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Benessere organizzativo complessità ed emergenza

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<strong>Benessere</strong> <strong>organizzativo</strong> <strong>complessità</strong> <strong>ed</strong> <strong>emergenza</strong><br />

ne e di sistematizzazione dell’esperienza. I partecipanti al Laboratorio sono<br />

stati considerati “osservatori” professionali del disagio in grado di usare<br />

categorie di classificazione e di ricondurre l’esperienza alle possibili fonti<br />

del disagio.<br />

Per gli obiettivi del Laboratorio non è stato esaminato il disagio tra detenuti<br />

ma solo le diverse forme di disagio tra tutto il personale che opera all’interno<br />

dell’istituto penitenziario.<br />

Anche in questo caso, il materiale prodotto è stato copioso e per facilità di<br />

lettura del lavoro svolto è stata pr<strong>ed</strong>isposta la sintesi che si presenta.<br />

Un primo strumento realizzato dai gruppi si riferisce agli indicatori visibili<br />

del disagio.<br />

Con tale espressione si indicano comportamenti osservabili e rilevabili che<br />

possono essere assunti come sintomi e segnalatori di uno stato di disagio<br />

personale. Ovviamente occorre che detti comportamenti non costituiscano<br />

un evento episodico ma tendano a ripetersi nel tempo.<br />

La pronta rilevazione di uno stato di disagio consente, qualora lo si ritenga<br />

opportuno, di intervenire. In alcuni casi una “delicata” segnalazione di<br />

attenzione – hanno detto alcuni partecipanti – consente alle persone interessate<br />

di riflettere sui propri comportamenti. Nella tavola che segue (tav. 4)<br />

è riportata una griglia per l’osservazione e la rilevazione delle situazioni di<br />

disagio.<br />

Più complesso è stato il lavoro dell’individuazione della cause del disagio.<br />

Nel lavoro dei gruppi è stata tentata una categorizzazione delle cause che<br />

ora, a posteriori, può assumere una tipologia sistematica.<br />

Le cause sembrano collocarsi a livello di quattro diversi contesti:<br />

a) il contesto della propria storia, della propria cultura e delle relazioni<br />

familiari;<br />

b) il contesto micro del lavoro, materializzabile nell’organizzazione delle<br />

attività e delle relazioni all’interno del gruppo di lavoro;<br />

c) il contesto macro del lavoro riferito all’organizzazione del sistema penitenziario<br />

nel suo complesso;<br />

d) il contesto culturale e della società civile esterno all’istituto penitenziario.<br />

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