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numero 1/2011 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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Foto: iStockphoto.com/Terraxplorer<br />

Quando una legge<br />

non basta<br />

The human history has been studded by episodes of racial segregation and<br />

the last century was not immune from this appalling phenomenon. What is<br />

most interesting is the extent of the psychological and social consequences<br />

in countries which have known a segregationist past. The United States of<br />

America has not succeeded yet in guaranteeing the same standards for black<br />

and white in many fi elds, while in the southern part of Africa the fi ght of<br />

black people to achieve better social positions mingles with cases of black<br />

supremacy.<br />

di Giovanni Benvenuto<br />

Durante la fase più calda della corsa presidenziale<br />

del 2008, Barack Obama tenne<br />

un discorso al National Constitution Center<br />

di Filadelfi a sulla società americana e<br />

la sua genesi, in cui l’allora senatore mescolava<br />

la propria storia personale a quella<br />

della nazione a stelle e strisce. Nella trattazione<br />

del tema della piena integrazione,<br />

necessaria a suo dire per superare “lo stato<br />

di impasse razziale in cui ci siamo trovati<br />

per anni”, il candidato sottolineò la necessità<br />

di comprendere le cause della rabbia<br />

e del risentimento esistenti nella comunità<br />

nera, rifuggendo dall’idea che il problema<br />

potesse essere considerato defi nitivamente<br />

superato. Obama elencò una serie di questioni<br />

che hanno radici nella discriminazione<br />

razziale – dalle scuole al mancato<br />

accesso alle stesse opportunità economiche<br />

– e che, specie nelle generazioni meno<br />

giovani, si accompagnano a “memorie di<br />

umiliazioni e paure” del passato. La risposta<br />

a questi problemi, che hanno pervaso<br />

per tanti decenni il tessuto sociale americano,<br />

il candidato democratico la individuò<br />

nel fare fronte comune per unire le<br />

richieste della comunità nera per scuole<br />

migliori, assistenza sanitaria migliore, impieghi<br />

migliori, alla più ampia aspirazione<br />

di tutti gli americani a porre le basi per una<br />

società americana più giusta. E concluse:<br />

“Abbiamo una scelta in questa campagna.<br />

Possiamo accettare una politica di divisione,<br />

possiamo affrontare il problema razziale<br />

come uno spettacolo (come abbiamo<br />

fatto col processo a O.J. Simpson) o solo<br />

sulla scia di una tragedia – chiaro il riferimento<br />

all’uragano Katrina – o come merce<br />

per i Tg serali. Oppure possiamo tentare di<br />

fare le cose diversamente, almeno questa<br />

volta, parlando dei tanti problemi comuni<br />

alle comunità di tutte le razze”.<br />

Per quanto<br />

queste fossero le<br />

parole di un nero<br />

d’America che si<br />

candidava a ricoprire<br />

la più elevata<br />

carica pubblica<br />

del proprio paese, quindi certamente non<br />

disinteressate, non si può non fermarsi a<br />

rifl ettere sulla vena allo stesso tempo otti-<br />

La Guerra di Secessione<br />

mistica, ma coscientemente realistica del<br />

loro contenuto. Minimizzare quelle che<br />

sono le falle, peraltro evidenti, nel processo<br />

di integrazione razziale di un paese che<br />

ha conosciuto un passato di vergognosa<br />

militanza nelle fi le dei segregazionisti signifi<br />

cherebbe aggirare l’ostacolo, offrire<br />

una rappresentazione comoda ma distorcente<br />

della realtà.<br />

Il caso americano si presta sicuramente<br />

meglio di ogni altro, per ovvie ragioni<br />

storiche e sociologiche, ad analizzare<br />

quale sia il legame causale fra razzismo e<br />

segregazionismo, ma ugualmente non ci<br />

permette di trovarne la chiave euristica, di<br />

capire cioè se il razzismo sia, allo stesso<br />

tempo, causa ed effetto del segregazionismo.<br />

Il razzismo potrebbe infatti essere visto<br />

come la molla che innesca il regime di<br />

segregazione e che da esso trae alimentazione<br />

e legittimazione in un circolo vizioso<br />

senza fi ne, oppure come un habitus mentale<br />

volto a sanzionare sociologicamente<br />

ciò che il segregazionismo ha già sancito<br />

in via di diritto. Una terza spiegazione, suffragata<br />

da una osservazione dei casi storici<br />

di segregazionismo, delinea tale rapporto<br />

in termini non tanto di causalità quanto,<br />

soprattutto, di interdipendenza.<br />

Possiamo individuare istituti giuridici<br />

volti a porre in essere regimi di segregazione<br />

razziale andando parecchio<br />

a ritroso nel tempo. Nell’Inghilterra dominata<br />

dagli anglosassoni, per esempio,<br />

restrizioni ai matrimoni erano previste<br />

per provocare il decremento della popolazione<br />

dei britanni, a favore di quella di<br />

stirpe germanica. Nella Spagna dei visigoti<br />

vigeva un regime di separazione fra<br />

visigoti e ispano-romani, ciascuno con<br />

propri tribunali e magistrati. In America<br />

Latina, molti secoli più tardi, gli spagnoli<br />

introdussero il sistema delle caste,<br />

da loro già sperimentato in patria prima<br />

dell’espulsione di ebrei e musulmani.<br />

Nonostante molti paesi latino-americani<br />

abbiano da molto tempo dichiarato la divisione<br />

in caste uffi cialmente illegale, il<br />

Il caso americano si presta<br />

meglio di ogni altro ad analizzare<br />

il legame causale fra razzismo e<br />

segregazionismo.<br />

pregiudizio razziale, associato allo status<br />

socioeconomico, rimane un’eco di questo<br />

sistema coloniale.<br />

panorama per i giovani • 25

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