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Aprile - Giugno Bollettino - Diocesi di Rimini

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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2011 - n.2<br />

celeste, sulla frontiera dell’eternità, che Cristo è la via e la porta, la risurrezione<br />

e la vita, è colui che <strong>di</strong>ce: “passiamo all’altra riva”. “Noi cre<strong>di</strong>amo che Gesù è<br />

morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti per mezzo <strong>di</strong> Gesù, Dio li<br />

radunerà insieme con lui” (1Ts 4,14). Cristo è “la porta che conduce al Padre,<br />

per la quale sono entrati Abramo, Isacco e Giacobbe, i profeti, gli apostoli e la<br />

Chiesa”. Cristo è colui che incontra gli uomini nella loro morte e concede loro <strong>di</strong><br />

morire insieme a lui in vista del Padre. Egli aveva annunciato: “Io, quando sarò<br />

innalzato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12,32). In quanto realtà biologica,<br />

la morte <strong>di</strong> Gesù appartiene al passato, è ormai sorpassata. In quanto realtà<br />

umana, personale, redentrice, è però insuperabile. In questa ottica, Gesù è al<br />

culmine del proprio amore; non esiste un punto ulteriore a questo culmine,<br />

Gesù è eterno nell’atto supremo del suo amore.<br />

Chiamati alla comunione del Figlio, i battezzati vivono nella morte l’ultima<br />

chiamata e, dopo essere vissuti sulla terra in Cristo, rispondono all’invito del<br />

Padre a “morire con Cristo”. Ma come è possibile morire in due? Non è la morte<br />

il momento dell’estrema solitu<strong>di</strong>ne? La morte è la rottura <strong>di</strong> ogni rapporto. L’amore<br />

umano riesce a fare <strong>di</strong> due una cosa sola in vita, ma non in morte. Però,<br />

poiché Gesù è morto “offrendo se stesso con uno Spirito eterno”, egli ha una<br />

capacità <strong>di</strong> accoglienza illimitata; infatti è morto per tutti, per accogliere tutti.<br />

Egli comunica ai suoi <strong>di</strong>scepoli il dono della sua Pasqua perfetta e definitiva: il<br />

“passaggio” da questo mondo al Padre. La sua morte, quin<strong>di</strong>, mi appartiene più<br />

della mia. La comunione è totale. Lo aveva detto: “Ciò che viene a me, io non<br />

lo respingerò” (gV 6,37), e: “Chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”<br />

(Gv 11,26).<br />

Questa è la morte dei santi: Teresa <strong>di</strong> Lisieux da anni desiderava morire in<br />

un atto d’amore totale, voleva che l’amore spezzasse il suo cuore in un olocausto<br />

alla <strong>di</strong>vina Misericor<strong>di</strong>a. Di fatto è morta <strong>di</strong> una malattia terribile, devastante,<br />

come Gesù è morto crocifisso, ma – come Gesù, che si è lasciato “consacrare”<br />

dal fuoco dello Spirito Santo – Teresa si è lasciata ardere da uno straor<strong>di</strong>nario<br />

slancio d’amore, che l’ha inabissata nelle profon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> Dio. Poteva perciò ben<br />

<strong>di</strong>re: “Non muoio, entro nella vita”.<br />

6. Con o senza Cristo cambia tutto<br />

Ma se sono vere queste buone notizie, allora cambia tutto.<br />

Con Cristo cambia la vita. Ciò che converte il freddo in caldo è la vicinanza<br />

del fuoco: “Stare vicino a me - <strong>di</strong>ce Gesù - nel Vangelo apocrifo <strong>di</strong> Tommaso - è<br />

stare vicino al fuoco”. Essere suoi <strong>di</strong>scepoli non vuol <strong>di</strong>re osservare una sfilza <strong>di</strong><br />

precetti: questo viene dopo. E non vuol <strong>di</strong>re nemmeno partecipare a riti e culti<br />

vari: anche questo viene dopo. Essere cristiani vuol <strong>di</strong>re bruciare nel fuoco del<br />

vangelo tutti gli egoismi, tutte le avi<strong>di</strong>tà e le sciocche vanità che ci seducono il<br />

cuore.<br />

Cambia la preghiera. Questo Gesù Cristo, che ci dà <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>ventare figli<br />

<strong>di</strong> Dio, ci spiazza con l’impreve<strong>di</strong>bile sorpresa <strong>di</strong> poter pregare con la stessa<br />

semplicità e la medesima tenerezza del Figlio <strong>di</strong> Dio, ad<strong>di</strong>rittura con la stessa<br />

parola e con lo stesso fiotto <strong>di</strong> abbandono con cui si rivolgeva al Padre nel se-<br />

Atti del Vescovo

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