PA.OLO BRIL SCONOSCIUTO

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dano tra le erbacce; il profilo classico di una rag azza che .
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gli occhi dal sole; un uomo con pantaloni blù, Panciott
o rosso
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cappello a cono che esce lentamente da un'osteria c:
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sera, SI sente latrare dalla Rupe Tarpea un cane solitario P
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seguono vicoli e piazzette: chioschi dove si vendon bibite dai colu~
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accesi (dei pappagalli verdissimi richiamano gli avventori); dovun 011 l!(
turbe di ragazzini; poi una processione, vero trionfo di colori, Clh c e
sta entrando in una chiesa dove la luce tremolante
riflette su solenni e bianche statue di santi.
delle candele si
L'evoluzione spirituale di Màjkov lo allontanò successivamente da
Roma e dal mondo occidentale. Il secondo Ottocento aumenta infatti
le distanze tra la Russia e 1'« Europa ». I « nichilisti» cercheranno
talvolta rifugio a Londra ed a Zurigo: ma essi detestano lo « spirito
borghese» dell'Occidente e sognano la Russia rivoluzionaria del futuro.
Dall'opposto lato della barricata, si attende dal « cristianesimo
russo », dallo zar, dal « profondo c mite» popolo russo la parola
nuova per l'Europa ritenuta stanca e scettica, materialistica e in deca-
.dimento. Figura complessa e sintomatica, Alessandro Herzen, gran
signore, socialista per sentimento (ma artista e individualista), dopo
la sua delusione nell'Occidente ci si presenta come la prima caratteristica
espressione della fusione di un pensiero rivoluzionario con
'Sentimenti patriottici russi e slavi.
Sulle orme degli « slavofili », Màjkov espresse qualche giudizio
affrettato sull'Occidente: ma il suo distacco dai gusti accademici, da
una cultura signorile settecentescamentc fredda, il suo riavvicinamento
ai ricordi e ai sogni dell'infanzia, alla terra russa, davano alla sua
poesia una voce pienamente spontanea. E allora abbiamo il Màjkov
più grande, il Màjkov della primavera russa tutta suono di campane,
tutta indistinto vocio di una folla che si è destata dal letargo invernale,
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l l M' 'k degli tutta atmosfera , incantata di colorite fiere campagno e, I aJ ov
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il cielo e salutano le « patriarcali foreste ». Il Màjkov degli « sCh,lZZI »
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de le « passeggiate» su sfondo romano non raggIUnge qu .
sità poetica. Non del tutto a torto si è affermato che certi suoi bozzet~
romani potevano anche essere stati scritti dopo la contemplazione di
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bellastampa della città eterna. Ma - prescindendo dalla grazia
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ner Roma e a) ov menta I l essere ncor ato come espressione
~a areCchifra quei bozzetti oscillanti fra il pittore e il lirico - l'inte-
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atteristica di una generaZIOne no Ilare CUIera apparentato I poeta
c~skin e il filosofo liberale Ciaadàev, di una generazione che studiava
~ latino, che sognava il Palatino e il Colosseo, che - per desiderio di
cultura o per non perdere di prestigio nei salotti - riteneva più o
menoindispensabileun viaggio in Italia. Quella Russia del primo
Ottocento aveva raggiunto improvvisamente un alto livello di cultura:
cercava di avvicinarsi all'Europa non più come semplice discepola
òi fronte al « maestro », non più con curiosità solo pratica, tecnica e
materiale, ma con la dignità di chi si sente parte dell'Europa e forse
chiamato dal Signore a diventarne la parte migliore (I). .
WOLF GIUSTI
(1) Se è lecito citare se stesso, richiamo chi si interessa al Màjkov ad un mio
più ampio studio: Roma, l'Italia e il mondo slavo nell'opera di A. N. Màikov,
edito dall'Università degli Studi di Trieste (1954)'
(Giovanni Consolazione)
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