PA.OLO BRIL SCONOSCIUTO
PA.OLO BRIL SCONOSCIUTO
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Cosa di nuovo, anzi di vecchio, salterà fuori. E, quanto alle pro<br />
zioni, sappia che se Roma è la città di San Pietro in VaticanoPO;~ ' I<br />
una basilica, cioè, entrando dentro la quale l'unghia di Un<br />
putto<br />
appare terrificante, più grande di una testa d'uomo, è anche la città<br />
di San Pietro in Montorio, un tempio che con tutto il suo colonnato<br />
e la sua cupola può entrare comodamente nella hall di Un grande<br />
albergo. È la città dove il prospetto di un palazzo, COme nel caso<br />
della cosidetta Manica Lunga, al Quirinale, può avere, senza il minimo<br />
interrompimento, una estensione di alcune centinaia di metri<br />
ed è anche la città dove in Piazza Venezia o in Piazza di Spago;<br />
certe facciate di case non sono più larghe di tre passi.<br />
Peggio, se ci si mette in mente di cercare una unità nel colore.<br />
Pare, per voce comune, che Roma ne abbia uno: fra la terra di<br />
Siena e l'ocra, fra il rosso pompeiano e l'arancione, fra il cioccolato<br />
della pozzolana e il miele del travertino. Sì, certo, questo è il suo<br />
tono, e più di un pittore lo ha individuato nella sua tavolozza; ma<br />
esso è franto, spezzato continuamente, alterato dal grigio ardesia<br />
delle terrazze, dal grigio celeste delle cupole simile a quello di cui,<br />
in lontananza, si colorano i monti. E si aggiunga la diversità e<br />
varietà di verdi, giacché gli alberi danno a Roma il tocco definitivo,<br />
e spesso sono chiamati a sostenere una funzione architettonica non<br />
meno importante e rischiosa di quella affidata a muri, colonne e<br />
archi. La doviziosa presenza degli alberi, nei giardini e nei parchi,<br />
è talmente significativa e insostituibile che una elencazione di luoghi<br />
(Villa Borghese, Villa Sciarra, Villa Celimontana, Villa Aldobrandini,<br />
il Pincio, il Gianicolo) può bastare a un romano per ridestare esat-<br />
tamente le date e i momenti più importanti della propria vita. Allo<br />
stesso modo che gli obelischi egizi incurvano la propria ombra sulle<br />
cupole cattoliche, accanto alla palma d'oriente qui può allignare l'abete<br />
nordico, e cipressi, eucapiti, cedri del Libano, pini mediterranei e<br />
lecci più imponenti delle querce. Su, al Pincio, si possono vedere<br />
aranci carichi di frutti dorati e amari, e in Via delle Sette Sale<br />
ragazzi - nelle sere d'estate - vanno a scuotere le pale delle palme<br />
per fame cadere dàtteri buonissimi da mangiare. Alberi romani illustri<br />
quanto le pietre: la quercia del Tasso, l'ulivo sotto cui caddero<br />
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\li Cairoli, il ciliegio piantato da San Domenica.<br />
i frate .' . d . . 1 lì Il<br />
alche parte non sia ancora 111 pie I I co a a<br />
::an~: a quel. ch~ dipin~ Ru~n~, la .lup~ allattò ~li affamati ge-<br />
mdl. r Nomi di piante, di . ., frutti, di fiori, di boschetti, .<br />
II<br />
fratte, frasche<br />
e cann<br />
eti<br />
,<br />
sono frequentissimi ne a toponomastlca romana.<br />
. . .<br />
Chissà che<br />
cui ombra,<br />
PiuttOstO,in fatto di colore, il viaggiatore alzi spesso lo sguardo<br />
al cielo, poiché ogni città ha il cielo suo proprio, il cielo che si<br />
merita. (Si tragga la conseguenza che si vuole dalla circostanza che<br />
gli angeli a Roma non stanno in cielo; stanno invece a guardia dei<br />
ponti o di vedetta sopra un mausoleo con tanto di spada in mano).<br />
Guardi il cielo romano, il forestiero. Anzi guardi insieme cielo e terra.<br />
Per far ciò salga su uno dei colli, per nulla fatali e il cui numero è<br />
controverso, salga al Gianicolo di prima sera. La città gli appare a<br />
perdita d'occhio rosata e d'oro, più bruna al centro dove le case si<br />
addensano e scuri solchi irregolari la spartiscono in caseggiati, vicoli,<br />
strade e piazze. Ogni tanto la maglia si dirada, traboccano verdure<br />
di giardini; il Tevere si divincola, torbido e dialettale, dentro i bianchi<br />
muraglioni prima di rassegnarsi a finire in mare. Sopra la distesa<br />
delle case tra il Foro e l'Esquilino, tra la Lungara e Ponte, torri tozze<br />
e colonne di alta statura si tirano su dall'intricato vecchiume dei tetti,<br />
antiche pietre cariate emergono come scogliere dai prati del Palatino;<br />
altre si mostrano nella integrità della perfezione architettonica. Dall'alto,<br />
sembrano aprirsi con mitezza le piazze enormi che, a traversarle<br />
sotto il solleone, fanno venire l'agorafobia. Con una frequenza non<br />
riscontrabile in nessun'altra città si scorgono i dolci rigonfiamenti<br />
delle cupole. Vasta, materna e, al pari delle vecchie mummie, priva di<br />
slancio, nel bel mezzo di Roma sta la calotta del Pantheon: tutte<br />
~ealtre le devono qualche cosa, le sono figlie; prediletta è la maggiore,<br />
11cupolone di San Pietro: questo ottavo colle, secondo la definizione<br />
di un viaggiatore straniero.<br />
Intorno alla crosta d()rata della città vecchia spiccano le tinte<br />
chiare dei quartieri nuovi che si sperdono nel disordine del suburbio.<br />
Più oltre, di là dagli orti (che bisogna guardare non soltanto sul vero<br />
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