Diagnostica morfologica: Neuroradiologia - Centauro
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2. Indicazioni<br />
1. Note tecnicometodologiche<br />
La TC è un esame veloce,affidabile, dotato di buona sensibilità, scarsamente invasivo, senza<br />
altre controindicazioni che quelle dovute all’utilizzazione di raggi X (gravidanza). L’assistenza<br />
rianimatoria di un paziente con alterazione dello stato di coscienza sottoposto alla TC<br />
è relativamente agevole.<br />
Per tutte le ragioni sopra esposte la TC è spesso il primo esame richiesto nell’iter diagnostico<br />
del paziente e questo approccio è sicuramente corretto nella patologia traumatica acuta,<br />
nell’epilessia dell’adulto, nei controlli postoperatori (ricerca delle complicanze immediate),<br />
nella valutazione di pazienti in cui si sospetti una ischemia, emorragia o un tumore cerebrale,<br />
nello studio delle malformazioni craniche e nella patologia traumatica, degenerativa e<br />
malformativa ossea del rachide; anche la ricerca di calcificazioni in lesioni evidenziate alla<br />
RM è indicazione ad uno studio TC; è anche possibile, utilizzando particolari strumentazioni,<br />
lo studio del rachide sotto carico (patologia degenerativa, specie discale).<br />
Lo studio della patologia malformativa richiede l’esecuzione di ricostruzioni tridimensionali.<br />
Spesso, tuttavia, la maggiore diffusione dei sistemi TC ne influenza l’uso a sfavore della risonanza<br />
magnetica.<br />
Limiti importanti della metodica sono l’impossibilità di studiare il midollo spinale e la limitata<br />
capacità di studio delle strutture della fossa cranica posteriore dovuta agli artefatti ossei.<br />
C • Risonanza magnetica<br />
42 • <strong>Diagnostica</strong> <strong>morfologica</strong>: <strong>Neuroradiologia</strong><br />
I princìpi fisici alla base della RM sono estremamente complessi e, in questa sede, verranno trattati<br />
in maniera molto semplificata.<br />
I nuclei atomici con numero dispari di protoni e/o neutroni, ed in particolare i nuclei degli atomi<br />
di idrogeno, possono essere immaginati come trottole che ruotano su se stesse, il cui asse di rotazione<br />
è definito spin; lo spin è una grandezza quantistica ed ha due direzioni ammesse, parallela<br />
ed antiparallela.<br />
In assenza di campi magnetici esterni gli spin degli atomi presenti in un qualsiasi corpo sono<br />
orientati in maniera casuale (il numero degli spin orientati in senso parallelo è uguale al numero degli<br />
spin orientati in senso antiparallelo) e la loro somma vettoriale è nulla.<br />
Se il corpo è immerso in un campo magnetico (generato, per esempio, dal magnete di un apparecchio<br />
di risonanza magnetica), la maggior parte degli spin si orienta nella medesima direzione del<br />
campo magnetico esterno, cioè in senso parallelo; la somma vettoriale degli spin non è più nulla ed<br />
esiste un vettore risultante, orientato in senso parallelo al campo magnetico esterno.<br />
L’intensità del vettore (uguale alla differenza tra il numero di spin orientati in senso parallelo ed<br />
antiparallelo) sarà, intuitivamente, correlata alla intensità del campo magnetico esterno.<br />
A questo punto, se vengono inviati impulsi di radiofrequenza aventi la stessa frequenza dello<br />
spin, detta di risonanza (numero di giri che lo spin compie intorno al proprio asse in un secondo,<br />
caratteristico del tipo di atomo e correlato all’intensità del campo magnetico, secondo la legge di<br />
Larmor), si riesce a spostare gli spin dalla loro condizione di equilibrio; il vettore risultante potrà,<br />
per esempio, essere ruotato di 90° o 180°, dipendentemente dal tempo per il quale l’impulso di radiofrequenza<br />
viene applicato.<br />
Naturalmente, quando l’impulso di radiofrequenza cessa, il vettore tende a ritornare alla condizione<br />
di equilibrio con il campo magnetico esterno (orientamento in senso parallelo); gli spin, in altre<br />
parole, cedono energia sotto forma di onde di radiofrequenza; la cessione di energia è causata<br />
dalle interazioni degli spin con gli altri spin (interazione spin-spin) e con l’ambiente circostante (interazione<br />
spin-lattice).<br />
Il tempo impiegato dal vettore nel ritornare alla condizione di equilibrio, detta “di rilassamento”,<br />
dipende da due costanti, caratteristiche della sostanza in esame, definite tempo di rilassamento<br />
T1 (correlato alle interazioni spin-lattice) e T2 (correlato alle interazioni spin-spin).<br />
Facendo ricorso a particolari sequenze di impulsi e variandone i parametri tecnici, è possibile ottenere<br />
informazioni relative al T1 e al T2 del corpo in esame, in forma di immagini “pesate in T1 o<br />
in T2”; è anche possibile ottenere informazioni sulla quantità di protoni presenti, ottenendo immagini<br />
pesate in densità protonica (DP).<br />
La trattazione approfondita delle caratteristiche delle diverse sequenze implementate dalle case<br />
costruttrici è al di là degli scopi di questo capitolo. Riteniamo, tuttavia, importante dare indicazioni<br />
di massima, per permettere di comprendere l’esigenza del neuroradiologo di programmare l’utilizzazione<br />
delle diverse sequenze in funzione del quesito clinico: in RM non esiste un “esame di routine”;<br />
ciò che è evidenziato dall’esame è funzione di ciò che si è cercato.<br />
Le principali sequenze di acquisizione disponibili sui diversi apparecchi RM appartengono alle<br />
seguenti quattro principali famiglie:<br />
Spin-echo (SE)<br />
Sono state le prime ad essere messe a punto e sono le più largamente utilizzate a fini clinici; con-<br />
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