- Page 1 and 2: Libro Primo Cantami, o Diva, del Pe
- Page 3 and 4: il Dio n'incolpa, e se d'agnelli e
- Page 5: ematori fornita or si sospinga nel
- Page 9 and 10: lo rinserra del cor. Per la fanciul
- Page 11 and 12: Partì sdegnato il veglio; e Apollo
- Page 13 and 14: tu che Crisa proteggi e la divina C
- Page 15 and 16: esser può cosa che il mio capo acc
- Page 17 and 18: Né l'aurata mancò lira d'Apollo,
- Page 19 and 20: Sul mio capo librossi, e così diss
- Page 21 and 22: alla dolce fuggiam terra natìa di
- Page 23 and 24: di raro pelo. Capital nemico del Pe
- Page 25 and 26: Ma dopo tanta dimoranza è turpe v
- Page 27 and 28: nanzi a tutti tu vai. Piacesse a Gi
- Page 29 and 30: a pugnar fieramente e senza posa. A
- Page 31 and 32: del Telamonio, né minor di poco; m
- Page 33 and 34: al paragon del canto anco le Muse,
- Page 35 and 36: d'infinita mirabile ricchezza. Nir
- Page 37 and 38: Venti da Cifo e due Gunèo ne guida
- Page 39 and 40: in tutte guise di battaglia esperti
- Page 41 and 42: arco e la spada; e due dardi guizza
- Page 43 and 44: ché il primo offeso mi son io. Fra
- Page 45 and 46: pria che l'orme del tuo figlio segu
- Page 47 and 48: ed aurati bicchier. Giunto al cospe
- Page 49 and 50: armi diverse. Della ben chiomata El
- Page 51 and 52: sei tu venuta con novelli inganni a
- Page 53 and 54: ma l'alto affar non è compiuto, e
- Page 55 and 56: Così disse Minerva, e dello stolto
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né co' lamenti spaventar gli Achiv
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Rupper l'accordo i Teucri, e perch
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Or vi giova esser gli ultimi, e vi
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la diresti al vederla; e riverenza
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nelle tempie la lancia; e trapassol
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O Marte, Marte, esizïoso Iddio che
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Capaneìde si rivolse, e disse: Cor
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figliuolo di Tidèo, tanto furore n
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tu per le briglie allora i miei cav
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ch'essi, né frutto cereal gustando
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un fiero caso udir vuoi tu? Ciprign
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di Sarpedonte, sì che tosto a terr
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Antiloco comparve: e di due tali vi
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sei navi e pochi armati Ilio distru
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la caduta, e felice il suo ritorno.
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Sì dicendo svegliò di ciascheduno
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di gratuir l'umana stirpe; e intant
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Èlato quella del maggiore Atride,
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e delle mogli i preghi e le votive
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che al gran Giove soggiacque, e pad
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se la cittade e le consorti e i fig
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pria del bieco mio fallo! E poiché
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Della boscosa Ipoplaco reina mi rim
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lascia i doveri dell'acerba guerra.
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alma d'Ettorre a provocar qualcuno
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quetossi, e lieti gli levâr di dos
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t'è caro Ettorre e lo proteggi, al
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ognun sel vede) acerrimi guerrieri:
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il Dardanide Prïamo, ed, Udite, Te
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e quanto muro gli orgogliosi Achei
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de' nembi adunator: Conforta il cor
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cesse le sue puledre, e tosto il co
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d'auro perfetto, e d'auro anco la g
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Agamennón si mosse, indi il fratel
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d'Echìo figliuolo, e il nobile Ala
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ad inegual cimento. Io lo protesto,
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di Giapeto e Saturno, che nel cupo
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tutta empiendo di fuochi la campagn
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dironne il resto, né il mio dir ve
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le care sponde, ei genero sarammi o
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sul desco le posò; prese di pani u
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s'alza il muggito, e che di bei tri
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ciance la speme d'un secondo ingann
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sul suo ginocchio un figlio mio. L'
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senza offerte la Diva. Ella di ques
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Disse; e a Patròclo fe' degli occh
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tutti il mio dir. Di cibo e di lïe
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parte noi stessi alla comun fatica,
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ïentrò l'Itacense nella tenda, su
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Se due ne vanno di conserva, l'uno
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e raccolti, lor apre il suo consigl
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A spogliar forse estinti corpi? o f
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l'additò: Dïomede, ecco il guerri
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ché gli Dei ponno più d'assai. Ma
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anime generose avrìa sospinto. D'a
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il rimando al marito. I figli adunq
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tu dal conflitto, e fa che col nemi
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fuor del campo ebber tratto il re f
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si rïebbe il caduto, e sopra il ca
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Vibrò, ciò detto, e lo colpì nel
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non vi restasse il buon guerriero u
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volgetevi, sostate, liberate da mor
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e di strale egli pur questo che ved
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Agamède, cui nota era, di quante l
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de' vostri corpi sazïar di Troia d
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e a tragittarsi: perocché dintorno
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voltan anzi la fronte i due guerrie
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né pensi che non lice a cittadino
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quale in mandra di buoi fiero lïon
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fronte a fronte, e levossi alto cla
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lieve sostien d'un arïète il vell
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ma qui tem'io d'assai qualche sinis
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confondean l'onda delle chiome equi
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la travolse sanguigna nella polve.
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e tra' primieri avvolto, e nel più
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il re vecchio e l'assenso, ed anima
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che ben s'adegui con tre morti il c
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Dëìfobo il bell'elmo; e Merïone
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Tratto il fulgido brando, allor l'A
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edificato il muro, ivi più forte d
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dimandando e cercando. Alfin gli av
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Libro Decimoquarto De' combattenti
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i Troiani onorar quanto gli stessi
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in tutto il vezzo della sua persona
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ogni altro iddio sopir, ben anche i
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Pur se vera d'amor brama ti punge,
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V'accorsero con alti urli gli Achei
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lo mostra, e altero esclama: In nom
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sparga la vile paurosa fuga, e gl'i
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Sì dicendo, al suo seggio il vïol
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Egida imbraccia, e forte la percoti
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i mortali atterrir. Con questa al b
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accomodate colle ferree teste. Finc
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tutta la speme, un Dio che dalla ma
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occon cadde il trafitto, e gli fur
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esistono gli Achei siccome aprico i
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Detto avresti che fresca allora all
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l'inclito Ulisse e Agamennón; traf
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ilïaco muro la caduta sia di noi d
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avea condotte a Troia il caro a Gio
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già tu benigno un'altra volta udis
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della gamba la polpa. Infrange i ne
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traean già lunge i corridor veloci
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il portino. I fratelli ivi e gli am
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pugnar sia dato per l'estinto amico
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sacerdote, e qual nume il popol tut
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e quei subitamente ebber deposto ne
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come fiero lïon che disertando una
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nell'imo cassò immerse l'asta e tu
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suoi genitori e alla diletta sposa.
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figliuol di Telamone, e alla sinist
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che poi vecchio le cesse al suo gra
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si raccostâr gli Achei, ché il gr
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e l'atterrò. Venuto era costui dal
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dalla pugna piangean. Di Dïorèo i
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ed Enea, furibondi a lagrimosa pugn
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tutta fasciando la montagna idèa,
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di soverchio terror, preda al nemic
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così gli Aiaci l'irruente piena ri
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a lui mi rechi, sovvenir nol posso.
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ipiegò la persona, e, Voi, soggiun
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quella fiamma salìa. Varcato il mu
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a serrarci di nuovo entro le mura.
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Giove in questo alla sua moglie e s
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cor mi sospinge, se pur farlo io po
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piativano la multa. Un la mercede g
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e canticchiando ne seguìano il suo
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Disse, e spirto audacissimo gl'infu
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Sorgi Achille alla pugna, e gli alt
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d'ingegno e di beltà sette captive
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là seduto alle navi e lagrimoso pe
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troni che a Giove con solerte cura
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il mio ratto fuggir: senza il suo n
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il gran Pelìde: Enea, perché tant
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dell'aurea piastra l'immortal fattu
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facciam degli altri Teucri esperime
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Disse, e al divino Ettòr bieco gua
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Libro Ventesimoprimo Ma divenuti i
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gli si fa sotto a tutto corso, e ch
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gli avea messo nel cor lo Xanto ira
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avventossi ai Troiani. Allor si vol
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la fiumana rompea, che a rattenerlo
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più tremenda risurse la contesa. S
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Ciò detto, altrove s'avviò, né v
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i gravi artigli, ed appoggiato a un
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un gran vanto, e quei vili in salvo
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lubrico si convolve; e tale il duce
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Procelloso Tonante, oh che dicesti,
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Non parlarmi d'accordi, abbominato
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per la tua vita, per le tue ginoccn
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chiamandoli e pregando, Ah! vi scos
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trarrà sempre i suoi giorni, e a l
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sull'eretto sepolcro il crin reciso
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oveti alla pianura: e li seguièno
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ai due venti Ponente e Tramontana s
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al quarto un doppio aureo talento,
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Merïon nella lizza era venuto. Mon
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Iscansossi l'Atride, e volontario i
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la prestezza e il valor, che tosto
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coll'egregio tuo padre e col fratel
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Il terribile Epèo con improvvisa f
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così l'incalza Ulisse, e col segua
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vola sopra l'armento; andò di tant
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nel suo tugurio, ei preferì lor qu
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la cagion del chiamarti. È questo
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e di legar su quello una grand'arca
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cubiti tratta la giogal gombìna, a
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avea trascorsa, e qui sostato alqua
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Buon vecchio, replicò con un sorri
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di gemiti la stanza. Alfin satollo
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sclamò: Patròclo, non volerti mec
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Così dicendo, la sua destra pose n
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Accompagnâr co' gemiti le donne d'