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numero 1/2011 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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to previsto dal progetto di Douglas, che<br />

non prendeva in considerazione il Compromesso<br />

del Missouri del 1820, il quale<br />

proibiva la schiavitù nei territori a nord del<br />

parallelo 36°30’. Rilevata come utopica la<br />

possibilità di “liberare tutti gli schiavi e<br />

mandarli in Liberia, loro terra natia”, sua<br />

prima opzione, segnala l’inammissibilità<br />

della soluzione di liberarli e renderli politicamente<br />

e socialmente eguali agli uomini<br />

liberi. La via da percorrere è quella<br />

della graduale emancipazione. Lasciata da<br />

parte la situazione degli Stati del Sud, il<br />

primo obiettivo era non permettere l’insediarsi<br />

della schiavitù nei territori liberi. La<br />

questione della schiavitù non poteva esser<br />

lasciata all’autogoverno di un territorio,<br />

trascurando che tutta la nazione aveva interesse<br />

a che dei territori si facesse l’uso<br />

migliore. Il che, per gli stati del Nord, signifi<br />

cava popolare Kansas e Nebraska di<br />

uomini bianchi liberi. Oltretutto, poiché<br />

cinque schiavi valevano quanto tre bianchi<br />

nel determinare la rappresentanza al Congresso<br />

e nel fi ssare il <strong>numero</strong> di elettori<br />

per la presidenza, un aumento nel <strong>numero</strong><br />

dei territori schiavisti avrebbe acuito la<br />

disparità nei confronti dei territori liberi,<br />

ampliando contestualmente il potere congressuale<br />

del Partito Democratico.<br />

Non passò molto tempo che Lincoln<br />

si trovò a dover nuovamente replicare a<br />

Douglas, in una serie di dibattiti pubblici<br />

A sinistra: il Lincoln Memorial, a<br />

Washington, costruito in onore di Abramo<br />

Lincoln, sedicesimo Presidente degli<br />

Stati Uniti (sopra il titolo, in una stampa<br />

ottocentesca).<br />

tenuti prima delle elezioni per il Senato<br />

del 1858, nelle quali entrambi erano candidati.<br />

Nel primo di questi scontri verbali,<br />

Lincoln cita ampi passi del Discorso<br />

di Peoria e aggiunge: “Non ho nessuna<br />

intenzione di introdurre l’eguaglianza<br />

politica e sociale tra la razza nera e la razza<br />

bianca. Fra le due vi è una differenza<br />

fi sica che, a mio avviso, probabilmente<br />

impedirà per sempre che esse vivano assieme<br />

in condizioni di eguaglianza perfetta;<br />

e nella misura in cui è necessario<br />

che vi sia una distinzione, io, al pari del<br />

giudice Douglas, sono a favore del fatto<br />

che la razza alla quale appartengo svolga<br />

un ruolo di superiorità. Non ho mai detto<br />

il contrario, ma sostengo che, ciononostante,<br />

non ci sia alcuna ragione al mondo<br />

per la quale i neri non abbiano la titolarità<br />

di tutti i diritti naturali enumerati dalla<br />

Dichiarazione di Indipendenza: il diritto<br />

alla vita, alla libertà e alla ricerca della<br />

felicità. Concordo con il giudice Douglas<br />

nell’affermare che non siano nostri eguali<br />

sotto molti aspetti – certamente non nel<br />

colore, forse non nel bagaglio morale o<br />

nel talento intellettuale. Ma nel diritto a<br />

mangiare il pane che le loro stesse mani<br />

guadagnano, senza il permesso di alcun<br />

altro, essi sono miei eguali ed eguali del<br />

giudice Douglas, ed eguali di ogni uomo”.<br />

La posizione di Lincoln è chiara e in linea<br />

con quella espressa a Peoria: sarebbe stato<br />

inimmaginabile estendere ai neri diritti<br />

tali da assicurare loro l’eguaglianza politica<br />

e sociale con i bianchi, ma dovevano<br />

esser loro garantiti i diritti naturali.<br />

Durante la presidenza e la guerra<br />

Il discorso di insediamento alla presidenza<br />

pronunziato il<br />

4 marzo 1861 presenta<br />

secondo alcuni<br />

storici diverse<br />

ambiguità e appare<br />

sicuramente<br />

più propenso al<br />

compromesso. Lincoln mirava a evitare la<br />

rottura con gli Stati del Sud, che invitò a<br />

tornare nell’Unione in memoria degli alti<br />

ideali di unità che avevano informato i padri<br />

fondatori. Egli ribadì la sua intenzione<br />

150 La Guerra anni di di Unità Secessione<br />

d’Italia<br />

di non voler abolire la schiavitù negli Stati<br />

in cui essa legalmente esisteva, per concludere<br />

metaforicamente con un accorato<br />

auspicio alla fratellanza reciproca intriso<br />

di vacua retorica.<br />

Retorica che non manca in quello che<br />

è il più noto tra i discorsi di Lincoln, quello<br />

pronunciato a Gettysburg il 19 novembre<br />

1863, pochi mesi dopo l’omonima<br />

battaglia, in occasione dell’inaugurazione<br />

di un cimitero di guerra. Pur nella sua brevità,<br />

si tratta del prodotto retorico meglio<br />

confezionato dal Presidente, in grado di<br />

far vibrare le corde della pietà nei suoi<br />

ascoltatori con i suoi riferimenti ai giovani<br />

uomini che avevano perso la vita su<br />

quel suolo a difesa della patria, ma anche<br />

di instillare un nuovo ardore di rinascita<br />

nel segno di libertà e democrazia: “Sta<br />

piuttosto a noi il votarci qui al gran compito<br />

che ci è di fronte: che da questi morti<br />

onorati ci venga un’accresciuta devozione<br />

a quella causa per la quale essi diedero,<br />

della devozione, l’ultima piena misura;<br />

che noi qui solennemente si prometta che<br />

questi morti non sono morti invano; che<br />

questa nazione, guidata da Dio, abbia una<br />

rinascita di libertà; e che l’idea di un governo<br />

di popolo, dal popolo, per il popolo,<br />

non abbia a perire dalla terra”.<br />

I discorsi di Lincoln presidente sono<br />

contrassegnati mediamente da una maggior<br />

carica patetica, vogliono far breccia<br />

nell’emotività dell’uditorio, sono<br />

privi di quell’intrico di argomentazioni<br />

logiche che caratterizzava i discorsi dei<br />

primi tempi. E probabilmente è proprio<br />

questa peculiarità che li ha resi più famosi<br />

e meglio ricordati. Riguardo al discorso<br />

di Gettysburg, osserverà nel 1865<br />

il senatore Sumner: “Il mondo notò all’istante<br />

quel che egli disse, e non smetterà<br />

mai di ricordarlo. La battaglia in sé fu<br />

meno importante del suo discorso”. Se<br />

a quasi centocinquant’anni di distanza<br />

continuiamo a rammentare le parole di<br />

“Non c’è alcuna ragione al mondo<br />

per la quale i neri non abbiano la<br />

titolarità dei diritti enumerati nella<br />

Dichiarazione d’Indipendenza.”<br />

Lincoln, ciò costituisce l’ennesima conferma<br />

che le parole sono pietre e lo sono<br />

a maggior ragione quando pronunciate<br />

con la carica espressiva propria di pochi<br />

grandi oratori.<br />

panorama per i giovani • 11

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