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eggono un cuore e un abitino in argento. L’abito fu confezionato nel<br />

1864 a Napoli, per cui la statua fu portata nella città partenopea. Così<br />

annota il segretario: “[…] al carrettiere per portare la Vergine e il Bambino in<br />

Cerignola da Napoli. […]”. E ancora nel verbale del 22 settembre 1877, si<br />

legge: “[…] senonchè negli anni 1864 – 1865 sorto il bisogno di supplire alla<br />

spesa occorrente per l’abito della statua della Vergine, pel piede della sfera, pel<br />

tappetto dell’altare maggiore, per la costruzione della cappella di S. Alfonso e<br />

per altre spese urgentissime del fabbricato, furono presi a prestito dalla cassa<br />

suddetta Ducati 157,98. Il priore Gaetano Ventrelli, il padre spirituale can.<br />

Francesco Sorbo […]”.<br />

I confratelli erano tutti pervasi dalla gioia della festa che si accingevano<br />

a vivere: controllavano la propria divisa camice, mozzetta,<br />

scapolare, guanti e calzini bianchi, scarpine marrone e ‘u tuccatene, cioè<br />

il cappuccio bianco. A ragione sant’Alfonso così si esprimeva:<br />

“Non esservi mezzo più utile a conservare gli uomini nella buona vita, che il<br />

frequentare qualche congregazione di spirito. La congregazione è il mezzo che<br />

comprende tutti i mezzi più utili per la salvezza eterna, per cui una congrega,<br />

ben diretta, può chiamarsi Arca di Salute”.<br />

La festa liturgica era preceduta dal pio esercizio dei “sette mercoledì<br />

in onore della Vergine Santissima”. Il 6 luglio aveva inizio la novena che<br />

veniva annunciata dal pubblico banditore e dallo sparo di 200 castagnole<br />

e 400 colpi scuri. In questi nove giorni, su una pedana con gradini,<br />

veniva esposto un quadro della Vergine con il manto, circondato da fiori<br />

e ceri. La funzione della novena si svolgeva in forma solenne con canti,<br />

prediche e la partecipazione di tutte le consorelle e confratelli in sacco;<br />

gli assenti pagavano la puntature di 5 lire oppure si facevano sostituire<br />

dai cambianumere, pagandoli 2,5 lire.<br />

Il 14 luglio, al mattino, la priora del Terz’Ordine procedeva alla vestizione<br />

della statua. Era un rito molto sentito e riservato a cui assistevano<br />

solo le donne, che con cura, venerazione e in preghiera assolvevano a<br />

questo compito.<br />

Alle 19 avveniva l’ascensione al trono tra il suono delle campane, lo<br />

sparo dei mortaretti, le note della banda e il canto del Dio vi salvi o Regina<br />

da parte dei confratelli, tra cui ricordiamo la voce tenorile di Peppino<br />

Fieni, vigile urbano di professione, mentre i presenti si alzavano in piedi<br />

commossi. Al termine in coro si cantava Salve del Ciel Regina…<br />

La Madonna veniva posta su un rialzo fatto di travi, il castelletto, che<br />

veniva approntato dietro l’altare e addobbato con damaschi variopinti.<br />

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