<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2011 - n.2 cristiana che accusa deficit vistosi <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>bilità se nel suo grembo serpeggia la <strong>di</strong>visione, <strong>di</strong>laga il campanilismo, tracima la faziosità, ci si osteggia in tifoserie contrapposte, si sprofonda nel letargo dell’in<strong>di</strong>fferenza reciproca, a tal punto che i pie<strong>di</strong> ognuno se li deve lavare per conto suo. Ma portare il corpo del Signore per le strade della città - è un secondo messaggio <strong>di</strong> questa processione eucaristica - lascia trasparire la <strong>di</strong>sponibilità e l’impegno <strong>di</strong> noi cristiani a mettere in circolo, a <strong>di</strong>sposizione dell’intera comunità civile, l’incalcolabile risorsa che l’eucaristia rappresenta. Sì, anche <strong>Rimini</strong> ha bisogno <strong>di</strong> passare ininterrottamente dall’ostilità all’ospitalità: non possiamo esimerci dall’imboccare lo svincolo che fa transitare ogni citta<strong>di</strong>no dall’io al noi. La nostra città è <strong>di</strong>ventata più arida, frammentata e <strong>di</strong>visa. La caduta della solidarietà, e spesso, troppo spesso, un egoismo brutale e vorace, e un feroce antagonismo marcano ostentatamente la stagione in corso. Ci ritroviamo più vecchi e depressi, più soli, impauriti e aggressivi. L’ostilità, ra<strong>di</strong>cata in un cuore ribelle a Dio, è il cancro che produce metastasi negli affetti e nelle relazioni: aggre<strong>di</strong>sce le famiglie, si inse<strong>di</strong>a negli ambienti sociali e politici, si coagula in sistemi ingiusti e brutali. Il preoccupante sfilacciamento del vincolo civile trova la sua adeguata terapia solo nel rafforzamento del legame morale, pena l’inesorabile declino della società. Vogliamo in<strong>di</strong>viduare il termometro infallibile per misurare il grado <strong>di</strong> civiltà della nostra città? E’ la preferenza che si dà al bene comune rispetto agli interessi privati. Ecco il “capitale sociale” rappresentato dall’eucaristia: costruire una città civile e abitabile, sulla base dei gran<strong>di</strong> valori della libertà, dell’uguaglianza, della fraternità. In questo inizio <strong>di</strong> millennio si impone una seconda ricostruzione della nostra città, dopo la prima, avvenuta a seguito della devastante <strong>di</strong>struzione dell’ultima guerra mon<strong>di</strong>ale. Oggi è l’anima umana <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> che deve rinascere. In questo “risorgimento morale”, i cristiani laici sono sorretti da una certezza incrollabile: che l’eucaristia non è fatta per mandarci in estasi, ma per metterci in crisi. Come non andare in crisi quando ve<strong>di</strong>amo accendersi, dentro e fuori <strong>di</strong> noi, violente forze negative, che si potrebbero chiamare letteralmente ‘antieucaristiche’ in quanto effettivamente anti-umane? Ne richiamiamo alcune, in triste, schematica elencazione: la ‘liquefazione’ della prossimità, che promette una libertà senza orizzonti e senza impegni, in cambio <strong>di</strong> una solitu<strong>di</strong>ne senza memorie e senza speranze; la “<strong>di</strong>ttatura del relativismo” e la riacutizzazione <strong>di</strong> un laicismo surriscaldato, che fatica a riconoscere il dna cristiano <strong>di</strong> una sana, serena laicità; la demonizzazione del <strong>di</strong>verso e dell’avversario politico, quali nemici da abbattere; l’assuefazione al dolore altrui, che rende in<strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> fronte a trage<strong>di</strong>e colossali, come il naufragio dei 1.300 profughi, ingoiati dal mare <strong>di</strong> Lampedusa; la paura del futuro e dello straniero, due virus mici<strong>di</strong>ali che vanno quasi sempre in combutta... E’ una situazione <strong>di</strong>fficile e <strong>di</strong>ffusa, ma tutt’altro che irreversibile: se tutti, istituzioni e citta<strong>di</strong>ni, ispireremo la nostra azione ad un umanesimo plenario e ci lasceremo guidare dalla stella polare del bene comune, potremo rendere sempre meno ostile e sempre più ospitale la nostra città. “Coraggio, popolo tutto!” (Ag 2,4). Fratelli e sorelle, uomini e donne <strong>di</strong> buona volontà, lasciate che vi ripeta le parole gridate dal beato Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura! Aprite, anzi spa- Omelie 35
36 <strong>Bollettino</strong> Diocesano 2011 - n.2 lancate le porte a Cristo!”. La fede cristiana non è schierata contro gli autentici valori umani, quali la scienza, la democrazia, la tolleranza, ma è per una loro affermazione solida e alta, che sia esente da interpretazioni unilaterali e <strong>di</strong>storte. La Chiesa non reclama privilegi, ma riven<strong>di</strong>ca libertà; la stessa che sollecita per tutti, nella certezza che solo una città dell’uomo, rispettosa della <strong>di</strong>gnità e dei <strong>di</strong>ritti umani fondamentali, è anche città <strong>di</strong> Dio. Allora preghiamo insieme: “O Gesù, buon Pastore, tu riunisci in un solo corpo quanti si nutrono <strong>di</strong> uno stesso pane: sostieni i credenti, le donne e gli uomini <strong>di</strong> buona volontà, nell’assicurare alla comunità ecclesiale e a quella civile la libertà, la giustizia e la pace. Amen”. Atti del Vescovo + Francesco Lambiasi