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di pace, lo stato civile, il comitato di vaccinazione e la scuola. Questa<br />

sistemazione fu messa in forse dall’arrivo a Cerignola, nel novembre<br />

del 1809, di un distaccamento della gendarmeria reale, perché il capitano<br />

Champagne pretendeva di togliere il monastero al comune e di<br />

destinarlo a caserma per i suoi gendarmi. Il primo ad opporsi a questa<br />

richiesta fu l’ex sindaco Coccia che ricordò al nuovo intendente Turgis<br />

“che una grazia accordata da S.M. a quel comune non si poteva da altre<br />

autorità togliere” e suggerì che i gendarmi avrebbero potuto sistemarsi<br />

nell’altro ex convento degli Agostiniani, situato anche nel centro della<br />

città e nel quale con opportune modifiche si potevano ricavare le stalle<br />

e le stanze occorrenti per sistemare la truppa. La diatriba tra l’amministrazione<br />

comunale e il capitano francese continuò con accesi toni<br />

polemici perché quest’ultimo insisteva nella sua richiesta, sostenendo<br />

che nessun altro locale era più idoneo del monastero del Carmine ad<br />

ospitare i suoi militi. Nemmeno un sopralluogo in tutti i locali degli ex<br />

conventi di Cerignola, fatto con l’intendente Turgis, riuscì a fargli accettare<br />

una soluzione alternativa. Ma quando il sindaco Antonio Maria<br />

Chiomenti invitò l’intendente a “[…] voler riflettere quali inconvenienti<br />

ne avverrebbero a questo comune quando se li togliesse detto locale, giacché<br />

dovrebbe essere nella posizione di affittare altro locale ed interessarsi di<br />

molto esito, oltre di che pare che allora una grazia speciale di S.M. verrebbe<br />

a derogarsi […]”, fra Turgis e il colonnello della gendarmeria Dubej fu<br />

stabilito, dopo un incontro avvenuto a Cerignola il 31 marzo 1810, che<br />

la caserma della gendarmeria sarebbe stata sistemata nei locali dell’ex<br />

convento dei Domenicani nel quale, con opportuni restauri, sarebbero<br />

state ricavate le scuderie per venti cavalli.<br />

A tal proposito, Padre Leonardo Triggiani, autore del volume “I<br />

conventi dei Cappuccini di Foggia. Storia e cronaca” pubblicato a San<br />

Giovanni Rotondo nel 1979, afferma: “[…] negli anni 1807, 1808 e 1809,<br />

prima Giuseppe Bonaparte e poi Gioacchino Murat emanarono leggi e decreti<br />

di soppressione, con cui venivano dispersi i Religiosi ed incamerati i loro beni.<br />

I danni furono incalcolabili: chiese profanate, oggetti religiosi venduti e trafugati,<br />

conventi occupati, deturpati e dissacrati, la disciplina regolare distrutta,<br />

le biblioteche e gli archivi dispersi. E’ questo il caso anche dell’archivio del<br />

convento del Carmine di Conversano, sede della casa provinciale di Terra<br />

di Bari, che era stato costruito nel 1662 dalla contessa Isabella Filomarino ed<br />

al quale apparteneva il convento di Cerignola per giurisdizione provinciale<br />

[…]”.<br />

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