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Diagnostica morfologica: Neuroradiologia - Centauro

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2. Telangiectasie<br />

capillari<br />

3. Angiomi<br />

cavernosi<br />

i seni venosi, la probabilità di episodi emorragici è minima; se è presente un reflusso in vene corticali<br />

superficiali il rischio di emorragie intra-assiali o subaracnoidee è elevato.<br />

• Tomografia computerizzata. L’esame di base è normale.<br />

• Risonanza magnetica. Evidenzia la dilatazione delle vene corticali, senza un nido, eventualmente<br />

associata a infarti ed emorragie.<br />

• Somministrazione di mezzo di contrasto. In tomografia computerizzata l’esame eseguito<br />

con somministrazione di contrasto può essere normale o può evidenziare un aumento di calibro<br />

del seno interessato e delle vene di drenaggio; per esempio, nel caso della fistola carotido-cavernosa,<br />

il seno cavernoso appare di maggiori dimensioni rispetto al controlaterale e<br />

la vena oftalmica superiore dilatata.<br />

In risonanza magnetica le strutture vasali possono essere agevolmente studiate sull’esame di<br />

base e la somministrazione di gadolinio non è indicata.<br />

• Angio-RM. Può evidenziare i vasi afferenti e la dilatazione dei seni venosi interessati; la<br />

tecnica phase-contrast fornisce informazioni anche sulla direzione del flusso.<br />

• Angiografia digitale. È l’esame che dà maggiori informazioni in questo tipo di lesioni. I<br />

vasi che nutrono la malformazione possono essere facilmente identificati: più frequentemente<br />

sono l’arteria occipitale, e i rami meningei della carotide esterna, interna e delle vertebrali;<br />

appaiono aumentate di calibro, tortuose; la loro iniezione causa l’opacizzazione della<br />

malformazione artero-venosa durale, drenata attraverso i seni venosi o le vene corticali.<br />

Di norma esistono più branche afferenti, a volte, tuttavia, ne esiste una sola ed allora è più<br />

corretto parlare di fistola artero-venosa.<br />

Malformazioni artero-venose miste, piali-durali<br />

Sono rare malformazioni artero-venose che hanno carattere misto; si ritiene che si formino a seguito<br />

di un aumento delle dimensioni di una malformazione piale, con reclutamento di vasi durali.<br />

Le caratteristiche neuroradiologiche sono un insieme di quelle precedentemente descritte per le<br />

malformazioni artero-venose piali e durali.<br />

La sede preferenziale è il ponte. Sono caratterizzate da dilatazioni dei capillari, con tessuto nervoso<br />

normale interposto tra essi; spesso si presentano in associazione con angiomi cavernosi. Sono lesioni<br />

comuni (le più frequenti dopo gli angiomi venosi), spesso reperto occasionale all’autopsia.<br />

Possono sanguinare, specie se in associazione con angiomi cavernosi.<br />

• Tomografia computerizzata. Non sono evidenziabili.<br />

• Risonanza magnetica. I reperti sono estremamente sfumati (presa di contrasto in assenza<br />

di alterazioni di segnale sull’esame di base). Se hanno sanguinato, si ha la formazione di<br />

emosiderina e si osservano le tipiche alterazioni di segnale che essa causa.<br />

• Angiografia digitale. Non sono evidenziabili.<br />

Gli angiomi cavernosi sono formati da spazi sinusoidali dilatati, non separati da tessuto nervoso, che<br />

presentano al loro interno residui emorragici. Le emorragie sono frequenti.<br />

Sono frequentemente multipli ed esiste una familiarità; qualora si manifestino clinicamente, l’età<br />

è compresa tra i 20 e i 40 anni. Il rischio di sanguinamento è minore dell’1% per anno.<br />

È stata descritta una possibile associazione con angiomi venosi.<br />

• Tomografia computerizzata. La lesione appare spontaneamente iperdensa, con eventuali<br />

calcificazioni; non si osserva edema perilesionale né effetto massa. Il reperto è nell’immensa<br />

maggioranza dei casi negativo; a ciò si deve il fatto che la TC non ha permesso di valutare<br />

la frequenza reale dei cavernomi, che solo la RM ha messo in evidenza. La tomografia<br />

computerizzata rivela solamente i fenomeni emorragici di entità macroscopica. Talvolta l’esistenza<br />

di cavernomi viene accertata nella RM di controllo dopo l’evacuazione chirurgica o<br />

il riassorbimento di voluminose emorragie.<br />

• Risonanza magnetica. È l’esame più sensibile. La lesione appare di dimensioni variabili,<br />

priva di effetto massa, rotondeggiante, a volte polilobulata, con una parte centrale iperintensa<br />

in tutte le sequenze (metemoglobina) e circondata da un anello ipointenso (emosiderina),<br />

che risulta particolarmente marcato se l’esame è condotto utilizzando sequenze gradient-echo.<br />

Naturalmente se si verifica una emorragia di cospicua entità, le sue caratteristiche semeiologiche<br />

saranno quelle trattate precedentemente.<br />

• Somministrazione di mezzo di contrasto. Dopo somministrazione di contrasto il potenziamento<br />

è di entità variabile, ma difficilmente marcato.<br />

Parte Quinta • Procedimenti diagnostici nella patologia neurochirurgica

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