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anni fa fu ritrovato davanti alle coste della Croazia il relitto<br />

<strong>di</strong> un galeone veneziano naufragato nel 1580, fu organizzata<br />

una mostra e tutto il carico esposto a Trento, nel castello del<br />

Buon Consiglio. Fra l’altro c’era una cassa <strong>di</strong> perline sulle quali,<br />

ovviamente, mi sono buttato a capofitto. Ci ho lavorato per<br />

tre mesi. Erano perline identiche ad altre che erano presenti su<br />

feticci che avevo trovato in Ghana e che avevo sempre pensato<br />

si riferissero al 1800, epoca missionaria coloniale. Il fatto <strong>di</strong><br />

trovare le stesse identiche perle su un relitto del 1580, che viaggiava<br />

da Venezia in <strong>di</strong>rezione dell’Africa, mi ha fatto pensare<br />

ovviamente a una data antecedente. Perciò ho scatenato i miei<br />

collaboratori in Ghana alla ricerca <strong>di</strong> reperti, in tombe o in te- >><br />

quanti SimboLi<br />

una perla a “rosetta” risalente al XV secolo<br />

e perla islamica “a occhi” del X secolo.<br />

Nella collezione <strong>di</strong> Augusto Panini, a cui fanno<br />

riferimento anche questi monili, sono prevalenti<br />

le collane <strong>di</strong> perline vitree prodotte<br />

a Venezia tra il 1750 e il 1850 che servivano<br />

ad acquistare l’oro del Mali, l’olio <strong>di</strong> palma<br />

del Ghana, e l’avorio della Costa d’Avorio.<br />

L’occhio, simbolo ricorrente, aveva un potere<br />

apotropaico e serviva a scacciare gli influssi<br />

negativi. Quanto ai colori, in Africa era molto<br />

amato il turchese, che rappresenta la vita, e la<br />

corniola, pietra cara al profeta Maometto.<br />

l’ESpErTo > NELLA PITTURA E NELLA SCULTURA, UN RUOLO DECISIVO<br />

«un’arte all’avanguar<strong>di</strong>a che ha contagiato il novecento»<br />

< LUOGHI<br />

E PERSONE<br />

Fin dall’inizio ho con<strong>di</strong>viso con mio padre, insieme ad Augusto Panini, la passione collezionistica per<br />

l’arte africana, fatta <strong>di</strong> un confronto e <strong>di</strong> una comune passione per l’arte e per il viaggio in Africa. Sia<br />

per me che per Augusto, la passione per l’arte africana non nasce primariamente dai libri, ma da<br />

un’esperienza <strong>di</strong> viaggio nel continente nero che nel suo caso si è incentrata soprattutto sul Mali e<br />

l’Africa Occidentale. <strong>La</strong> possibilità <strong>di</strong> recarsi in Paesi così lontani e <strong>di</strong>versi dal nostro, mi ha permesso <strong>di</strong><br />

conoscere e <strong>di</strong> avvicinarmi alla cultura dell’animismo tra<strong>di</strong>zionale africano, che si esprime anche in una<br />

forma artistica che ha suscitato l’ammirazione e ha influenzato gli ambienti europei delle Avanguar<strong>di</strong>e<br />

del primo Novecento. Per questo approccio così <strong>di</strong>retto nasce poi l’esigenza <strong>di</strong> conoscere meglio e<br />

stu<strong>di</strong>are in maniera approfon<strong>di</strong>ta l’arte e la cultura africana, allargando il proprio interesse con l’universo<br />

<strong>di</strong> etnie che popola il continente nero e che si esprime in maniera peculiare a livello artistico. Chi<br />

ama l’Africa, non può non amare l’arte africana che nella scultura sacra esprime i valori della cultura<br />

tra<strong>di</strong>zionale, raggiungendo livelli estetici che sono straor<strong>di</strong>nari, come hanno testimoniato anche molte<br />

mostre <strong>di</strong> livello internazionale. (Testo raccolto da Manuela Moretti)<br />

massimo Bargna<br />

(Collezionista <strong>di</strong> arte africana, fotoreporter e scrittore)<br />

mag 33

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