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Con mia moglie aspettavamo <strong>in</strong> camera nostra l'ora della cena che<br />

durava due ore, <strong>in</strong>iziava con gli antipasti tipo empanadas, una<br />

m<strong>in</strong>estra come primo, poi le carni con le verdure e frutta <strong>per</strong> f<strong>in</strong>ire.<br />

Valeva lo stesso discorso della colazione, si mangiava una m<strong>in</strong>ima<br />

parte di ciò che era messo <strong>in</strong> tavola, la cuoca e la cameriera avevano<br />

<strong>il</strong> diritto di prendersi ciò che avanzava, l'avrebbero dato alle loro<br />

famiglie, l’<strong>in</strong>domani <strong>il</strong> cibo doveva essere fresco e cuc<strong>in</strong>ato <strong>il</strong> giorno<br />

stesso.<br />

La cena era l’occasione <strong>per</strong> stare <strong>in</strong>sieme, non veniva servita la<br />

portata successiva se si era nel mezzo di un dialogo, pacato e<br />

rispettoso dei tempi altrui, ognuno esprimeva la sua op<strong>in</strong>ione, anche<br />

più volte, senza limiti di tempo, gli altri non si sovrapponevano.<br />

Gli argomenti erano lo studio di mia moglie, l’organizzazione<br />

della casa, i parenti, le amicizie, esclusi i temi economici, politici e<br />

sociali.<br />

Solo mio suocero si <strong>per</strong>metteva una battuta alla quale nessuno di<br />

noi replicava.<br />

Stavamo bene, noi eravamo quelli che gli altri avrebbero voluto<br />

essere.<br />

Una o due volte alla settimana c’erano coppie di <strong>in</strong>vitati, <strong>per</strong><br />

alcune l’<strong>in</strong>vito era una costante, come se dovessero essere presenti<br />

<strong>per</strong> forza.<br />

Noi non facevamo visita agli altri, <strong>in</strong> quel <strong>per</strong>iodo di sera non<br />

siamo mai usciti, non un ristorante, un c<strong>in</strong>ema, un teatro. Mio<br />

suocero diceva che uscire la sera <strong>per</strong> una famiglia era <strong>per</strong>icoloso, <strong>il</strong><br />

quartiere dove vivevamo era controllato dalla polizia, la del<strong>in</strong>quenza<br />

era tanta e di quella polizia, male addestrata, poco pagata e corrotta,<br />

meglio non fidarsi.<br />

A me stare <strong>in</strong> casa non dispiaceva.<br />

Dopo cena la giornata era f<strong>in</strong>ita, non si guardava la televisione e<br />

non si ascoltava la radio, ognuno si ritirava nelle proprie stanze.<br />

Mia moglie mi aggiornava <strong>in</strong> merito ai suoi studi, mi faceva<br />

vedere libri <strong>il</strong>lustrati di architettura e di arte. La nostra camera era un<br />

m<strong>in</strong>i appartamento, c’era un frigorifero <strong>per</strong> piccole necessità così da<br />

non essere costretti ad andare <strong>in</strong> cuc<strong>in</strong>a <strong>in</strong> abbigliamento da notte.

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