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febbraio 2011 - Libertà Civili

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libertàcivili<br />

138<br />

L’indagine Transatlantic Trends Immigration 2010<br />

Punto<br />

centrale<br />

della diversità<br />

di opinioni<br />

è quello<br />

del lavoro.<br />

Gli immigrati<br />

vengono<br />

visti come<br />

una minaccia<br />

nei Paesi<br />

dove più<br />

si avverte<br />

la crisi<br />

economica<br />

Generalmente<br />

deludente<br />

il giudizio<br />

sull’operato<br />

dei governi,<br />

Controverse<br />

le opinioni<br />

sul ruolo<br />

della UE<br />

<strong>2011</strong> gennaio-<strong>febbraio</strong><br />

gli scettici, in altri quali Italia, Francia e Germania c’è una<br />

maggioranza risicata che ritiene prevalenti le opportunità<br />

offerte dalla presenza immigrata rispetto ai disagi. A questa<br />

sostanziale spaccatura a metà degli orientamenti nazionali fanno<br />

eccezione da un lato la Gran Bretagna, dove il 65% degli intervistati<br />

sceglie l’opzione “problema”, dall’altro il Canada, dove gli “ottimisti”<br />

costituiscono il 73%.<br />

Le opinioni rilevate divergono molto su una delle questioni<br />

centrali nel dibattito, ossia se gli immigrati rappresentino una<br />

minaccia dal punto di vista lavorativo per i lavoratori autoctoni.<br />

In Canada e in cinque Paesi dell’Europa continentale (unica<br />

eccezione la Spagna) la maggioranza degli intervistati ha una<br />

visione decisamente ottimista da questo punto di vista, mentre<br />

il 58% dei britannici e il 56% degli americani afferma che gli<br />

immigrati sottraggono lavoro ai connazionali e contribuiscono<br />

a diminuire i loro salari.<br />

Quello che emerge chiaramente dalla rilevazione è che esiste<br />

una relazione diretta fra timore della concorrenza immigrata<br />

e situazione personale del lavoratore. Infatti, tra gli europei<br />

disoccupati il 43% ritiene che gli stranieri portino via lavoro<br />

alla manodopera locale, mentre la media europea generale è<br />

del 35%. Inoltre, negli Stati Uniti il 63% degli intervistati che<br />

dichiarano un peggioramento della loro situazione finanziaria<br />

vede gli immigrati come una minaccia dal punto di vista dell’occupazione,<br />

rispetto a una media generale del 56%.<br />

Per quanto riguarda l’operato dei governi nelle politiche<br />

dell’immigrazione, i giudizi sono prevalentemente negativi, anche<br />

se piuttosto difformi fra i Paesi. Spesso tali giudizi sono anche in<br />

contrasto con l’orientamento generale nei confronti dell’azione<br />

degli esecutivi: i britannici, ad esempio, sono soddisfatti del<br />

governo in generale, ma non delle misure adottate nei confronti<br />

dell’immigrazione; l’esatto contrario avviene in Spagna. Sul fatto,<br />

però, di stabilire a livello di Unione Europea il numero di immigrati<br />

che ogni Paese potrà ammettere su base annuale, la maggioranza<br />

degli intervistati si mostra scettica preferendo che tale decisione<br />

venga presa dai governi nazionali. Il Paese dove tale opinione<br />

predomina in maniera più netta è il Regno Unito (85%), seguito<br />

da Germania e Olanda, rispettivamente con il 68% e il 66%. La<br />

questione immigrazione, comunque, sembra perdere lentamente<br />

centralità nel dibattito politico. Rispetto alla prima rilevazione<br />

del 2008, il peso di coloro che ritengono la posizione di un<br />

partito sul tema dell’immigrazione condizionante per il loro<br />

voto è leggermente diminuito, passando dal 50% nel 2008 al<br />

45% nel 2010.

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