Dorando Pietri tra mito e realtà - Carpidiem

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Il 3 novembre 1908 L’Unione Costituzionale così commentava la Vittoria di New York su Hayes:
“Finalmente con una splendida meravigliosa volata, Dorando Pietri raggiunse il traguardo,
mentre il tempo segnava “due ore, quarantaquattro minuti primi, venti secondi e due quinti”.
Hayes vi giunge dopo, impiegando due ore, quarantacinque minuti primi, cinque secondi e un
quinto, È indescrivibile quel che successe: gli spettatori sembravano folli. Gli italiani che avevano
seguito sempre trepidanti l’emozionantissima corsa, alla fine furono presi dal delirio. Con
urla che non sembravano umane, invasero la pista e attorniarono il loro connazionale trionfatore,
stringendolo e quasi soffocandolo. Alcuni piangevano per la commozione. La Vittoria di
Pietri è ancora più grande per il fatto che trionfò il suo piano, già prima annunziato, e cioè che
egli si sarebbe con ogni sforzo mantenuto in testa durante l’intera corsa. Dopo la vittoria Dorando
era così fresco che poté intervenire ad una festa datasi nella notte in suo onore.”
In occasione della vittoria su Hayes, il giornalista Nino Salvaneschi sulle pagine de La Stampa
Sportiva asseriva: “[...] Ora che mille commenti e mille lodi sorgeranno nell'America sportiva
e forte, è bene che quel popolo sappia una cosa ancora. Noi popolo sfinito e troppo vecchio
per saper essere forte, noi giunti quasi per ultimi in tutte le estrinsecazioni sportive, siamo riusciti
in breve tempo ad imporci: mai come in questi ultimi anni il nome d'Italia, cento
volte deriso, cento volte calpestato, è nome di vittoria, è nome di trionfo... Ora
l'America, che forse può vedere nella vittoria di Dorando un valore solamente personale,
è bene che sappia una cosa ancora, che cioè vi sono altri in Italia che eguagliano
il valore di Dorando ... "