Aprile - Giugno Bollettino - Diocesi di Rimini
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2011 - n.2<br />
2. Educazione è testimonianza<br />
Prima <strong>di</strong> essere un maestro l’educatore è un testimone, e il testimone è<br />
caratterizzato da un profilo con questi tratti:<br />
- Innanzitutto la cre<strong>di</strong>bilità. Il testimone non è un eroe senza macchia e<br />
senza paura; non è un essere perfetto, ma un uomo cre<strong>di</strong>bile e coerente.<br />
- Il coinvolgimento. Il testimone si coinvolge, perché l’educazione comporta<br />
sempre una auto-implicazione. Romano Guar<strong>di</strong>ni scriveva: “Vogliamo entrambi<br />
- cioè io educatore, tu educando - essere ciò che dobbiamo essere”, e questo<br />
coinvolgimento si traduce in una educazione permanente che non si può mai<br />
<strong>di</strong>smettere.<br />
- La responsabilità. Significa <strong>di</strong>re no all’autoritarismo ee sì all’autorevolezza,<br />
ma d’altra parte significa anche <strong>di</strong>re no al permissivismo e sì alla responsabilizzazione.<br />
Questo comporta una asimmetria nel rapporto educativo: l’educatore<br />
e l’educando non sono due compagni che camminano insieme. Il cammino<br />
educativo è come una escursione ad alta quota, che richiede sempre una guida.<br />
- La gratuità. Nessuno è padrone <strong>di</strong> ciò che riceve; bisogna andare oltre<br />
alla logica della funzionalità. La logica dell’educatore è dare quanto lui stesso<br />
ha ricevuto, perché allora si alimenta quel patrimonio educativo che dobbiamo<br />
consegnare alle future generazioni. Gratuità, ricordando sempre che noi tutti<br />
siamo abbastanza poveri per dover ricevere e abbastanza ricchi per poter dare.<br />
3. Educazione è cammino<br />
Il cammino implica la con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> una meta e <strong>di</strong> una strada, ma un cammino<br />
con una guida alpina non è semplicemente fatto da uno (la guida), che<br />
cammina più veloce <strong>di</strong> quelli che accompagna, ma da uno che è già salito in<br />
vetta, ha già sperimentato la strada, ed è questo che lo rende esperto nel guidare,<br />
sostenere, accompagnare gli altri. Gli educatori con<strong>di</strong>vidono con gli educan<strong>di</strong><br />
la meta e la strada, ma i primi – ecco l’asimmetria - hanno la responsabilità<br />
<strong>di</strong> mostrare l’una e l’altra ai secon<strong>di</strong>. Dice un proverbio africano: “Quando si ha<br />
una meta, anche nel deserto si trova una strada”. E un altro detto afferma: “Se<br />
vado da solo, vado più veloce; se camminiamo insieme, an<strong>di</strong>amo più lontano”.<br />
Ovviamente il cammino implica anche gradualità nelle tappe e fedeltà alla legge<br />
della strada, perché la strada è non fatta per essere contemplata e sognata,<br />
ma per essere percorsa.<br />
Eccoci ora alle ultime due domande: che cosa può dare la fede? cosa deve<br />
dare la scuola?<br />
La fede può dare anzitutto l’ossigeno della trascendenza. Benedetto XVI ha<br />
scritto nella “Caritas in Veritate”: “Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non<br />
riesce nemmeno a comprendere chi egli sia”. Inoltre la fede può dare un capitale<br />
<strong>di</strong> certezze rasserenanti e che si riassumono nel titolo <strong>di</strong> un libro “Dio fa bene<br />
ai bambini”. Infatti la certezza dell’esistenza, o meglio della presenza <strong>di</strong> Dio, si<br />
declina in altrettante certezze rocciose sulle quali si può fondare una vita. Dire<br />
“Dio c’è”, significa che “io sono amato”. Cartesio affermava “cogito ergo sum”<br />
(“penso dunque sono”); il cristiano afferma “cogitor – o meglio ancora – amor”,<br />
“sono pensato, sono amato da Dio”, dunque esisto. Noi siamo gli amati, così<br />
Atti del Vescovo