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spedirla, non nella solita buca delle lettere, malmessa com’era non<br />

mi dava affidamento, bensì all’ufficio postale, dove mi sentivo<br />

tran<strong>qui</strong>llo della sua partenza.<br />

Gli impiegati mi guardarono curiosi, mi chiesero più volte se fossi<br />

sicuro dell’<strong>in</strong>dirizzo, ebbero difficoltà a calcolare l’esatto importo del<br />

francobollo, mi consigliarono la posta aerea, l’unica che dava<br />

garanzie, costava tanto.<br />

Scriverle era una mia esigenza <strong>in</strong>teriore, una terapia <strong>per</strong><br />

sopportare <strong>il</strong> peso della giornata. Pensando a lei, vedevo ciò che mi<br />

circondava diverso da come lo vedevano gli altri.<br />

Mi adeguavo alle circostanze, <strong>in</strong>vece che contraddire avrei f<strong>in</strong>to<br />

d’essere solidale, la sera a Carla avrei scritto i miei reali pensieri e le<br />

<strong>per</strong>sonali <strong>in</strong>terpretazioni che davo agli avvenimenti.<br />

“Si meraviglierà della mia prima lettera dopo un mese e mezzo<br />

dalla sua partenza? Mi risponderà?”<br />

Già dalla prima sera le parole si fissarono sulla carta con fac<strong>il</strong>ità,<br />

mi meravigliai della cont<strong>in</strong>uità nella scrittura e dell’assoluta<br />

mancanza di correzioni, scriverle mi salvò da una sicura depressione.<br />

L’atmosfera <strong>in</strong> casa era pesante. Per la mia famiglia lavorare<br />

significava ciò che mio padre aveva sempre fatto e che secondo lui<br />

era l’unico modo <strong>per</strong> guadagnarsi da vivere, <strong>in</strong> altre parole essere<br />

assunto da un’azienda che garantisse uno stipendio fisso, le ferie, la<br />

malattia e la pensione. Per lui avviare un’attività di qualsiasi tipo non<br />

era da considerare.<br />

Mia sorella andava a scuola e ci passava mezza giornata, l’altra<br />

metà la trascorreva a studiare <strong>in</strong> camera nostra a voce alta, apposta<br />

<strong>per</strong> <strong>in</strong>fastidirmi.<br />

Mio padre usciva dopo colazione e rientrava prima di cena.<br />

Mia madre badava alla casa, usciva <strong>per</strong> la spesa e <strong>per</strong> le<br />

commissioni.<br />

Il pomeriggio lo trascorreva al telaio e la sera andava a letto con <strong>il</strong><br />

mal di testa. Le sue parole erano sempre le stesse:<br />

-Muoviti, fannullone, svegliati, cosa ti abbiamo fatto studiare a<br />

fare? Tutti i tuoi compagni di scuola lavorano già e portano a casa i<br />

soldi! Tu cosa fai? Passi le ore a leggere stupidi libri, a scrivere lettere

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