"l'impegno" (1/2010) in formato pdf - Istituto per la storia della ...
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ano i protagonisti. Caratterizzato dal<strong>la</strong> dimensione<br />
civile che si stanno dando questi<br />
architetti, dall’apporto collegiale come pr<strong>in</strong>cipio<br />
metodologico, dal<strong>la</strong> matrice razionalistica<br />
proiettata, al<strong>la</strong> libertà <strong>in</strong>novativa fondata<br />
sull’analisi del territorio <strong>per</strong> <strong>la</strong> pianificazione<br />
urbanistica, guardando a Le Corbusier.<br />
Dall’autonomia espressiva tesa al su<strong>per</strong>amento<br />
dei v<strong>in</strong>coli più schematici delle<br />
strettoie del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di provenienza alimentata<br />
dal<strong>la</strong> modernità di regime, dal tema <strong>per</strong>vasivo<br />
dell’abitare <strong>in</strong> cui ci si imbatte nel<strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>sonalità eclettica di Adriano Olivetti.<br />
Avamposti culturali di una “generazione<br />
tradita”, che hanno cementato l’antifascismo<br />
nel pensiero e nell’azione, proseguendo<br />
negli anni del<strong>la</strong> ricostruzione l’impegno<br />
ispirato ai Congrés Internationaux d’Architecture<br />
Moderne, ai pr<strong>in</strong>cipi radicati sia nei<br />
contenuti sociali e culturali dell’es<strong>per</strong>ienza<br />
sia nel<strong>la</strong> memoria storica, <strong>per</strong> <strong>la</strong> disartico<strong>la</strong>zione<br />
del<strong>la</strong> città monocentrica e nel<strong>la</strong> contestazione<br />
dello «sfruttamento delle aree a vantaggio<br />
di pochi e contro il benessere collettivo».<br />
Ma <strong>per</strong> fare ancora un po’ di quel<strong>la</strong><br />
malvoluta memoria storica, del<strong>la</strong> quale oggi<br />
par bel<strong>la</strong>mente si voglia fare a meno, un nome<br />
ancora dei sodali di Julissa e Giangio, desidero<br />
spendere. Quello dell’architetto Giuseppe<br />
Pagano, passato da Vil<strong>la</strong> Triste del<strong>la</strong> Banda<br />
Koch di sadici tossici come Valenti e Ferida,<br />
anche lui a Fossoli e poi a Mauthausen, dove<br />
<strong>la</strong>scia <strong>la</strong> vita sotto il bastone di un guardiano<br />
il 22 aprile 1945.<br />
Francesco Omodeo Zor<strong>in</strong>i<br />
Giovanni De Luna<br />
Le ragioni di un decennio<br />
1969-1979<br />
Militanza, violenza, sconfitta, memoria<br />
Mi<strong>la</strong>no, Feltr<strong>in</strong>elli, 2009, pp. 253, € 17,00.<br />
«Questo è un libro di <strong>storia</strong> molto partico<strong>la</strong>re»,<br />
così Giovanni De Luna apre il suo<br />
ultimo <strong>la</strong>voro “Le ragioni di un decennio.<br />
1969-1979. Militanza, violenza, sconfitta, memoria”.<br />
L’oggetto dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e è il movimento<br />
del Sessantotto: i suoi presupposti, i suoi<br />
<strong>in</strong> biblioteca<br />
contenuti, <strong>la</strong> sua evoluzione, <strong>la</strong> sua f<strong>in</strong>e, l’impronta<br />
che comunque ha <strong>la</strong>sciato, le letture<br />
che se ne danno oggi. È un passato che <strong>in</strong><br />
Italia non riesce ancora a passare, ma su cui<br />
non si riesce a costruire una memoria pubblica<br />
condivisa. L’<strong>in</strong>tento dell’autore non<br />
sembra essere quello di difendere il decennio<br />
dai suoi detrattori. Piuttosto, il tentativo<br />
è quello di smontarlo, di sottrarlo a immag<strong>in</strong>i<br />
troppo univoche.<br />
Nell’analizzare il decennio1969-1979 l’autore<br />
dist<strong>in</strong>gue due metà: <strong>la</strong> prima caratterizzata<br />
dagli esordi di un movimento di contestazione<br />
onnicomprensiva, che parte dai giovani<br />
nelle scuole <strong>per</strong> di<strong>la</strong>gare e <strong>in</strong>contrare<br />
quello delle lotte o<strong>per</strong>aie nelle fabbriche, accomunati<br />
da un’idea di necessaria rivoluzione<br />
<strong>per</strong>manente; <strong>la</strong> seconda identificata dal<br />
passaggio da una militanza agita <strong>in</strong> prima<br />
<strong>per</strong>sona, al<strong>la</strong> successiva delega ai partiti,<br />
specchio di un netto calo di partecipazione<br />
e di una scelta <strong>la</strong>rgamente condivisa di smettere<br />
di essere militanti e di diventare cittad<strong>in</strong>i,<br />
iscritti ai partiti ed elettori. L’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e ruota<br />
attorno a Lotta cont<strong>in</strong>ua, al<strong>la</strong> sua opposizione<br />
alle Brigate rosse, che si orienta dapprima<br />
verso una concezione “offensiva” <strong>in</strong><br />
cui si cerca di contrapporre <strong>la</strong> violenza di<br />
massa a quel<strong>la</strong> di avanguardia, <strong>per</strong> poi doversi<br />
arrendere a tale sfida e sfociare nel<br />
tentativo di porre tutte le proprie forze <strong>in</strong> una<br />
direzione opposta e alternativa a quel<strong>la</strong> delle<br />
Br. Tentativo che risulterà fallimentare e<br />
porterà al<strong>la</strong> dis<strong>in</strong>tegrazione di Lotta cont<strong>in</strong>ua<br />
come organizzazione e al suo approdo<br />
politico nel<strong>la</strong> formu<strong>la</strong> impotente “né con le<br />
Br né con lo Stato”. Resta <strong>per</strong>ò irrisolto un<br />
quesito a cui l’autore non sembra voler dare<br />
risposta. Nel<strong>la</strong> teorizzazione del<strong>la</strong> violenza<br />
di massa e nelle derive terroristiche esistono<br />
o meno delle responsabilità soggettive e<br />
politiche all’<strong>in</strong>terno del movimento del Sessantotto?<br />
È giusto ridurre il problema ad una<br />
semplice acquisizione esterna, a una sorta di<br />
reazione al<strong>la</strong> repressione? Su questo pare<br />
che l’autore resti <strong>in</strong> su<strong>per</strong>ficie.<br />
Il punto di vista dal quale si guarda è, ad<br />
un tempo, circoscritto ed ampio. Circoscritto,<br />
<strong>per</strong>ché «c’è molta Lotta cont<strong>in</strong>ua e c’è<br />
126 l’impegno