Aprile - Giugno Bollettino - Diocesi di Rimini
Aprile - Giugno Bollettino - Diocesi di Rimini
Aprile - Giugno Bollettino - Diocesi di Rimini
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
44<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2011 - n.2<br />
celeste, sulla frontiera dell’eternità, che Cristo è la via e la porta, la risurrezione<br />
e la vita, è colui che <strong>di</strong>ce: “passiamo all’altra riva”. “Noi cre<strong>di</strong>amo che Gesù è<br />
morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti per mezzo <strong>di</strong> Gesù, Dio li<br />
radunerà insieme con lui” (1Ts 4,14). Cristo è “la porta che conduce al Padre,<br />
per la quale sono entrati Abramo, Isacco e Giacobbe, i profeti, gli apostoli e la<br />
Chiesa”. Cristo è colui che incontra gli uomini nella loro morte e concede loro <strong>di</strong><br />
morire insieme a lui in vista del Padre. Egli aveva annunciato: “Io, quando sarò<br />
innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). In quanto realtà biologica,<br />
la morte <strong>di</strong> Gesù appartiene al passato, è ormai sorpassata. In quanto realtà<br />
umana, personale, redentrice, è però insuperabile. In questa ottica, Gesù è al<br />
culmine del proprio amore; non esiste un punto ulteriore a questo culmine,<br />
Gesù è eterno nell’atto supremo del suo amore.<br />
Chiamati alla comunione del Figlio, i battezzati vivono nella morte l’ultima<br />
chiamata e, dopo essere vissuti sulla terra in Cristo, rispondono all’invito del<br />
Padre a “morire con Cristo”. Ma come è possibile morire in due? Non è la morte<br />
il momento dell’estrema solitu<strong>di</strong>ne? La morte è la rottura <strong>di</strong> ogni rapporto. L’amore<br />
umano riesce a fare <strong>di</strong> due una cosa sola in vita, ma non in morte. Però,<br />
poiché Gesù è morto “offrendo se stesso con uno Spirito eterno”, egli ha una<br />
capacità <strong>di</strong> accoglienza illimitata; infatti è morto per tutti, per accogliere tutti.<br />
Egli comunica ai suoi <strong>di</strong>scepoli il dono della sua Pasqua perfetta e definitiva: il<br />
“passaggio” da questo mondo al Padre. La sua morte, quin<strong>di</strong>, mi appartiene più<br />
della mia. La comunione è totale. Lo aveva detto: “Ciò che viene a me, io non<br />
lo respingerò” (gV 6,37), e: “Chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”<br />
(Gv 11,26).<br />
Questa è la morte dei santi: Teresa <strong>di</strong> Lisieux da anni desiderava morire in<br />
un atto d’amore totale, voleva che l’amore spezzasse il suo cuore in un olocausto<br />
alla <strong>di</strong>vina Misericor<strong>di</strong>a. Di fatto è morta <strong>di</strong> una malattia terribile, devastante,<br />
come Gesù è morto crocifisso, ma – come Gesù, che si è lasciato “consacrare”<br />
dal fuoco dello Spirito Santo – Teresa si è lasciata ardere da uno straor<strong>di</strong>nario<br />
slancio d’amore, che l’ha inabissata nelle profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Dio. Poteva perciò ben<br />
<strong>di</strong>re: “Non muoio, entro nella vita”.<br />
6. Con o senza Cristo cambia tutto<br />
Ma se sono vere queste buone notizie, allora cambia tutto.<br />
Con Cristo cambia la vita. Ciò che converte il freddo in caldo è la vicinanza<br />
del fuoco: “Stare vicino a me - <strong>di</strong>ce Gesù - nel Vangelo apocrifo <strong>di</strong> Tommaso - è<br />
stare vicino al fuoco”. Essere suoi <strong>di</strong>scepoli non vuol <strong>di</strong>re osservare una sfilza <strong>di</strong><br />
precetti: questo viene dopo. E non vuol <strong>di</strong>re nemmeno partecipare a riti e culti<br />
vari: anche questo viene dopo. Essere cristiani vuol <strong>di</strong>re bruciare nel fuoco del<br />
vangelo tutti gli egoismi, tutte le avi<strong>di</strong>tà e le sciocche vanità che ci seducono il<br />
cuore.<br />
Cambia la preghiera. Questo Gesù Cristo, che ci dà <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>ventare figli<br />
<strong>di</strong> Dio, ci spiazza con l’impreve<strong>di</strong>bile sorpresa <strong>di</strong> poter pregare con la stessa<br />
semplicità e la medesima tenerezza del Figlio <strong>di</strong> Dio, ad<strong>di</strong>rittura con la stessa<br />
parola e con lo stesso fiotto <strong>di</strong> abbandono con cui si rivolgeva al Padre nel se-<br />
Atti del Vescovo