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Murcia, Francisco Salzillo y la Cofradía de Jesús A. Martínez Cerezo
innovación... y, a mayor gloria del género, la invención de un
motivo temático de nuevo cuño: la figura de los pastores, los
pastorcitos de Belén.
11. En varios estudios consta que las figuras de vestir
(manichini di legno snodabile) fueron introducidas en Nápoles
por los habilísimos artistas: Michele Perrone y Pietro Ceraso.
Y, precisamente, en el buen crédito de este último artista,
Pietro Ceraso 214 , se asienta «el belén (presepe) más grande
jamás realizado con tal técnica, encargado al artista por la
iglesia de Santa Maria in Portico», ya referido 215 . Dado que la
fecha de realización del belén de Pietro Ceraso (el más grande
jamás realizado con figuras de vestir) se documenta en el año
1684 216 cumple resaltar que el joven escultor Nicolás Salzillo
pudo, en algún modo, colaborar con el maestro 217 en la realización
total o parcial de alguna de sus figuras posteriores.
Pero a falta de datos más concretos, tal posibilidad no es más
que una hipótesis de trabajo.
214 «Specialista in questo genere di lavori fu lo scultore Pietro Ceraso a
cui fu affidato l’unico presepe tardo seicentesco documentato: quello delle
monache di S. Chiara, del 1684, con figure di diversa grandezza, in modo da
essere collocate su piani sfalsati e dare così il senso della profondità spaziale,
specialmente nel cammino dei pastori verso la grotta». Edición electrónica, sin
firma: Il presepe napolitano (I, II y III).
215 «Napoli - Chiesa di Santa Maria in Portico. Importante Presepio del 1647
con 24 grandi manichini. Specialista in questo genere di lavori fu lo scultore
Pietro Ceraso a cui fu affidato l’unico presepe tardo seicentesco documentato:
quello delle monache di S. Chiara, del 1684, con figure di diversa grandezza, in
modo da essere collocate su piani sfalsati e dare così il senso della profondità
spaziale, specialmente nel cammino dei pastori verso la grotta. E’ un tentativo
di illusionismo prospettico, perfezionatosi poi in seguito con la creazione di
appositi pastori “per lontano”. Tale presepe, del quale abbiamo una foritana
superstite, venne rimodernato alcuni decenni più tardi, quando già le figure
di primo piano alte poco più di 90 cm. (due palmi e mezzo) dovevano apparire
troppo statiche e antiquate. Vennero così realizzate in un ampio fondale
scenico più di cento figure, di dimensioni decisamente ridotte, ad animare un
affresco sui mestieri e gli svaghi del popolo partenopeo. I presepi di chiesa
erano generalmente disposti in tre sequenze corrispondenti ad altrettante
cappelle: nell’anfratto roccioso il Mistero della Natività; sulla destra i pastori
che hanno ricevuto l’Annuncio dall’angelo e si incamminano verso la grotta, e
a sinistra il Diversorium di memoria evangelica: la taverna; esemplari di qualità
mediocre. Del documentato presepe settecentesco dello scultore Francesco
Di Nardo, specialista in figure di animali in legno intagliato, eseguito per la
chiesa della SS. Annunziata rimangono un oste e un cantante». Información
promocional, versión electrónica.
216 Todas las fuentes consultadas coinciden en la fecha; salvo Stefano de
Caro, op. cit., que acaso baila las cifras: «Alla metà del XVII secolo, nel 1648,
Pietro Ceraso realizzò un presepe con pastori lignei alti due palmi e mezzo per
la chiesa di Santa Chiara, ma figure di dimensioni notevoli nel tardo Seicento
continuarono ad essere commissionate ormai solo da chiese e conventi».
217 Borrelli, Gian Giotto: Il presepe napolitano, versión electrónica. «....1723,
anno in cui ne fu redatto un inventario dallo scultore Francesco Ceraso, forse
figlio di quel Pietro Ceraso che nel 1684 aveva eseguito pastori per il presepe
delle monache di Santa Chiara».
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De haber sido así, Nicolás Salzillo podría, en algún
momento, haber alentado la idea de poner tierra por medio
y viajar a un lugar donde poder desarrollar lo aprendido sobre
belenes en Nápoles. Pero dicha posibilidad se compadece mal
con los hechos, tercos a más no poder. No consta, ni oral ni
documentalmente, que Nicolás Salzillo realizara belén alguno
en Murcia.
Si lo intentó y no logró apoyos, medios, mecenas, encargos,
es cuestión que tal vez nunca logre despejarse (salvo sorpresas),
porque el interesado se llevó a la tumba los pormenores
de su biografía.
Lo cual no empece, sino todo lo contrario, que hablara
de tema tan sugestivo, base de su formación como tallista
en madera, al hijo, Francisco, futuro artífice del más grande
belén de autor del siglo XVIII 218 .
En tal caso e indirectamente, Ceraso habría sido el antecedente
del celebrado belén del hijo de Nicolás Salzillo, la remota
luz que alumbra el siempre difuso jardín de los caminos que
se bifurcan.
12. En buena parte de los estudios sobre el belén napolitano,
Pietro Ceraso figura inevitablemente en el elenco de
los artistas más solicitados y mejor pagados de su tiempo
(fin del siglo XVII), con Il Trilocco, Il Somma, Angelo de Vivo,
Francesco Gallo, Giuseppe Picano, Lorenzo Mosca, Lorenzo
Vaccaro, Domenico Di Nardo, Giacomo Colombo, Giuseppe
Sammartino, Saverio Vassallo, Andrea Falcone, Il Buonino,
entre otros muchos.
Empero, de la personalidad y arte de Pietro Ceraso el
material escasea. El lugar y la fecha de nacimiento y muerte
se desconocen. Quién fue, en realidad este artista, es un misterio,
pues tampoco consta que se le haya biografiado 219 . No
obstante, con la figura de Pietro Ceraso, maestro de tallistas
en madera y renovador del belén napolitano, se abre una
218 Belén Salzillo, en Museo Salzillo, Murcia.
219 Catello, Roberta, op. cit, atribuye a Pietro Ceraso dos belenes, Santa
Maria in Portico, 1647, y Santa Clara, 1684, con casi cuarenta años de diferencia
en la fecha de realización: «Del Presepe della chiesa di Santa Maria in
Portico realizzato dallo scultore Pietro Ceraso nel 1647, che secondo le fonti
documentarie doveva comprendere le scene della Sacra Famiglia, Adorazione
dei pastori e dei Magi, a grandezza naturale in legno intagliato e dipinto,
rimangono soltanto quattro figure: un re mago, un bambino, il bue e l’asino,
e del presepe commissionato a Giacomo Colombo nel 1697 pochi esemplari.
Lo stesso Ceraso eseguì quello della chiesa di Santa Chiara nel 1684 di diversa
grandezza (92, 57 e 52 cm), sviluppato su più piani ed articolato entro un
ampio spazio. Di quest’ultimo ci sono pervenuti pochi esemplari tra cui una
donna “foritana” (63 cm), due capre ed una pecora».