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febbraio 2011 - Libertà Civili

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Il prossimo<br />

decollo<br />

dell’Unione<br />

per il<br />

Mediterraneo<br />

comprenderà<br />

43 Paesi<br />

e una zona<br />

di libero<br />

scambio<br />

di circa<br />

750 milioni<br />

di abitanti<br />

con circa<br />

il 24 per cento<br />

del Pil<br />

mondiale<br />

Statistica, demografia e immigrazione<br />

la popola, così come per la forza economica e l’estensione<br />

territoriale, che non ha potuto dispiegare il suo peso eccezionalmente<br />

forte per via della mancata unione politica, del tutto<br />

necessaria per fronteggiare i grandi giganti demografici del<br />

mondo contemporaneo. Unione politica che nel processo di<br />

governance dovrebbe perfezionare il peso da attribuire alla<br />

dimensione demografica dei singoli Paesi componenti, a evitare<br />

che una aggregazione di piccoli Paesi possa imporre le sue<br />

decisioni all’intera vasta comunità. Un problema che si ripropone<br />

anche per le Nazioni Unite, dove, per superare la sua attuale<br />

forte crisi, le votazioni dovrebbero contare sulla maggioranza<br />

di Nazioni coniugata con una maggioranza di popolazioni.<br />

Insomma è necessaria una piena valutazione della variabile<br />

popolazione per la governance di unità multinazionali, e per i suoi<br />

riflessi economici, sociali, culturali. E certo in questo campo i<br />

demografi dovrebbero ulteriormente mettersi al lavoro per valutare<br />

tutte le problematiche e le possibili conseguenze legate all’assai<br />

prossimo decollo della Unione per il Mediterraneo, una Unione<br />

di 43 Paesi che potrebbe sfociare in una zona di libero scambio di<br />

circa 750 milioni di abitanti con circa il 24 per cento del Pil<br />

mondiale e che la cui popolazione – così differenziata per dinamica,<br />

per struttura, per insediamento territoriale – ha già ora problemi<br />

immensi in termini di energia, trasporti, istruzione, sviluppo,<br />

condizione sociale. Una Unione che da un lato potrebbe auspicabilmente<br />

favorire gli scambi e lo sviluppo del nostro<br />

Mezzogiorno, dall’altro potrebbe contribuire a drenare in tutta<br />

la riva sud del Mediterraneo le attese massicce migrazioni<br />

dall’Africa sub-sahariana, e infine, se allargata ulteriormente<br />

alla Russia, potrebbe misurarsi con gli altri grandi Paesi /Unioni<br />

come la Cina, l’India, l’Asean, il Nafta, il Mercosur e cercare<br />

forme di convivenza con l’Unione Africana.<br />

Messa, infine, nei termini più essenziali possibili, il problema è<br />

se la prosecuzione dello sviluppo economico possa essere<br />

sostenibile o no: se sia peggio la sovrappopolazione o l’eccesso<br />

di consumi. Se la risposta è la prima, si potrebbe avere un<br />

grande dramma per l’umanità, perché si tratterebbe di estendere<br />

a tutti i popoli che si trovano ancora a medio-alta fecondità una<br />

politica che li costringa – come ad esempio da tempo succede<br />

in Cina – a non avere figli o ad averne uno solo, di modo che la<br />

fecondità scenda ancora più rapidamente di quanto stia avvenendo;<br />

oppure, con una riduzione del welfare, si tratterebbe di avere<br />

un arresto alla discesa della mortalità o addirittura di provocarne<br />

un rialzo avendo come conseguenza la riduzione per tutti della<br />

durata della vita. Parrebbe più conveniente e appropriato ridurre<br />

<strong>2011</strong> gennaio-<strong>febbraio</strong><br />

Documentazione e Statistiche<br />

libertàcivili<br />

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