febbraio 2011 - Libertà Civili
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Primo Piano<br />
libertàcivili<br />
Giovani immigrate, tempo libero e relazioni personali<br />
La difficoltà<br />
e spesso<br />
l’impossibilità<br />
di comporre<br />
tra di loro<br />
la necessità<br />
di lavorare<br />
e l’idea<br />
o il desiderio<br />
di studiare<br />
96 <strong>2011</strong> gennaio-<strong>febbraio</strong><br />
Il bisogno di mantenersi costringe le giovani immigrate ad<br />
accettare lavori pesanti e faticosi (a servizio nelle case, nei centri<br />
di cura, nei ristoranti), spesso sovrapposti allo studio, a “rosicare”<br />
il dopocena o il sonno. Quasi tutte le intervistate che vivevano in<br />
famiglia hanno dichiarato inoltre di aiutare i genitori nei lavori<br />
domestici e nell’accudimento dei fratelli minori. Rilassarsi, come<br />
uscire con gli amici, è un lusso.<br />
2. Orizzonti ristretti. Anche se la crisi economica ha di certo<br />
smorzato l’efficacia del concetto di dilatazione dei possibili,<br />
utilizzato per diversi anni dagli studiosi per descrivere le condizioni<br />
di crescita dei giovani occidentali, la possibilità di scegliere<br />
tra più strade – almeno, tra studio e lavoro, e tra vari percorsi di<br />
studio – rimane comunque un’opportunità concreta per molti<br />
giovani italiani.<br />
Le ragazze immigrate che abbiamo intervistato narravano<br />
di traiettorie ben più pesantemente condizionate dai vincoli<br />
materiali. In certi casi la sicurezza economica compensava<br />
serenamente il sacrificio dei sogni. Ma in qualche racconto il<br />
rimpianto di non aver potuto scegliere suonava più doloroso.<br />
“Se le cose fossero state diverse, forse avrei studiato… un po’ mi è mancato.<br />
A volte quando esco da lavoro e vedo tutti quei ragazzi in giro con la<br />
cartella, mi viene un po’ di malinconia… anche perché penso alla mia<br />
sorellina [rimasta nel paese di origine]... è come aver saltato un pezzo<br />
di vita… Però ho preferito prendere uno stipendio e avere la sicurezza<br />
del lavoro che studiare e non avere la sicurezza dei soldi in tasca…”<br />
(Speranza, colombiana, 22 anni, addetta alle pulizie in un centro<br />
assistenziale pubblico)<br />
La ristrettezza delle prospettive sembra riguardare non soltanto<br />
il piano culturale e simbolico di alcune di queste esistenze, ma<br />
anche il loro raggio fisico di azione. A dispetto di sentimenti e<br />
di vite affettive divisi tra Paesi lontani, le occasioni di mobilità<br />
di alcune intervistate sono apparse drasticamente limitate al<br />
tragitto per raggiungere il posto di lavoro, il centro commerciale,<br />
il mercato; più raramente, una pizzeria, il pub o il cinema. In<br />
queste prospettive ristrette, Roma può diventare un viaggio,<br />
Ladispoli la meta del viaggio di nozze, Venezia un sogno.<br />
3. Dipendenze responsabili. Vicinanza fisica (anche prolungata)<br />
e legami sempre più improntati alla comprensione affettiva e<br />
alla negoziazione: se questo è il modello genitori-figli che<br />
sembra prevalere nelle famiglie italiane, le relazioni descritte