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Iliade

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il mio ratto fuggir: senza il suo nume<br />

m'avrìa domo il Pelìde, esso e Minerva<br />

che il precorrendo lo spargea di luce,<br />

e de' Teucri e de' Lèlegi alla strage<br />

la sua lancia animava. Alcun non sia<br />

dunque che pugni col Pelìde. Un Dio<br />

sempre va seco che il difende, e dritto<br />

vola sempre il suo telo, e non s'arresta<br />

finché non passi del nemico il petto.<br />

Se della guerra si librasse eguale<br />

dai Sampiterni la bilancia, ei certo,<br />

fosse tutto qual vantasi di ferro,<br />

non avrìa meco agevolmente il meglio.<br />

E tu pur prega i numi, o valoroso,<br />

rispose Apollo, ché tu pure, è fama,<br />

di Venere nascesti, ed ei di Diva<br />

inferïor, ché quella a Giove, e questa<br />

al marin vecchio è figlia. Orsù dirizza<br />

in lui l'invitto acciaro, e non lasciarti<br />

per minacce fugar dure e superbe.<br />

Fatto animoso a questi detti il duce,<br />

processe di lucenti armi vestito<br />

tra i guerrieri di fronte. E lui veduto<br />

per le file avanzarsi arditamente<br />

contro il Pelìde, ai collegati numi<br />

si volse Giuno e disse: Il cor volgete,<br />

tu Nettunno e tu Pallade, al periglio<br />

che ne sovrasta. Enea tutto nell'armi<br />

folgorante s'avvìa contro il Pelìde,<br />

e Febo Apollo ve lo spinge. Or noi<br />

o forziamlo a dar volta, o pur d'Achille<br />

vada in aiuto alcun di noi, che forza<br />

all'uopo gli ministri, onde s'avvegga<br />

ch'egli ai Celesti più possenti è caro,<br />

e che di Troia i difensor fann'opra<br />

infruttuosa. Vi rammenti, o numi,<br />

che noi tutti scendemmo a questa pugna<br />

perché nullo da' Teucri egli riceva<br />

questo dì nocumento. Abbiasi dopo<br />

quella sorte che a lui filò la Parca<br />

quando la madre il partorìo. Se istrutto<br />

di ciò nol renda degli Dei la voce,<br />

temerà nel veder venirsi incontro<br />

fra l'armi un nume: perocché tremendi<br />

son gli Eterni veduti alla scoperta.<br />

Fuor di ragione non irarti, o Giuno,<br />

ché ciò sconvienti, rispondea Nettunno.<br />

Non sia che primi commettiam la pugna<br />

noi che siamo i più forti. Alla vedetta<br />

di qualche poggio dalla via remoto<br />

assidiamci piuttosto, ed ai mortali

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