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64 Spirito d’avventura, sete di sapere, di fama e di ricchezza, grande passione sono gli ingredienti che hanno spinto gli uomini in terre sconosciute alla ricerca di piante utili e belle. Imperatori, re, uomini d’arme, missionari, medici, botanici o semplicemente appassionati hanno percorso il nostro pianeta alla ricerca di piante rare. Molto ingegnosi erano poi i metodi usati per trafugarle e trasportarle dal loro luogo di origine alla vecchia Europa; il the, si racconta, è stato importato in Europa, dentro il bastone cavo, da un missionario. Già nel 1495 a. C. la regina Hatshepsut organizzava delle spedizioni in Etiopia per reperire degli alberi di incenso e mirra da piantare a Tebe. Il faraone Tutmosi III importò dalla Siria numerose specie di piante che fece poi ritrarre sulle pareti del tempio di Karnak. Anche l’Imperatore Adriano fu incantato dalla lora delle terre conquistate, • diamo Peso al BeNessere • Cacciatori di piante, botanici o biopirati • Dott.ssa Anita Cacitti psicoterapeuta, responsabile del Progetto “Diamo peso al Benessere” importò molte specie che fece piantare nel suo giardino a Villa Adriana. Un imperatore turco importò dal Pamir i tulipani e Cristoforo Colombo fece conoscere all’Europa tantissime piante utili del Nuovo Mondo. Nel 1692 il medico tedesco Engelbert Kampfer scoprì il Ginkgo Biloba. L’associazione Royal Horticultural Society fondata a Londra nel 1804 inviò alcuni soci alla ricerca di nuove specie in tutto il mondo. Tra i cacciatori di piante moderni Joseph Rock è uno dei più famosi. Visitò la Cina dove ricercò e scoprì molte piante medicinali che presero il suo nome. Vasto è il patrimonio vegetale che ancora possediamo anche se molte piante si sono estinte. Altre, che i nostri antenati conoscevano ed usavano, sono a noi sconosciute. Per questo molte case farmaceutiche mandano dei botanici alla loro ricerca, causando spesso gravi danni all’ambiente. Una piccola pianta afine alla vinca, il catharanthus roseus, pare sia utile per la cura di alcune forme di cancro. Cresce nel Madagascar e, a causa della raccolta indiscriminata che se ne sta facendo, sta scomparendo. La stessa sorte è subita da molte altre essenze che non sono riprodotte in vivai in modo da salvaguardare la specie, ma si preferisce raccogliere quelle spontanee causando così la loro scomparsa. Si dovrebbe conoscere il conine tra la sete di sapere e la pirateria biologica che pensa di essere legittimata a depredare a basso costo senza ricostituire ciò che la natura nei millenni ha generato. Questa pirateria, che da sempre coinvolge gli uomini come espressione di un potere autoritario, non può produrre né crescita né sviluppo né progresso ma sottomissione e dipendenza in contrasto con la creatività e la libertà. Ecco perche riconosciamo il self- empowerment come strumento e processo di potenziamento del potere personale che permette di arginare i poteri forti favorendo trasmissione e diffusione generative capaci di riconoscere le persone come risorse. Il self-empowerment, è il “potere della persona”, un potere generativo che si autoalimenta, che non depreda e non impoverisce, ma arricchisce sé, gli altri e la comunità, una comunità nuova fatta di persone intere con la propria storia e la propria geograia, una geograia che difende l’ambiente e la terra. Quest’anno si è tenuta a New York, presso la sede delle Nazioni Unite, la 56° sessione del CSW (Commission on the Status of Women) che ha riguardato l’empowerment delle donne rurali e il loro ruolo nella lotta contro la povertà e la fame, evidenziando come la crescita dell’empowerment anche in questo caso, può contribuire a contrastare e superare le principali criticità nei paesi in via di sviluppo. ••• Associazione Diamo Peso al Benessere ref. Sig.ra Liliana Zuliani Cell. 3409844670- 3402891151 www.diamopesoalbenessere.org diamopesoalbenessereblogspot.org
• Franco Fornasaro P apaveraceae Si usa l’intera parte aerea o anche il rizoma che contiene un latice giallo, caustico. La celidonia o erba rondinella è una pianta erbacea perenne a fusto eretto e ramificato. Le sue foglie profondamente lobate ricordano quelle della quercia. I fiori giallo-arancio, disposti a ombrello danno dei frutti simili a baccelli verdi. Frequente nei campi di erbacce, ma dalle nostre parti anche a ridosso dei muri. Il nome deriva da chelidon, rondine, in quanto fiorisce all’arrivo delle rondini e sfiorisce quando esse partono. Gli alchimisti fanno derivare invece il termine chelidonium da coeli donum per i poteri straordinari della pianta. Secondo la teoria paracelsiana delle signature, il succo giallo della celidonia, simile alla bile, suggerisce l’indicazione elettiva per le affezioni biliari. Proprietà per altro ben dimostrata anche in chiave moderna! Principali componenti Sono stati isolati una ventina di alcaloidi (chelidonina, • Note FitoteraPiCHe • Magnifica chelidonia dal tempo delle antiche “signature” una pianta da sempre suggestiva in fitoterapia sanguinarina, berberina, ecc), che possono variare sia in qualità che in quantità; negli organi sotterranei, che servono in parte per la produzione industriale degli estratti, il contenuto è notevolmente più elevato rispetto al resto della pianta. Ulteriori componenti sono l’acido chelidonico, alcuni flavonoidi, una saponina e nel caratteristico latice della chelidonia sono stati identificati degli enzimi proteolitici. Proprietà E’ un antispasmodico (la chelidonina, con azione più blanda e con effetto diretto sulla muscolatura liscia - riduce l’eccitabilità delle fibre nervose sensitive e motorie - è simile per la sua costituzione chimica e per la sua azione fisiologica alla papaverina che entra nella composizione di alcuni spasmolitici di tipo enterico). Presenta inoltre un’azione coleretica e colagoga, purgativa e vermifuga. Indicazioni Viene impiegata nelle alterazioni funzionali della colecisti e delle vie biliari; trova quindi indicazione nelle sindromi spastiche dolorose gastrointestinali e biliari. Può giovare anche nel decorso di alcune epatopatie (epatiti acute e croniche ed epatosteatosi). Agisce anche in alcuni disturbi gastrici (gonfiori, pesantezze) e come vermifugo. All’esterno viene usata, per calli, duroni, verruche e papillomi: in particolare è questo l’uso ancora consolidato della medicina popolare. Una spiegazione possibile viene fornita anche da una certa azione antimitotica della chelidonina, oltre alla presenza dei già citati enzimi proteolitici. Utilizzazione Tintura madre: 20-40 gocce, due-tre volte al dì Succo: appena spremuto. Applicarlo su calli, duroni, verruche, ecc 3-4 volte al dì, proteggendo la cute sana. In commercio esistono anche pomate e lozioni a base di celidonia. Medicina popolare Lo stesso uso del succo con le medesime modalità: corrosivo di porri, calli e verruche. ••• Chelidonium majus L., Schollkraut (ted), krvavi mlecnik (slo), rosopas (cro), erba porraia, celidonie, jerbe dal latt zâl, jerbe mae' stre, latuz zâl (F), jerbe di sante Polonie, jerbe di muart, silidonia, silignogna, ziluigne, ziluvigno (C), škrabula (V.N), krvavi-mlec˘ek (A.C), erba da porri (Is). 65 GiUGNo 2012
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