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Aprile - Giugno Bollettino - Diocesi di Rimini

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La più bella storia d’amore<br />

Omelia tenuta nel corso della veglia pasquale<br />

<strong>Rimini</strong>, Basilica Cattedrale, 23-24 aprile 2011<br />

<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2011 - n.2<br />

Otto letture più il vangelo: la più lunga liturgia della Parola per riassumere<br />

tutta la storia della salvezza: passata, presente, futura. Proviamo a ripercorrere<br />

questa litania <strong>di</strong> brani per coglierne il messaggio pasquale. Cominciamo dal<br />

vangelo: “Gesù crocifisso non è qui: è risorto!”. Ecco l’evento assoluto che dà<br />

senso e significato a tutta la storia, alla nostra vita, all’intero universo. Questa<br />

è la luce che illumina e spiega tutto il tracciato che ci ha condotto all’Evento.<br />

Le tappe che scan<strong>di</strong>scono il cammino del popolo <strong>di</strong> Dio ci rimandano simbolicamente<br />

a quelle della nostra vita secondo lo Spirito del Risorto. Me<strong>di</strong>tando i<br />

gran<strong>di</strong> testi biblici, ci prepariamo a dare tutta la loro intensità alla celebrazione<br />

della iniziazione cristiana <strong>di</strong> voi, carissimi catecumeni.<br />

La prima tappa è la creazione, che segna il passaggio dal nulla all’essere.<br />

La Pasqua <strong>di</strong> Gesù ci ricorda che Dio Padre ha voluto con<strong>di</strong>videre con altri la<br />

sua vita. Ha deciso <strong>di</strong> associare dei fratelli al Figlio unigenito e ci ha scelti, predestinati<br />

e chiamati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli<br />

sia il primogenito <strong>di</strong> molti fratelli (cfr Rm 8,29). All’origine dell’universo non c’è<br />

un Dio che soffre <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, ma che vuole con<strong>di</strong>videre la sua felicità. E ci ha<br />

creati non per aumentare la sua gloria, ma per riversare il suo amore su tutte le<br />

creature e allietarle con gli splendori della sua luce.<br />

E quando l’uomo perse la sua amicizia, Dio non l’ha abbandonato al potere<br />

della morte, ma nella sua tenerissima misericor<strong>di</strong>a ha chiamato Abramo da una<br />

terra lontana dove si adoravano gli idoli, e lo ha scelto come padre dei credenti.<br />

E’ la seconda lettura, che ci ha riproposto il momento più drammatico della<br />

storia <strong>di</strong> Abramo. Dopo aver avuto il figlio tanto atteso, che gli avrebbe garantito<br />

una forma <strong>di</strong> sopravvivenza oltre l’inevitabile morte, Abramo ha dovuto<br />

rinunciare a questo desiderio così istintivo e accettare <strong>di</strong> sacrificare colui che<br />

rappresentava il suo futuro. Ma questo futuro gli viene ridonato. Isacco il frutto<br />

della sua carne, assume allora un significato nuovo: è il frutto della fede. Commenta<br />

la Lettera agli Ebrei: “Per fede Abramo, messo alla prova, offrì Isacco (…)<br />

Egli pensava infatti che Dio è capace <strong>di</strong> far risorgere anche dai morti: per questo<br />

lo riebbe anche come simbolo” (Ebr 11,17.19). Ecco il secondo passaggio della<br />

Pasqua: dalla idolatria alla fede.<br />

E siamo alla terza tappa: il passaggio del Mar Rosso. E’ il passaggio dalla<br />

schiavitù alla libertà. I cristiani vi vedono un pallido presagio <strong>di</strong> quella libera-<br />

Omelie<br />

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