Dorando Pietri tra mito e realtà - Carpidiem

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Il falso Dorando
La dipartita di Dorando passò sotto un tale silenzio che, sei anni dopo, nell’aprile del 1948, in occasione
di nuove Olimpiadi a Londra, nell’ambito delle quali venne organizzato un festeggiamento in
onore dei superstiti dell’edizione del 1908, il titolare di un locale di Birmingham, il “Dorando cafè”,
certo Pietro Palleschi da Calamecca, credette possibile assumere l’identità del mai dimenticato maratoneta.
Sicuramente il Palleschi era stato un estimatore di Dorando e doveva conoscerne abbastanza
bene le vicende, tanto da poter concepire di interpretarlo: gli Inglesi gli dettero credito. Due
carpigiani, Augusto Formigoni e Gherardo Gorgò, entrambi emigrati e residenti a Londra, venuti a
conoscenza della cosa, immediatamente si mossero per smascherare l’impostore: telegraficamente
informarono Giuseppe Marzi, allora presidente della Società Ginnastica la Patria. Dopo l’oblio, scuotendo
l’orgoglio campanilistico, Dorando ritornava prepotentemente alla ribalta carpigiana. L’azione
per smascherare il falso Dorando coinvolse il Coni, la Fidal, l’Ambasciata Italiana che intraprese
un’azione legale contro il Palleschi. Più ancora dei legali fu decisiva l’azione diretta di Giuseppe
Marzi, Antonio Zanoli, Archimede Tirelli che, da Carpi, si recarono a Londra dove si unirono a Formigoni
e, alla presenza di Frank Taylor del Daily Mail, direttamente affrontarono il Palleschi che non
resse il confronto: l’impostore era smascherato.
Londra 6 agosto ’48 “[…] Ieri siamo stati a Birmingham a 300 Km da Londra, ospiti di due grandi
giornali inglesi e abbiamo smascherato il falso Dorando – Una cosa magnifica – Tutti i grandi giornali
di Londra ne parlano e domattina saremo intervistati da tanti giornalisti che tutta sera ci hanno telefonato.
Questo lo puoi dire agli amici e porteremo a Carpi tutti i giornali inglesi- Io ho già inviato
un articolo alla Gazzetta dell’Emilia a Modena e spero che lo pubblichino così tutti a Carpi sapranno
della nostra impresa…”
Riproduzioni della lettera e della foto concesse da Gaetano Zanoli.