Simposio - Libreria Filosofica
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<strong>Simposio</strong><br />
giungerà al punto da fissare i suoi occhi sulla scienza stessa<br />
della bellezza perfetta, di cui adesso ti parlerò 144 .<br />
Sforzati - mi disse Diotima - di dedicarti alle mie parole con<br />
tutta l’attenzione di cui sei capace. Guidato fino a questo punto<br />
sul cammino dell’amore, il nostro uomo contemplerà le cose<br />
belle nella loro successione e nel loro esatto ordine; raggiungerà<br />
il vertice supremo dell’amore e allora improvvisamente<br />
gli apparirà la Bellezza nella sua meravigliosa natura, quella<br />
stessa, Socrate, che era il fine di tutti i suoi sforzi: eterna, senza<br />
nascita né morte 145 . Essa non si accresce né diminuisce, né è<br />
più o meno bella se vista da un lato o dall’altro. Essa è senza<br />
tempo, sempre egualmente bella, da qualsiasi punto di vista la<br />
si osservi. [211] E tutti comprendono che è bella. La Bellezza<br />
non ha forme definite: non ha volto, non ha mani, non ha nulla<br />
riunire in sé il fare e il sapere” (Robin 1908, p. 239).<br />
144 “Che l’opera di cura dell’anima debba andare oltre lo sviluppo degli<br />
ordinari buoni costumi e norme morali, che essa richieda l’addestramento<br />
dell’intelletto mediante la familiarità con la scienza più alta, e che il compito<br />
del vero filosofo sia di unificare le scienze col suo studio dei principi<br />
e di riportare i risultati di un maturo pensiero filosofico all’intera condotta<br />
della vita, questa è la lezione medesima che ci vien data nella Repubblica<br />
attraverso lo schema proposto per l’educazione dei governanti filosofi. Come<br />
nella Repubblica lo studio delle scienze separate conduce alla scienza suprema<br />
della dialettica o metafisica, cioè ai principi sui quali si fonda ogni altro<br />
sapere, così anche in questo discorso socratico l’uomo che sta per toccare la<br />
meta discerne un’unica scienza della Bellezza” (Taylor 1949, pp. 359-360).<br />
145 E’ l’idea stessa di bellezza: come si vede, il percorso che Platone sta<br />
descrivendo è parallelo a quello del mito della caverna della Repubblica (in<br />
cui tuttavia non vi è un esplicito richiamo all’Eros). Sia qui che là il giovane<br />
(ben guidato) è condotto dalla sfera sensibile a quella intelligibile per gradi<br />
progressivi e il fine ultimo è in entrambi i casi la contemplazione dell’idea<br />
vera. In questo passo è sottolineato in modo particolare come la prospettiva<br />
dialettica sia indispensabile, ma non sufficiente: una volta raggiunto il vertice<br />
supremo dell’amore apparirà la Bellezza in sé. Ma si tratta di un ulteriore<br />
grado rispetto al percorso che l’anima ha compiuto con le proprie forze: non<br />
è infatti l’anima a scoprire la Bellezza in sé, è quest’ultima ad apparire.<br />
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