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Ad essi, tra il 1206 e 1214, Alberto, Patriarca di Gerusalemme, dette<br />

una casa a Valencienne in Francia e una regola, adatta alla forma di vita<br />

da loro scelta; quella stessa che, con opportuni adattamenti, è tuttora<br />

la magna charta che ispira la vita religiosa dell’Ordine Carmelitano. Il<br />

suo punto centrale è costituito dalla meditazione della legge di Dio e<br />

dall’abitudine alla preghiera. Fu approvata da papa Onorio III il 30<br />

gennaio 1226 e riconfermata da papa Gregorio IX nel 1229. Ecco il testo:<br />

“ciascuno rimanga nella sua piccola casa o vicino ad essa, a meditare<br />

giorno e notte nella legge del Signore e a vigilare nella preghiera, salvo<br />

il caso di altre legittime occupazioni ”<br />

Il culto a Maria SS. ma del Monte Carmelo o alla Gran Madre di Dio,<br />

forse può essere considerato uno dei culti più antichi, se lo si vuole far<br />

risalire agli eremiti del Monte Carmelo in Palestina, ricordati dall’Anonimo<br />

Piacentino, che riferisce di un loro monastero nella sua visita del<br />

570. Dei resti di questo monastero parla il monaco greco Giovanni Foca<br />

nel 1182. Rileva anche, che il nucleo iniziale di eremiti carmelitani ebbe<br />

per fondatore un monaco calabrese con dieci compagni. Divennero<br />

un Ordine, dopo aver avuto l’approvazione della loro regola da Papa<br />

Onorio III nel 1171.<br />

La devozione fiduciosa e confidente alla Vergine s’incrementò quando,<br />

verso il 1235, per le precarie condizioni di vita che si erano create in<br />

Palestina, gli eremiti furono costretti ad emigrare in Europa, poi a Cipro<br />

e a Messina. Nei documenti di quel tempo, essi avevano l’appellativo<br />

di Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. L’adattamento al<br />

nuovo stile di vita, il distacco dal deserto non avvenne senza dolore: ne<br />

fu una testimonianza eloquente la “Freccia di fuoco” di Nicolò Gallico,<br />

che fu anche priore generale dell’Ordine monastico, e invitò i suoi fratelli<br />

al ritorno alla vita eremitica, descrivendo nella sua opera i pericoli<br />

e gli errori in cui altrimenti l’Ordine sarebbe caduto. La sua opera fu<br />

essenzialmente un grido di dolore, ma non riuscì nel suo intento: vinsero<br />

gli innovatori ed egli, dopo l’ultimo tentativo (Capitolo Generale<br />

del 1269 a Messina) di riportare l’Ordine alla vita eremitica, si ritirò ad<br />

Orange, in Francia, dove morì verso il 1272, nel monastero di Enatrof.<br />

Nel 1241 due gentiluomini al seguito di Riccardo di Cornovaglia,<br />

tornando in patria, condussero con sé alcuni frati del Monte Carmelo e<br />

diedero loro due conventi: uno a Hulne, ai confini della Scozia, l’altro a<br />

Hylesford, nella contea di Kent. Anche San Luigi Re di Francia domandò<br />

nel 1245 al priore del Monte Carmelo sei religiosi e diede loro una casa<br />

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