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Il venerdì sera partivo <strong>per</strong> <strong>il</strong> mare. L’unico treno che mi<br />

<strong>per</strong>metteva quei viaggi era <strong>il</strong> tee, che partiva alle sette della sera,<br />

arrivava al conf<strong>in</strong>e alle undici, ripartiva alle sei del matt<strong>in</strong>o e arrivava<br />

alle nove e trenta, orari ut<strong>il</strong>i <strong>per</strong> <strong>il</strong> mio lavoro. Sul treno facevo cena<br />

e colazione, assaporando un’aria di cose di lusso. Il treno andava ben<br />

oltre <strong>il</strong> conf<strong>in</strong>e, l’accordo con mia nonna era di guardare dal<br />

f<strong>in</strong>estr<strong>in</strong>o:<br />

-Scendi e ritorna <strong>in</strong>dietro con <strong>il</strong> f<strong>il</strong>obus se vedi le luci accese, vuol<br />

dire che sono <strong>in</strong> casa.<br />

L’evenienza non si realizzò mai. Scendevo un’ora dopo e <strong>in</strong>iziavo<br />

a ritroso la ricerca di mia nonna nelle case da gioco.<br />

Inut<strong>il</strong>e conv<strong>in</strong>cerla ad andare <strong>il</strong> venerdì <strong>in</strong> una casa da gioco<br />

concordata, sapevo la sua risposta:<br />

-Il venerdì è <strong>il</strong> giorno migliore <strong>per</strong> giocare, c’è tanta gente che<br />

viene dalla città, non so dove vado, dipende da come sento la<br />

fortuna, ogni giorno mi rimbalza da un posto all’altro, non porta<br />

bene stab<strong>il</strong>irlo prima.<br />

I ragionamenti dei giocatori erano <strong>in</strong>decifrab<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> giocare stesso<br />

era irrazionale, figuriamoci tutto ciò che stava <strong>in</strong>torno.<br />

A casa arrivavamo non prima delle quattro di matt<strong>in</strong>a.<br />

Gli altri giorni dormiva nella sala d’attesa di qualche stazione<br />

ferroviaria e ritornava a casa con <strong>il</strong> primo treno della matt<strong>in</strong>a.<br />

La domenica notte, <strong>in</strong>vece che dormire, prendevo <strong>il</strong> tee che mi<br />

avrebbe portato <strong>in</strong> città <strong>in</strong> tempo <strong>per</strong> <strong>in</strong>iziare la giornata di lavoro.<br />

Nei f<strong>in</strong>e settimana compensavo <strong>in</strong> parte la nostalgia, la nostra<br />

compagnia, come avevo previsto, si era dissolta <strong>in</strong> modo naturale,<br />

ognuno aveva preso la sua strada.<br />

Io, stanco dal viaggio prolungato <strong>per</strong> recu<strong>per</strong>are mia nonna e con<br />

una settimana di lavoro sulle spalle, passavo ore a dormire su una<br />

sdraio all’ombra del <strong>per</strong>golato, dove c’era <strong>il</strong> tavolo dei giocatori di<br />

scala quaranta.<br />

Loretta <strong>il</strong> sabato e la domenica doveva mettermela a disposizione<br />

e <strong>per</strong> non <strong>per</strong>mettere che qualcuno la usasse, metteva sopra un<br />

cartello con scritto riservato al <strong>per</strong>sonale. Io riuscivo a dormire<br />

nonostante <strong>il</strong> rumore del treno e le chiacchiere della gente ai tavoli.

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