la sicilia dalle infinite perle 2 - Baha'i Milano
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Turchia. Nonostante queste precauzioni accadde, in ogni<br />
caso, un incidente di percorso che da lì a poco avrebbe<br />
cambiato <strong>la</strong> fisionomia stessa del gruppo diretto verso gli<br />
Stati Uniti d’America.<br />
Il gruppo si separa<br />
Degli ispettori sanitari, saliti a bordo del Cedric,<br />
contestarono, infatti, a tre persone del seguito di ‘Abdu’l-<br />
Bahá d’essere contagiate da una ma<strong>la</strong>ttia infettiva agli occhi.<br />
L’aspetto più paradossale di questa vicenda è che fu una<br />
persona del gruppo, Amínu’lláh Faríd,33 che per ragioni di<br />
gelosia instillò, nelle autorità locali, il dubbio che i tre fossero<br />
affetti da una ma<strong>la</strong>ttia virale34. A nul<strong>la</strong> valsero le<br />
giustificazioni che furono offerte da ‘Abdu’l-Bahá. Egli<br />
s’intrattenne a discutere con i medici italiani per un’intera<br />
giornata, ma loro non accettarono alcuna argomentazione.<br />
Tra le tre persone che furono sottoposte all’ingiusto<br />
provvedimento di dover tornare in patria, c’era anche il<br />
giovane Shoghi Effendi: l’amato nipote di ‘Abdu’l-Bahá.<br />
Insieme con lui furono rispediti indietro: Áqá Khusraw e<br />
Mírzá Munír-i-Zaín.<br />
Il commento esterrefatto del Maestro.<br />
Il Maestro non riuscì a farsi subito una ragione di questo fatto.<br />
Egli commentò l’accaduto con queste parole:<br />
“Gli italiani hanno pensato che fossimo turchi e ci hanno trattato di<br />
conseguenza. Hanno impedito il proseguimento del viaggio a tre di<br />
noi; uno era un segretario e l’altro il cuoco, non era cosa importante,<br />
ma questo ragazzo, Shoghi Effendi, era indifeso. Perché sono stati<br />
così rigidi con lui? Ci hanno davvero trattati male, eppure io ho<br />
sempre fornito aiuto e assistenza al<strong>la</strong> comunità italiana, sia in<br />
Alessandria sia in Haifa (…) ”.