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Per me valevano altre regole, ero un uomo, potevo e dovevo<br />

cavarmela da solo negli spostamenti, nessuno mi avrebbe<br />

importunato o m<strong>in</strong>acciato.<br />

La distanza da casa all’ufficio era di un ch<strong>il</strong>ometro circa, lo<br />

<strong>per</strong>correvo a piedi, co<strong>per</strong>to da un im<strong>per</strong>meab<strong>il</strong>e e un cappello, nel<br />

caso di pioggia o di afa prendevo un taxi fermato dal portiere, <strong>per</strong><br />

quella via ne passavano tanti.<br />

Gli uffici occupavano gli ultimi c<strong>in</strong>que piani di un moderno<br />

palazzo di vetro, l’<strong>in</strong>gresso era ampio, due portieri fungevano da<br />

addetti agli ascensori e dietro un enorme bancone tre central<strong>in</strong>iste<br />

all’occorrenza si trasformavano <strong>in</strong> <strong>per</strong>sonale d’accoglienza.<br />

Al piano terra c’erano un paio di salott<strong>in</strong>i <strong>per</strong> l’attesa o <strong>per</strong><br />

riunioni limitate nel numero dei partecipanti.<br />

Il mio ufficio era situato al penultimo piano, da lì dom<strong>in</strong>avo i tetti<br />

della città, vedevo gli altri palazzi, i grandi parchi e l’aeroporto<br />

cittad<strong>in</strong>o, quello ut<strong>il</strong>izzato <strong>per</strong> i voli nazionali.<br />

Era l’unico chiuso da pareti all'<strong>in</strong>terno di un open space tipico<br />

delle mult<strong>in</strong>azionali americane. Era stata una chiara ed esplicita<br />

decisione di mio suocero, io dovevo avere <strong>il</strong> mio ufficio <strong>per</strong>sonale,<br />

nessun contatto con gli altri colleghi, solo con <strong>il</strong> mio capo ufficio,<br />

l'<strong>in</strong>gegnere, dal quale <strong>per</strong>ò non prendevo ord<strong>in</strong>i, la sua autorità nei<br />

miei confronti era formale e non la doveva esercitare.<br />

Mio suocero stava al piano di sopra, l’ultimo, quello riservato alla<br />

presidenza.<br />

Lui non era <strong>il</strong> presidente, ma tutti ne parlavano come se lo fosse,<br />

anzi <strong>il</strong> vero presidente stava ai suoi ord<strong>in</strong>i.<br />

Nessuno comunicava con lui, le sue disposizioni arrivavano dalle<br />

sue segretarie, entrambe signore di mezza età, professionali, fredde,<br />

femm<strong>in</strong><strong>il</strong>ità zero.<br />

Tutte le comunicazioni avvenivano <strong>in</strong> <strong>in</strong>glese, la l<strong>in</strong>gua ufficiale.<br />

Sulla scrivania avevo un telefono con <strong>il</strong> quale potevo telefonare<br />

all’esterno, comunicando <strong>il</strong> numero a una central<strong>in</strong>ista specifica.<br />

Questa possib<strong>il</strong>ità la ut<strong>il</strong>izzavo una volta al giorno <strong>per</strong> chiamare<br />

casa, <strong>in</strong> genere dopo aver pranzato.

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