Aprile - Giugno Bollettino - Diocesi di Rimini
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2011 - n.2<br />
Con Cristo o senza Cristo<br />
cambia tutto<br />
La vita cristiana illuminata<br />
dall’evento pasquale<br />
Intervento del Vescovo ai Quaresimali 2011<br />
Chiesa <strong>di</strong> s. Agostino, 11 aprile 2011<br />
A sorpresa, il 44.mo Rapporto Censis 2010, pubblicato recentemente, ha<br />
in<strong>di</strong>viduato la natura della crisi in un “calo del desiderio” che si manifesta in<br />
ogni aspetto della vita. Abbiamo meno voglia <strong>di</strong> crescere, <strong>di</strong> costruire, <strong>di</strong> cercare<br />
la felicità. I vampiri del materialismo, dell’edonismo, del consumismo ci hanno<br />
succhiato il sangue e al tempo stesso ci hanno inoculato il veleno soporifero<br />
della depressione, facendoci cadere in letargo. E siamo andati in automatico. A<br />
questa caduta del desiderio andrebbe attribuita la responsabilità delle “evidenti<br />
manifestazioni sia personale, sia <strong>di</strong> massa, comportamenti e atteggiamenti<br />
spaesati, in<strong>di</strong>fferenti, cinici, passivamente adattivi, prigionieri delle influenze<br />
me<strong>di</strong>atiche, condannati al presente senza profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> memoria e <strong>di</strong> futuro”.<br />
Come mai se siamo stati in grado <strong>di</strong> raggiungere importanti obiettivi nel passato<br />
(casa, lavoro, sviluppo…), adesso “siamo una società pericolosamente segnata<br />
dal vuoto”, e a un ciclo storico pieni <strong>di</strong> interesse e voglia <strong>di</strong> fare ne segue<br />
un altro segnato dal suo annullamento? “Tornare a desiderare è la virtù civile<br />
necessaria per riattivare una società troppo appagata e appiattita”.<br />
Ma il desiderio dell’uomo da solo non si riattiva. Ha bisogno <strong>di</strong> sentirsi<br />
abbracciato dall’Amore più grande. quello <strong>di</strong> Dio che ci ha amati per primo,<br />
l’amore <strong>di</strong> Cristo che è morto per ridarci la vita.<br />
1. Dio ci si è fatto vicino<br />
Il primo vangelo, quello <strong>di</strong> Matteo, iniziava con un albero genealogico, una<br />
interminabile, monotona litania <strong>di</strong> nomi per re<strong>di</strong>gere il certificato anagrafico <strong>di</strong><br />
Gesù, “figlio <strong>di</strong> Davide, figlio <strong>di</strong> Abramo”. Il vangelo secondo Marco cominciava<br />
con un grido: era la voce aspra e rovente del Battista che chiamava la gente<br />
a conversione. Quello <strong>di</strong> Luca con una de<strong>di</strong>ca - al nobile Teofilo - e con un<br />
racconto: l’annuncio e la nascita del Precursore. Giovanni - l’evangelista “che<br />
sovra li altri com’aquila vola” (Dante) - preferisce cominciare con un prologo:<br />
“l’altissimo canto” (Id.), l’inno al Verbo incarnato. “In principio era il Verbo / e il<br />
Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio”. Il centro incandescente del mistero<br />
è fissato in quella mezza riga: “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in<br />
Atti del Vescovo