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"l'impegno" (1/2010) in formato pdf - Istituto per la storia della ...

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Fossoli fu scelto come luogo <strong>in</strong> cui edificare<br />

un campo di concentramento sia <strong>per</strong> i<br />

buoni collegamenti ferroviari presenti nel<strong>la</strong><br />

vic<strong>in</strong>a città di Carpi, sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua lontananza<br />

da grandi centri abitati, motivi che lo rendevano<br />

più facilmente control<strong>la</strong>bile. Durante<br />

il suo <strong>per</strong>iodo di attività fu utilizzato <strong>per</strong> diverse<br />

tipologie di prigionieri e rappresenta<br />

un ottimo esempio di campo di transito, nel<br />

quale i detenuti, dest<strong>in</strong>ati al<strong>la</strong> deportazione<br />

nei campi tedeschi, non rimanevano a lungo.<br />

L’area di Fossoli fu attiva anche dopo<br />

<strong>la</strong> f<strong>in</strong>e del<strong>la</strong> guerra, ospitando diverse strutture,<br />

da una comunità di bamb<strong>in</strong>i orfani di<br />

guerra ad un’associazione a sostegno dei<br />

profughi provenienti dal conf<strong>in</strong>e orientale.<br />

Proprio durante queste trasformazioni,<br />

l’area del campo venne completamente modificata<br />

e ancora oggi è possibile notare le<br />

varie fasi di utilizzo del<strong>la</strong> zona.<br />

Bolzano rappresenta un ulteriore esempio<br />

di campo di transito, che <strong>in</strong>iziò <strong>la</strong> sua attività<br />

successivamente allo smantel<strong>la</strong>mento del<br />

<strong>la</strong>ger di Fossoli, area ormai considerata poco<br />

sicura a causa dell’avanzata degli Alleati.<br />

Nel dopoguerra l’area dell’ex campo fu completamente<br />

rasa al suolo e solo un muro oggi<br />

ne testimonia l’esistenza. Anche gli ex deportati<br />

hanno difficoltà ad identificare il<br />

campo nel quale furono r<strong>in</strong>chiusi <strong>per</strong> diverso<br />

tempo e questa è una prova <strong>in</strong>confutabile<br />

del<strong>la</strong> necessità di conservazione dei<br />

luoghi che furono teatro di avvenimenti così<br />

tragici del<strong>la</strong> nostra <strong>storia</strong>. Soltanto <strong>in</strong> questo<br />

modo è possibile non dimenticare e soprattutto<br />

evitare il ripetersi di tali atrocità.<br />

L’anniversario del<strong>la</strong> Liberazione<br />

Sabato 24 aprile, a Varallo, nel<strong>la</strong> sede dell’<strong>Istituto</strong>,<br />

<strong>in</strong> occasione del 65 o anniversario<br />

del<strong>la</strong> Liberazione, si è svolto il consueto<br />

appuntamento con Tiziano Ziglioli, docente<br />

del liceo “D’Adda” di Varallo e col<strong>la</strong>bo-<br />

attività dell’<strong>Istituto</strong><br />

ratore dell’<strong>Istituto</strong>, che ha presentato il libro<br />

di Renata Viganò “L’Agnese va a morire”,<br />

pubblicato nel 1949, e, con l’ausilio del<strong>la</strong><br />

proiezione di alcune sequenze, il film che ne<br />

è stato tratto da Giuliano Montaldo nel 1976.<br />

Romanzo <strong>per</strong> lungo tempo considerato il libro<br />

di lettura del<strong>la</strong> Resistenza, ma poi c<strong>la</strong>ssificato<br />

dal<strong>la</strong> critica come eccessivamente<br />

schematico e didascalico, “L’Agnese va a<br />

morire” merita secondo Ziglioli di essere recu<strong>per</strong>ato<br />

<strong>per</strong>ché, analizzandolo <strong>in</strong> maniera<br />

approfondita, rive<strong>la</strong>, al di sotto di uno stile<br />

piano e uniforme, una <strong>in</strong>attesa complessità.<br />

La protagonista, <strong>la</strong>vandaia di mezza età<br />

del<strong>la</strong> bassa valle di Comacchio, oppressa<br />

dal<strong>la</strong> fatica e dal<strong>la</strong> stanchezza dei molti pesi,<br />

reali e metaforici, dei quali <strong>la</strong> vita le ha riservato<br />

di farsi carico, diventa il fulcro di una<br />

molteplicità di vicende che, ricondotte all’evoluzione<br />

del suo <strong>per</strong>sonaggio, acquisiscono<br />

l<strong>in</strong>earità e compattezza.<br />

Agnese, nel<strong>la</strong> sua semplicità di donna del<br />

popolo, svolge senza esitazione i compiti<br />

che, dopo <strong>la</strong> morte del marito Palita, catturato<br />

dai tedeschi e deportato, le vengono<br />

assegnati dal<strong>la</strong> brigata partigiana con cui<br />

col<strong>la</strong>bora. Porta con coraggio il pesante fardello<br />

del<strong>la</strong> guerra, sopporta con testardagg<strong>in</strong>e<br />

<strong>la</strong> spossatezza delle camm<strong>in</strong>ate nel<strong>la</strong><br />

neve, nel fango, sotto <strong>la</strong> pioggia, facendo<br />

<strong>in</strong> silenzio ciò che sente di dover fare, resa<br />

fragile a volte solo dal timore di non essere<br />

all’altezza del ruolo che le è stato assegnato<br />

e dal<strong>la</strong> paura <strong>per</strong> <strong>la</strong> sorte dei giovani di cui<br />

si sente responsabile. Ciò che Agnese fa,<br />

lo fa <strong>per</strong> loro, <strong>per</strong> un futuro a cui sente che<br />

non apparterrà, <strong>in</strong> un <strong>per</strong>corso di progressiva<br />

acquisizione di consapevolezza politica<br />

che va di pari passo con un processo di<br />

annul<strong>la</strong>mento <strong>per</strong>sonale, culm<strong>in</strong>ante <strong>in</strong> una<br />

morte che si annuncia f<strong>in</strong> dal titolo.<br />

Sarebbe <strong>per</strong>ò riduttivo, afferma Ziglioli,<br />

vedere <strong>in</strong> Agnese una figura ideale, un modello<br />

edificante, un’astrazione ideologica,<br />

116 l’impegno

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