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numero 1/2011 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

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tto dei laureati del 2005<br />

nni dalla laurea<br />

Donne<br />

2.268<br />

1.469<br />

1.424<br />

1.303<br />

1.357<br />

1.263<br />

1.293<br />

1.246<br />

1.109<br />

1.285<br />

1.065<br />

1.225<br />

1.228<br />

1.205<br />

1.166<br />

1.275<br />

Fonte: Almalaurea<br />

piuttosto rassicurante per i giovani ingegneri<br />

che si accingono a entrare nel mondo<br />

del lavoro. Tuttavia alcune questioni<br />

spinose restano, come il lavoro nero. Il<br />

confronto con i dati del 2006 denota una<br />

crescita allarmante della quota di quest’ultimo:<br />

la parte dei lavoratori senza contratto<br />

si attesta sull’8,7% ad un anno dalla laurea<br />

specialistica. Sul totale, solo il 36% ha un<br />

lavoro stabile (autonomo o subordinato a<br />

tempo indeterminato), mentre il 45% si<br />

trova a lavorare con un contratto atipico.<br />

Una parità ancora lontana<br />

Un altro segno preoccupante che emerge<br />

dal rapporto è l’evidente svantaggio delle<br />

donne rispetto ai loro colleghi, sia in termini<br />

di possibilità occupazionali sia di condizione<br />

retributiva. Ancora una volta viene<br />

mostrato come nella realtà del nostro paese<br />

le donne siano penalizzate, nonostante il<br />

raggiungimento di un alto livello di istruzione.<br />

Mediamente, tra i laureati al biennio<br />

specialistico il divario è di 6 punti percentuali,<br />

con un’occupazione del 59% per gli<br />

Fig. 2: Guadagno<br />

mensile netto dei<br />

laureati italiani<br />

in Italia e all’estero<br />

Laureati specialistici del 2009<br />

a 1 anno dalla laurea<br />

Estero<br />

Italia<br />

Laureati pre-riforma del 2005<br />

a 5 anni dalla laurea<br />

Estero<br />

Italia<br />

1.568<br />

1.054<br />

2.027<br />

1.295<br />

Fonte: Almalaurea<br />

uomini e del 53 per le donne. A distanza<br />

di cinque anni dalla laurea il distacco sale<br />

al 9% (88 per gli uomini contro il 77 per<br />

le donne). Tale tendenza si estende a tutti i<br />

settori: da Agraria, dove si registra il 17%<br />

in più di uomini occupati, al settore chimico-farmaceutico,<br />

dove il divario è solo<br />

dell’1%, sempre a favore degli uomini.<br />

A distanza di cinque anni dal conseguimento<br />

del titolo i dati complessivi indicano<br />

che le donne percepiscono mediamente<br />

uno stipendio di 1.275 euro, di circa<br />

il 23% inferiore a quello dei loro colleghi,<br />

che è invece di 1.562 euro (fi g. 1).<br />

Purtroppo, la situazione tra gli ingegneri<br />

rispecchia perfettamente quella generale. A<br />

cinque anni dalla laurea, infatti, lo stipendio<br />

medio di un ingegnere è di 1.713 euro, mentre<br />

le loro colleghe ne percepiscono uno medio di<br />

1.434. A distanza di tre anni dalla laurea, il tasso<br />

di occupazione fra gli uomini è dell’86,6%,<br />

mentre si attesta sull’81 per le donne.<br />

Emergenza giovani<br />

“Approfondire una rifl essione di ampio<br />

Primo piano<br />

respiro su questo versante vuol dire farsi<br />

carico di una vera e propria emergenza<br />

giovani, evitando che alcune generazioni<br />

di ragazze e ragazzi preparati restino senza<br />

prospettive e mortifi cati fra mercati del lavoro<br />

che non assumono e un mondo della<br />

ricerca privo di mezzi”. Così ha aperto la<br />

conferenza di presentazione del rapporto il<br />

Prof. Andrea Cammelli, direttore di Almalaurea.<br />

Una occupazione che giunge con<br />

molto ritardo rispetto al conseguimento<br />

del titolo porta infatti non solo all’obsolescenza<br />

del sapere acquisito, ma è di fatto la<br />

causa di un grave ritardo nei progetti di una<br />

generazione per il proprio futuro, alimentandone<br />

la frustrazione, dopo lunghi anni<br />

di studio e di sacrifi ci economici.<br />

La fuga dei cervelli dall’Italia<br />

È anche in questa ottica che vanno interpretati<br />

i dati sulla fuga dei cervelli dal<br />

nostro paese. Sono proprio gli ingegneri<br />

che più di altri scelgono la strada dell’emigrazione<br />

dopo la laurea. Infatti, poco<br />

meno del 30% dei cittadini italiani che<br />

lavora all’estero proviene proprio da questo<br />

gruppo. I dati complessivi dimostrano<br />

che fuori dei nostri confi ni gli italiani<br />

hanno maggiori possibilità occupazionali<br />

che in patria. E, soprattutto, guadagnano<br />

di più. I dati non lasciano spazio a dubbi:<br />

a un anno dalla laurea specialistica,<br />

gli italiani impegnati all’estero guadagnano<br />

in media il 50% in più rispetto ai<br />

loro colleghi rimasti in Italia (fi g.2). La<br />

scarsa attrattività del nostro paese risulta<br />

evidente dal confronto tra i dati dei fl ussi<br />

in uscita rispetto a quelli in entrata. Il bilancio<br />

delle risorse umane che attraversano<br />

i confi ni del nostro paese è nettamente<br />

negativo. I dati mostrano che, per ogni<br />

cervello che entra, ne esce uno e mezzo.<br />

Ciò conferma che lavorare all’estero,<br />

nella maggior parte dei casi, più che un<br />

investimento sulla propria formazione<br />

professionale, è l’unica alternativa alle<br />

scarse possibilità offerte dal nostro paese.<br />

Per non perdere la parte più istruita del<br />

nostro paese è necessario investire e promuovere<br />

un processo di crescita che assorba<br />

i laureati oggi costretti a emigrare<br />

e allo stesso tempo promuovere una più<br />

alta formazione e valorizzare il capitale<br />

umano a disposizione. Sarebbe un errore<br />

imperdonabile sottovalutare il depauperamento<br />

della parte migliore del paese,<br />

quella di cui avremo bisogno nel diffi cile<br />

processo di ricambio generazionale.<br />

panorama per i giovani • 47

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