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Aprile - Giugno Bollettino - Diocesi di Rimini

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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2011 - n.2<br />

due gesti, un solo messaggio: proprio perché si sa e si sente amato dal Padre,<br />

Gesù si consegna alla morte e alla morte <strong>di</strong> croce.<br />

E’ un messaggio, questo, troppo importante e decisivo perché noi ci limitiamo<br />

qui ad enunciarlo. Tentiamo <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>rlo, registrando due serie <strong>di</strong> passi<br />

che si leggono soprattutto nel quarto vangelo. Una prima serie insiste sulla<br />

obbe<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> Gesù alla volontà del Padre, come: “Il mio cibo è fare la volontà<br />

<strong>di</strong> colui che mi ha mandato” (Gv 4,34), una affermazione che ne richiama un’altra:<br />

“Io faccio sempre quello che a lui piace” (Gv 8,29), e ancora: “Il Figlio non<br />

può fare nulla da se stesso che non veda fare dal Padre”(Gv 5,19). L’altra serie<br />

accentua la piena libertà e responsabilità <strong>di</strong> Gesù, ad esempio: “Io do la mia<br />

vita, per poi riprenderla <strong>di</strong> nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso.<br />

Ho il potere <strong>di</strong> darla e il potere <strong>di</strong> riprenderla” (Gv 10,17s). Questa <strong>di</strong>alettica tra<br />

<strong>di</strong>pendenza e autonomia, tra obbe<strong>di</strong>enza e libertà punteggia tutto il vangelo<br />

giovanneo: da una parte Gesù riconosce <strong>di</strong> non parlare da sé (Gv 7,17ss; 12,49),<br />

<strong>di</strong> non essere venuto “da sé”, <strong>di</strong> non agire da sé, però nello stesso tempo <strong>di</strong>chiara:<br />

“Io sono la risurrezione e la vita”; “Io sono il pane <strong>di</strong>sceso dal cielo”; “Io sono<br />

la via, la verità e la vita”. La saldatura tra questi due versanti apparentemente<br />

contrapposti va cercata nella loro corretta articolazione teologica. Giovanni non<br />

vuol <strong>di</strong>re che Gesù a volte è ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>pendente e a volte sovranamente<br />

libero, ma che la sua ra<strong>di</strong>cale obbe<strong>di</strong>enza è il segreto della sua sovrana libertà.<br />

Gesù non è libero nonostante sia obbe<strong>di</strong>ente, ma proprio in quanto è liberamente<br />

e pienamente obbe<strong>di</strong>ente alla volontà del Padre.<br />

Ecco il duplice segreto <strong>di</strong> Gesù: se il segreto della sua libertà è l’obbe<strong>di</strong>enza,<br />

il segreto della sua obbe<strong>di</strong>enza è l’amore. Si tratta anzitutto <strong>di</strong> un amore ricevuto<br />

e accolto; è l’amore del Padre ‘suo’. Sapendosi e sentendosi amato, Gesù può<br />

affermare con chiarezza abbagliante: “Il Padre mi ama” (Gv 10,17). Ma il suo è<br />

anche un amore <strong>di</strong> risposta grata e gratuita: “Bisogna che il mondo sappia che<br />

io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco”, <strong>di</strong>ce Gesù ai<br />

suoi <strong>di</strong>scepoli verso il termine della cena, e subito dà l’or<strong>di</strong>ne secco ai suoi, <strong>di</strong><br />

uscire dal cenacolo: “Alzatevi, an<strong>di</strong>amo via <strong>di</strong> qui” (Gv 14,31).<br />

Così Gesù riesce a superare la paura paralizzante della morte e a liberare<br />

quanti come noi che, “per paura della morte, erano soggetti a schiavitù per<br />

tutta la vita” (Ebr 2,15).<br />

Accostiamoci perciò a lui, pieni <strong>di</strong> fiducia e preghiamolo così: “Signore<br />

Gesù, Tu sei nostro unico Maestro e Signore. Tu ci insegni un nuovo modo <strong>di</strong><br />

amministrare la nostra esistenza, il modo ‘eucaristico’ della gratitu<strong>di</strong>ne e della<br />

fiducia. Grati al Padre da cui ci sentiamo immensamente e intensamente amati,<br />

e fiduciosi nella sua tenerissima benevolenza, ci abbandoniamo con te, alle<br />

sue braccia premurose e accoglienti per lasciarci prendere, spezzare e dare ai<br />

fratelli. Aiutaci a credere fino in fondo nel suo amore forte e gratuito, fedele e<br />

irreversibile, e non avremo paura <strong>di</strong> donare la vita per amore, <strong>di</strong> rinunciare a<br />

salvare noi stessi per salvare con te i nostri fratelli. Maria, serva “umile e alta più<br />

che creatura”, donna forte e pura, stacci vicino nell’ora della croce, aiutaci a <strong>di</strong>re<br />

<strong>di</strong> sì al Dio dell’amore, e a non dubitare mai della fedeltà alle sue promesse”.<br />

+ Francesco Lambiasi<br />

Omelie<br />

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