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Simposio - Libreria Filosofica

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<strong>Simposio</strong><br />

dell’immortalità, nel suo corpo e in tutto il resto; l’immortale<br />

vi partecipa in modo del tutto diverso 128 . Non meravigliarti<br />

dunque se ciascun essere è dominato dall’amore e si preoccupa<br />

tanto dei propri figli, perché questo è nella natura dei viventi: è<br />

al servizio dell’immortalità 129 ».<br />

Queste parole mi riempirono di stupore e glielo dissi:<br />

«Ma come, saggia Diotima, le cose stanno veramente così?»<br />

Ella mi rispose col tono serio di chi insegna:<br />

«Devi esserne certo, Socrate. Pensa alle ambizioni che hanno<br />

molte persone e ti meraviglierai senza dubbio della loro assurdità;<br />

se rifletti, meditando sulle mie parole, ti accorgerai di<br />

quanto è strano lo stato di coloro che desiderano diventare celebri<br />

e acquistare gloria immortale per l’eternità: sono disposti<br />

per questo a correre ogni rischio, più ancora che per difendere<br />

i loro figli. Sono pronti a mettere in gioco il loro denaro, ad<br />

affrontare tutti i disagi, a rischiare la loro stessa vita. Pensi forse<br />

che Alcesti sarebbe morta per Admeto, che Achille avrebbe<br />

128 Né in questo punto né altrove nel <strong>Simposio</strong> Platone fa alcun riferimento<br />

alle teorie dell’immortalità dell’anima. Il fatto che Eros – demone mediatore<br />

tra il tempo e l’eterno – esprima il nostro desiderio di immortalità non<br />

implica (né nega) l’immortalità della nostra anima. Ora, poiché Platone ha<br />

dedicato scritti fondamentali (soprattutto il Fedone) alle dottrine (e persino<br />

alle dimostrazioni “razionali”) dell’immortalità dell’anima, che nel <strong>Simposio</strong><br />

non vengono richiamate, nasce un problema di interpretazione sui rapporti<br />

tra questi due dialoghi.<br />

129 C’è una ispirazione eraclitea di fondo in questo passo, come spesso<br />

in Platone quando si parla dell’incessante movimento degli esseri:<br />

“L’ispirazione eraclitea è visibile in diversi punti del <strong>Simposio</strong>: per esempio<br />

nella descrizione dell’eterna mobilità dell’amore (…) e in tutti i passi in cui<br />

Platone ci mostra una sintesi o una successione di qualità opposte. Ma questa<br />

ispirazione è ancora più evidente nel brano in cui Diotima prova a Socrate che<br />

ciò che noi amiamo è conservarci e perpetuarci malgrado il divenire perpetuo<br />

che trasforma incessantemente il nostro organismo ed il nostro pensiero”<br />

(Robin 1908, p. 231).<br />

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