Alta qualità

programma delle celebrazioni: “{…} la storia della nostra comunità va
inserita nella grande Storia, di svariati secoli, e dice: Amore di Dio, ritorno
a Dio, lavoro di conversione di persone e di famiglie; dice: Educazione dei
figli, preparazione a nuove famiglie. Ogni istituzione umana conosce i limiti
di presenza e responsabilità. Una parrocchia è la presenza continua e costante
in ogni famiglia, con una storia trascritta nei registri, impressa nell’animo di
ogni cristiano; e ne condivide sorrisi, gioie, tristezze, privazioni {…}”.
Don Vito morì ad Andria il 30 maggio 1991.
Il bollettino d’informazioni diocesano “Vita Nostra” così lo ricordava:
“a conclusione della celebrazione dei 150 anni di fondazione della parrocchia
del Carmine, fu murata una lapide, recante i nomi dei parroci che si sono succeduti
nella guida spirituale di detta comunità, e le date d’inizio e di termine
del ministero pastorale. A don Vito Ungaro, ancora vivente, era stata incisa la
sola data di possesso e cioè 1946 e lasciata libera quella della morte, ignota agli
uomini e nota solo a Dio. La mattina del 30 maggio quel vuoto dovette essere
colmato, perché don Vito era morto. Sacerdote dal 1 agosto 1943, parroco dal
19 marzo 1946, ha dato tutta la sua vita, la sua cultura, i suoi insegnamenti,
i consigli, le raccomandazioni, il conforto, la speranza a grandi e piccoli,
all’uomo della strada come a quello della cattedra. Sempre pronto, disponibile,
Copia dell’icona della Vergine di Ripalta, venerata nella chiesa Regina Pacis di Torino, benedetta, il 16-4-1982,
nella chiesa del Carmine. Da sinistra Pietro Sorbo, don Vito Ungaro e Tommasino Conte ( foto Belviso )
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