Simposio - Libreria Filosofica
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Dizionario del <strong>Simposio</strong> di Platone<br />
La fase successiva era quella che dava inizio al simposio vero<br />
e proprio. I giovani schiavi porta vano olii profumati e corone di<br />
fiori, con cui cingevano il capo dei convitati e le coppe del vino.<br />
Veniva fatta un’offerta simbolica a Zeus, con cibi e vino, mentre<br />
un coro, cui talvolta si univano anche i convitati, innalzava un<br />
canto solenne e celebrativo, al suono del flauto. L’effetto suggestivo<br />
doveva certamente essere straordinario.<br />
Il simposio assume così una funzione e un significato sacrali:<br />
“L’offerta è in origine un rito che deve rompere il tabù insito nel<br />
vino: bere significa penetrare nel demonico. [...] Il vino non è<br />
semplicemente un dono degli dèi, ma è una divinità esso stesso:<br />
Bacco, Bromio, Dioniso, come spesso il linguaggio simposiale<br />
chiama direttamente il vino” (Von Der Muhll 1983, p. 11). Il<br />
simposio, nel suo complesso, era un rito collettivo, che attestava<br />
ai convitati l’appartenenza esclusiva a una ristretta cerchia<br />
comunitaria, da cui erano rigorosamente esclusi tutti gli altri. Il<br />
cerimoniale di cingere il capo dei convitati con coro ne di fiori<br />
era il gesto simbolico che sanciva il loro ingresso nella nuova<br />
comunità, così come il bere in comune stava a suggellare un<br />
patto di amicizia e di fratellanza. “Nella cultura greca per poter<br />
leggere nel cuore di un amico con cui si sta insieme bisogna<br />
aver bevuto con lui a banchetto, perché il vino rivela il vero animo<br />
dell’uomo” (Trumpf 1983, p. 47). ‘Il vino è il mezzo per guardare<br />
dentro l’uomo”, dice Alceo, un poeta liri co dell’età arcaica<br />
(sull’argomento è giunta sino a noi un’elegia di Senofane).<br />
L’uso del bere vino non era mai libero e indiscriminato: fra i<br />
presenti veniva eletto un simposiarca, che regolava nei minimi<br />
dettagli la quantità di vino da consumare, il dosaggio di acqua<br />
con cui allun garlo e perfino il numero di coppe che spettavano<br />
a ciascuno. La moderazione nel bere era considera ta in genere<br />
un segno imprescindibile di buon comportamento e rispettabilità.<br />
L’ubriachezza smodata era talvolta una fonte di vergogna<br />
e offesa; nel <strong>Simposio</strong> di Platone viene più volte sottolineato<br />
che Socrate, per quanto vino potesse bere, non si lasciava<br />
mai andare all’ubriachezza. Per la mentalità greca l’eccesso<br />
a cui poteva portare il vino, assunto in quantità indiscriminata,<br />
rientrava in qualche modo all’interno del concetto di hybns, la<br />
tracotanza, e quindi l’opposto - al negativo - del principio di<br />
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