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ad indicare un gruppo di cinque strade, il Vico a ridosso del Duomo<br />
e l’attuale via San Francesco d’Assisi, a ricordo della famiglia Sgarro,<br />
la cui attività di fornaciai era nota ed apprezzata, proprio a partire dal<br />
XX secolo. Per la fornace ubicata nel convento dei Carmelitani, vi sono<br />
più notizie: “[…] il medesimo venerabile convento del Carmine possiede<br />
un giardino con alberi fruttiferi, con casa di fabbrica, pozzi d’acqua sorgiva, e<br />
fornace d’embrici, e mattoni per comodo de’ fornaciari, di capacità di versura<br />
una, attaccato al detto convento, e colla strada de padri Cappuccini, e strada<br />
di Barletta […]”.<br />
Dallo stesso documento veniamo a sapere i nomi di due fornaciai:<br />
Giovanni Borrella imbriciaro d’anni 48, con moglie ed otto figli, che<br />
“[…] Tiene in affitto una fornace per il suo mestiere dal venerabile convento<br />
di S. Maria del Carmine, pagandone di sua rata docati due […]”; Riccardo<br />
Maggio della città d’Andria fornaciaro d’anni 60, con moglie e tre figli,<br />
di cui Giuseppe, di 25 anni, faceva lo stesso mestiere, “[…] abita in casa<br />
propria sita fuor le mura di questa terra, propriamente nell’orto di S. Maria<br />
del Carmine […]”.<br />
Un altro riferimento all’orto detto “la fornace” viene dal contratto<br />
di fitto alla Corte Ducale di Cerignola dall’agosto 1775 a tutto l’agosto<br />
1776; e inoltre dai documenti che riferiscono di una controversia fra<br />
i padri Carmelitani e il Conte di Egmont, feudatario di Cerignola, i<br />
quali parlano del possesso del medesimo orto detto “del Carmine di<br />
Cerignola”, in virtù di una clausola dell’atto di donazione del 1682.<br />
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