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Benessere organizzativo complessità ed emergenza

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<strong>Benessere</strong> <strong>organizzativo</strong> <strong>complessità</strong> <strong>ed</strong> <strong>emergenza</strong><br />

rizzare l’apporto esperienziale e il portato di conoscenza di coloro che<br />

avrebbero partecipato alla formazione. Vi era l’esigenza di pervenire ad un<br />

modello di formazione ove il gradiente di attivazione/partecipazione dei<br />

corsisti fosse elevato.<br />

Era molto importante favorire massima espressione delle buone prassi in<br />

essere e, oltre alla contestuale partecipazione di dirigente e comandante del<br />

m<strong>ed</strong>esimo Istituto Penitenziario, in tutte le <strong>ed</strong>izioni è stata garantita la rappresentazione<br />

dell’intera compagine delle realtà provv<strong>ed</strong>itoriali italiane per<br />

offrire spazio di scambio tra m<strong>ed</strong>esime figure professionali e mondi esperienziali<br />

diversi da nord a sud. È noto infatti come i territori in cui gli Istituti<br />

penitenziari insistono possano notevolmente contribuire sulla qualità della<br />

vita sia di detenuti che di operatori chiamati a prestare servizio in quel dato<br />

contesto socio-culturale. Rendere possibile il raffronto avrebbe aiutato a<br />

consolidare buone prassi già esistenti, a fornire rinforzo a coloro che tali<br />

buone prassi hanno promosso, a sostenerne e a favorirne l’estensione ad<br />

altri Istituti.<br />

La <strong>complessità</strong> dell’intero impianto del progetto sia rispetto alle finalità<br />

(generare pre-condizioni di salute organizzativa) che sul piano del metodo<br />

e della organizzazione ha orientato l’Istituto Superiore ad avvalersi della<br />

supervisione scientifica e della docenza del professor Francesco Avallone,<br />

titolare della Catt<strong>ed</strong>ra di Psicologia del Lavoro presso La Sapienza e pro-rettore<br />

della stessa Università.<br />

Questa scelta voleva sia garantire elevati standard ai corsisti sia ottenere un<br />

punto di vista terzo rispetto agli sviluppi della formazione proposta anche<br />

nei termini di possibile fe<strong>ed</strong>back agli Uffici Centrali.<br />

In quello che in definiva è anche un processo di rivisitazione di modelli<br />

gestionali <strong>ed</strong> organizzativi, l’apporto dell’ISSP – oltre all’innesco dei processi<br />

formativi con la prima tornata di formazione a livello centrale – è consistito<br />

nei seguenti punti:<br />

❑ impegno alla massima diffusione dei materiali prodotti dai Laboratori,<br />

vero e proprio frutto di un lavoro condiviso con i direttori e i comandanti<br />

di tutta Italia<br />

❑ definizione di proposte specifiche e rappresentative dei bisogni che<br />

possono essere utilizzate come linee-guida nella pr<strong>ed</strong>isposizione dei<br />

progetti per il benessere a livello decentrato<br />

❑ promozione di una cultura del lavoro e dell’organizzazione f<strong>ed</strong>ele alle<br />

specifiche esigenze locali nel rispetto del quadro di riferimento che<br />

circoscrive l’attenzione al benessere del personale<br />

❑ finanziamento di progetti che, attraverso attività di formazione (il progetto<br />

formativo di struttura), promuovono cambiamenti di processo<br />

per migliorare i climi organizzativi.<br />

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