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NoN Solo pErliNE<br />
L’arte del mali<br />
oggi è negli scatti<br />
del grande Seydou<br />
«Seydou keïta - Photographe - en face prison civile-Bamako».<br />
questo è ciò che si legge sul retro <strong>di</strong> gran parte delle stampe<br />
fotografiche del primo e più famoso fotografo d’Africa.<br />
Seydou keïta, nato a Bamako, nel Mali, nel 1921, comincia<br />
a fotografare da giovanissimo, quando lo zio, <strong>di</strong> ritorno da<br />
un viaggio, gli regala un rullino <strong>di</strong> otto pose e una macchina<br />
fotografica kodak. Istintivamente si sente attratto dai volti dei<br />
suoi conterranei: fotografa da prima i suoi familiari, poi i vicini<br />
e gli amici e a poco a poco affina la tecnica. Abbandonato<br />
il suo primo lavoro <strong>di</strong> falegname, si de<strong>di</strong>ca completamente<br />
alla fotografia. Non è facile, infatti, per Seydou far superare<br />
l’ancestrale ritrosia della gente africana. Ma il suo pubblico<br />
aumenta, grazie anche ai giovani che vedono nella<br />
fotografia un nuovo mezzo <strong>di</strong> affermazione sociale. Sono gli<br />
anni ’50, quelli in cui la cultura occidentale si affaccia per<br />
la prima volta in Africa. Ed ecco che i personaggi ritratti<br />
da keïta vogliono “vestire all’Europea”. L’artista li veste<br />
fornendo loro anche una serie <strong>di</strong> status symbol europei come<br />
orologi, stilografiche, ra<strong>di</strong>o, telefoni, motociclette… queste<br />
foto costituiscono il corpus dell’arte <strong>di</strong> keïta, parzialmente<br />
mostrato per la prima volta nel 1993 in Europa alla Fondation<br />
Cartier <strong>di</strong> Parigi. (Testo raccolto da Manuela Moretti)<br />
Roberta lietti<br />
(Gallerista comasca)<br />
«Nel relitto <strong>di</strong> un galeone<br />
naufragato in Croazia nel 1580,<br />
esposto l’anno scorso a Trento<br />
c’era una cassa <strong>di</strong> perline:<br />
mi sono buttato a capofitto,<br />
stu<strong>di</strong>andole per tre mesi...»<br />
sori <strong>di</strong> personaggi importanti, che potessero confermare il commercio<br />
<strong>di</strong> quelle perline nel 1600 da Venezia all’Africa. Questa<br />
non è un’attività che possa dare grossi risultati economici, ma<br />
ho trovato grande entusiasmo. Alla fine siamo riusciti a trovare<br />
che a Elmina, a occidente <strong>di</strong> Accra, c’era una spiaggia <strong>di</strong>lavata<br />
dalle acque che scoprivano una zona archeologica, dalla quale<br />
emergevano delle perline dell’identico tipo <strong>di</strong> quelle trovate<br />
nelle stive del galeone. Promettendo ai ricercatori <strong>di</strong>eci dollari<br />
a ritrovamento (nulla per me, ma molto per loro) ho avuto la<br />
conferma che alla fine del Cinquecento perle veneziane erano<br />
già presenti nel continente africano, cosa che prima si ignorava.<br />
< LUOGHI<br />
E PERSONE<br />
Quali materiali si prestano maggiormente alla espressività dei<br />
popoli africani?<br />
Io parlo <strong>di</strong> perle <strong>di</strong> vetro che non sono state prodotte in Africa,<br />
ed è per questo che sono una grossa testimonianza dei traffici,<br />
dei commerci che si svolgevano lungo le carovaniere. Se<br />
dobbiamo parlare <strong>di</strong> materiali che si prestano alla espressione<br />
africana, sono il legno e il ferro. Non per niente coloro che li<br />
lavorano - lo scultore del legno e il fabbro - non sono semplici<br />
artigiani o artisti, ma sacerdoti feticheurs. Loro creano in una<br />
specie <strong>di</strong> trans, in collegamento con la <strong>di</strong>mensione spirituale,<br />
loro creano oggetti in cui il bene e il male si fondono. Invece<br />
le perle <strong>di</strong> vetro sono tutte importate, dal VII secolo ai giorni<br />
nostri, prima dal Cairo, dalla Persia, dall’In<strong>di</strong>a, poi con la scoperta<br />
dell’America cambia il sistema dei commerci e arrivano<br />
da Venezia. Trovando queste perle, dove, insieme a che cosa,<br />
si può tracciare tutta una mappatura <strong>di</strong> contatti commerciali<br />
e culturali degli imperi africani dal primo millennio fino ad<br />
oggi, nella loro evoluzione o involuzione.<br />
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mag 35