Il mio porto non è la droga
Numero 45 - Scuola di Giornalismo - Università degli Studi di Salerno
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ITALIA/MONDO Domenica 17 aprile 2011<br />
23<br />
Nel mare di Lampedusa <strong>la</strong> tragedia dei migranti che sognano <strong>la</strong> libertà<br />
Le speranze naufragate<br />
Si susseguono gli sbarchi dei senzaterra nell’iso<strong>la</strong> siciliana<br />
Obiettivo dell’Italia <strong>è</strong> quello di ri<strong>la</strong>sciare un permesso temporaneo<br />
La traversata degli immigrati verso<br />
Lampedusa <strong>è</strong> molto simile al<br />
disperato ritorno di Ulisse nel<strong>la</strong><br />
sua amata Itaca. Così come l’eroe<br />
greco, questi disperati cercano di<br />
far rotta verso un lido sicuro, verso<br />
sogni, emozioni, sicurezze, gioie<br />
che covano da tempo, ma che <strong>la</strong><br />
propria patria <strong>non</strong> può offrire. I<br />
risparmi di una vita dati a contrabbandieri<br />
senza scrupoli, imbarcati<br />
in barconi fatiscenti, senza acqua<br />
né cibo, stretti fra loro come sardine,<br />
sembra di assistere ai viaggi<br />
del<strong>la</strong> tratta dei negri del XVII sec.<br />
Chissà cosa immaginano quando<br />
sono in viaggio, con i loro occhi<br />
sbarrati, ma pieni di vita, sperano<br />
solo in un futuro migliore e vedono<br />
l’ Italia come L’Eldorado<br />
(un luogo leggendario in cui vi<br />
sarebbero immense quantità di oro<br />
e pietre preziose, oltre a conoscenze<br />
esoteriche antichissime. I bisogni<br />
materiali sono appagati e gli<br />
esseri umani vivono in pace tra<br />
loro godendo del<strong>la</strong> vita).<br />
Ma il meteo e il mare <strong>non</strong> sempre<br />
sono benevoli con questi disperati.<br />
Come Scil<strong>la</strong> e Cariddi che, con <strong>la</strong><br />
loro voracità inghiottivano le<br />
imbarcazioni di Ulisse, così il<br />
Mediterraneo ha deciso di prendersi<br />
le anime e le ambizioni di<br />
questi naufraghi del<strong>la</strong> vita. Quel<br />
barcone ribaltato e <strong>la</strong> corsa affannosa<br />
per riuscire a salvarli, <strong>è</strong> stato<br />
l'ultimo tributo del<strong>la</strong> disperazione<br />
umana. I circa 250 migranti morti<br />
(quarantotto sono stati salvati dal<strong>la</strong><br />
Guardia Costiera, altre tre da un<br />
peschereccio), sono probabilmente<br />
il velo visibile di un'indicibile<br />
tragedia del<strong>la</strong> libertà umana, che<br />
ha trasformato le acque del piccolo<br />
Mediterraneo in uno dei più grandi<br />
cimiteri dei senza nome del<br />
mondo. Bimbi annegati senza<br />
vedere il futuro tra le braccia terrorizzate<br />
di madri che cercavano nel<br />
mare mai conosciuto e navigato <strong>la</strong><br />
pace di una vita senza fame e violenza,<br />
con una casa e un foco<strong>la</strong>re<br />
dove poter cantare una soave<br />
ninna nanna ai loro pargoli.<br />
Adesso sarà facile immedesimarsi<br />
nelle condizioni di miseria che<br />
spingono i popoli al di là del<br />
Mediterraneo a rischiare una fine<br />
orribile.<br />
P<strong>la</strong>tone diceva che “possiamo<br />
facilmente perdonare un bambino<br />
che ha paura del buio; <strong>la</strong> vera tragedia<br />
del<strong>la</strong> vita <strong>è</strong> quando gli uomini<br />
hanno paura del<strong>la</strong> luce”. Questi<br />
ragazzi, invece, <strong>non</strong> hanno visto <strong>la</strong><br />
luce del sole, ma, le loro vite sono<br />
state un fiume interrotto di cuori e<br />
speranze, di disperazione e sogni,<br />
di fughe da guerre e persecuzioni,<br />
di ritorni sperati. Molti distolgono<br />
lo sguardo da questa immane tragedia,<br />
di questa ecatombe. «Dolore<br />
e sgomento» <strong>è</strong> stato espresso<br />
dal presidente del Consiglio Silvio<br />
Berlusconi, che ha sottolineato<br />
come «le forze navali italiane<br />
hanno fatto anche in questo caso,<br />
come in tanti altri, tutto il possibile<br />
per salvare il maggior numero di<br />
naufraghi». Dal molo di Lampedusa<br />
sono ripartite le motovedette<br />
del<strong>la</strong> Guardia Costiera e aerei<br />
per cercar di vedere qualche mano<br />
alzata nel mare in tempesta. Le<br />
navi che trasferiranno gli immigrati<br />
in altre zone d’Italia sono pronte,<br />
ma il loro destino <strong>è</strong> più che incerto<br />
e mentre in Italia fioccano le polemiche<br />
per l’arrivo di questi disperati<br />
sognatori, <strong>la</strong> politica litiga<br />
invece di creare un’azione comune<br />
e far in modo che queste tragedie<br />
<strong>non</strong> accadano più. Con i barconi<br />
che continuano ad arrivare ed una<br />
direttiva precisa da parte dell’ Ue,<br />
che tarda ad arrivare.<br />
Un’impasse assurda, che vede da<br />
una parte l’Italia accogliere gli<br />
immigrati e gli altri Stati chiudere<br />
le frontiere. E mentre il Governo<br />
italiano dice sì al permesso temporaneo<br />
e ad accogliere gli immigrati<br />
in centri di accoglienza e <strong>non</strong> in<br />
tendopoli, <strong>la</strong> Francia, attraverso il<br />
ministro dell’Interno, C<strong>la</strong>ude Guéant,<br />
ha emanato una circo<strong>la</strong>re<br />
destinata a tutti i prefetti che chiarisce<br />
<strong>la</strong> condotta da tenere quando<br />
gli immigrati si presenteranno con<br />
il loro documento provvisorio ri<strong>la</strong>sciato<br />
dall’Italia. L’obiettivo <strong>è</strong> evitare<br />
che il permesso temporaneo sia<br />
giudicato sufficiente per restare sul<br />
territorio francese, con 5 condizioni<br />
da soddisfare.<br />
Al peggio <strong>non</strong> c’<strong>è</strong> mai fine e per gli<br />
uomini politici, par<strong>la</strong>re di morte <strong>è</strong><br />
come par<strong>la</strong>re di denaro. Noi <strong>non</strong><br />
sappiamo né il prezzo né il valore.<br />
(Charles Bukowski docet).<br />
Direttive<br />
dell’Unione<br />
europea<br />
In Italia <strong>la</strong> Lega vorrebbe vedere<br />
i profughi approdati a Lampedusa<br />
“foera di ball”, in Europa<br />
chiede misure eccezionali, che<br />
prevedono una protezione temporanea<br />
eccezionale ai rifugiati.<br />
La normativa Ue permetterebbe<br />
di ricevere un titolo di soggiorno,<br />
il diritto all’occupazione, a<br />
un alloggio, all’assistenza sociale<br />
e alle cure mediche. Un trattamento<br />
di tutto rispetto con <strong>la</strong><br />
possibilità per i parenti di chiedere<br />
<strong>la</strong> ricongiunzione familiare.<br />
<strong>Il</strong> commissario Ue per gli Affari<br />
Interni, Cecilia Malmstrom,<br />
durante il suo intervento sul<br />
caso Lampedusa ha spiegato<br />
che in caso di aumento dei flussi<br />
di sfol<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> Libia, <strong>la</strong><br />
Commissione europea attiverà<br />
<strong>la</strong> direttiva 55 del 2001 che permette<br />
di concedere asilo per<br />
almeno un anno nel territorio<br />
degli stati membri. Una procedura<br />
eccezionale per far fronte<br />
all’afflusso massiccio di profughi<br />
del Nord Africa, garantendo<br />
accoglienza temporanea. Offrire<br />
una protezione e far scattare una<br />
gara di solidarietà tra i Paesi.<br />
Nuovi disordini e migliaia di civili uccisi anche in Costa D’Avorio<br />
I popoli del dolore<br />
Monito del Segretario di Stato Usa Hil<strong>la</strong>ry Clinton, ma le rivolte continuano<br />
La democrazia e il rispetto dei diritti umani<br />
fondamentali sono importanti per gli africani e<br />
per gli asiatici come per gli europei e gli americani.<br />
Le rivolte che vi sono nei Paesi mediorientali<br />
e in Africa scaturiscono da ideali di libertà<br />
e da sogni che sono stati infranti dalle dittature<br />
preesistenti. Tutti i popoli hanno bisogno di<br />
essere uguali dinanzi allo Stato e <strong>la</strong> democrazia<br />
<strong>è</strong> due lupi e un agnello che votano su cosa mangiare<br />
a co<strong>la</strong>zione. La libertà <strong>è</strong> un agnello bene<br />
armato che contesta il voto. Pieni di odio per i<br />
loro sogni spezzati da un Governo che li considera<br />
come semplici puntini su di una cartina<br />
geografica, hanno cominciato a ur<strong>la</strong>re, inveire,<br />
gridare le loro ragioni a chi attanaglia <strong>la</strong> loro<br />
intelligenza. La speranza <strong>è</strong> che serva per un<br />
cambiamento in meglio. Chi scende in strada<br />
in Egitto, Tunisia, Libia, Siria, Yemen, Costa<br />
D’Avorio chiede democrazia, <strong>la</strong>voro, libertà.<br />
Ma tutto deve accadere nell’interesse di quei<br />
popoli, <strong>non</strong> di nuove élite o, peggio, di poteri<br />
stranieri. L’ autodeterminazione <strong>è</strong> un passaggio<br />
importante, ma, poi, alle dominazioni straniere<br />
<strong>non</strong> si deve sostituire <strong>la</strong> dominazione di<br />
pochi. In questi ultimi giorni <strong>la</strong> Costa D’Avorio<br />
<strong>è</strong> lo Stato dove vi sono nuovi disordini e<br />
migliaia di civili uccisi. <strong>Il</strong> Segretario di Stato<br />
americano, Hil<strong>la</strong>ry Clinton, ha detto che<br />
Laurent Gbagbo deve ritirarsi «immediatamente».<br />
Gbagbo <strong>è</strong> il presidente uscente che si<br />
rifiuta di <strong>la</strong>sciare il potere ad A<strong>la</strong>ssane Ouattara<br />
<strong>non</strong>ostante abbia perso le elezioni dello scorso<br />
novembre nel paese dell'Africa occidentale e<br />
chiedere che Gbagbo «si ritiri immediatamente».<br />
La Clinton ha dichiarato che <strong>la</strong> sua resistenza<br />
porta il Paese all'«anarchia». La rivoluzione<br />
araba sta continuando, raggiungendo<br />
un’altra fase molto delicata per il Medio<br />
Oriente. Le nuove protagoniste sono lo Yemen<br />
e <strong>la</strong> Siria. La disoccupazione crescente, l’aumento<br />
del costo del<strong>la</strong> vita, l’assenza di sostegni<br />
statali e <strong>la</strong> sfiducia nelle istituzioni ha determinato<br />
l’esplosione di un risentimento contro<br />
regimi oppressivi, che <strong>è</strong> stato covato per anni.<br />
La Siria <strong>è</strong> un Paese chiave in Medio Oriente per<br />
gli Stati occidentali. Fondamentale per Israele<br />
preoccupata di conservare <strong>la</strong> fragile stabilità<br />
Pagina a cura di<br />
FRANCESCO GIORDANO<br />
del<strong>la</strong> regione ed importante per l’Iran con il<br />
quale ha stretto alleanza strategica. La Siria <strong>è</strong><br />
un interlocutore strategico nel Medio Oriente.<br />
Buoni rapporti anche con gli Stati Uniti che<br />
<strong>non</strong> hanno intenzione di interferire negli affari<br />
interni siriani. Fin dall’inizio delle operazioni,<br />
Francia, Regno Unito e Stati Uniti <strong>non</strong> hanno<br />
mai smesso di affermare che questa <strong>non</strong> <strong>è</strong> una<br />
guerra occidentale. A supportare <strong>la</strong> tesi, adducono<br />
il sostegno di cui <strong>la</strong> coalizione godrebbe<br />
da parte dell’ Unione Africana e del<strong>la</strong><br />
Lega Araba. In realtà, l’Unione Africana ha sì<br />
condannato <strong>la</strong> repressione e ha affermato <strong>la</strong><br />
legittimità delle rivendicazioni democratiche,<br />
ma si <strong>è</strong> sempre opposta ad un intervento militare<br />
straniero.<br />
Per quanto riguarda <strong>la</strong> Lega Araba, essa riunisce<br />
essenzialmente regimi che sono minacciati<br />
da rivoluzioni analoghe. Un elemento sta però<br />
emergendo in comune a tutti: il crollo del muro<br />
del<strong>la</strong> paura. I problemi economici del Medio<br />
Oriente sono stati acuiti dall'aumento dei prezzi<br />
dei generi alimentari, ma <strong>non</strong> sono estemporanei.<br />
Quelli politici erano noti a tutti da decenni.<br />
Le popo<strong>la</strong>zioni dell'area stanno mostrando<br />
in questi giorni di <strong>non</strong> aver paura del<strong>la</strong> repressione,<br />
in alcuni casi violentissima, da parte dei<br />
regimi contro cui manifestano e di esser pronti<br />
a rischiare <strong>la</strong> vita per un futuro diverso. L'esito<br />
delle rivolte <strong>è</strong> incerto, ma <strong>la</strong> pressione popo<strong>la</strong>re<br />
richiederà in ogni caso una risposta forte da<br />
parte dei dittatori in carica o dei futuri governanti<br />
democratici.