br />
Non più divaricazioni, <strong>non</strong> più gap<br />
socio-culturali come li si additava ai tempi di<br />
Giustino Fortunato, fondati su verità re<strong>la</strong>tive;<br />
e <strong>non</strong> ineccepibili. Ma <strong>la</strong> consapevolezza<br />
per il Nord e per il Sud di eguali motivi d’orgoglio<br />
per essere un popolo che si completa<br />
nel<strong>la</strong> sua diversità e può sempre più eccellere<br />
consapevole che ognuno ha portato del<br />
suo a far più bello ciò che era bello, a fare<br />
ottimo ciò che era già di per se buono.<br />
Quanto accade sull’altra sponda del Mediterraneo<br />
<strong>è</strong> dovuto essenzialmente alle<br />
fasce giovani di popo<strong>la</strong>zioni che si infiammano<br />
contro vecchie tirannidi secondo il<br />
principio dei vasi comunicanti, (sino ad attaccare<br />
<strong>la</strong> Siria scavalcare il Maghreb e raggiungere<br />
il Medio Oriente). Mi piace credere<br />
più a queste idealità che alle ipotesi arcigne<br />
dei sospettosi analisti, ravvisanti dietro tutto<br />
questo, trappole dei governi come al tempo<br />
delle Sette Sorelle. Nello stesso spirito perché<br />
<strong>non</strong> riconoscere ai giovani italiani del<br />
sud e del nord, da quest’altra parte del<br />
mare, siano operai, studenti, tecnici, precari,<br />
occupati o in attesa di occupazione<br />
(come si dice con ipocrita eufemismo) il<br />
superamento di un vecchiume antistorico a<br />
cui forse, tra i giovani di buona famiglia,<br />
soltanto il Trota può fingere di credere<br />
ancora per far piacere al padre?