numero 1/2011 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani
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Foto: iStockphoto.com/sweetandsour Tea<br />
party vecchi e nuovi<br />
The Tea Party Movement raises various concerns and many eyebrows in the<br />
United States for its controversial racial positions and extreme economic<br />
ideas. What will its role be in both Republican party renaissance and American<br />
politics in general? Moreover, is it an exclusively American phenomenon or<br />
should Europeans be worried as well?<br />
di Claudia Macaluso<br />
La storia del Tea Party, movimento statunitense<br />
di ispirazione conservatrice e<br />
liberista, inizia nel lontano 1773 nella città<br />
di Boston, allora capitale della contea<br />
britannica del Massachusetts, allorché un<br />
gruppo di coloni, stanchi di essere vessati<br />
dai mille e più balzelli della madre patria,<br />
gettarono nelle acque del porto l’intero<br />
carico di tè della East India Company.<br />
L’atto di ribellione, rimasto un evento memorabile<br />
nella storia degli Stati Uniti, non<br />
era che il culmine della protesta contro il<br />
Tea Act varato dal governo britannico in<br />
quello stesso anno, legge cui i coloni rimproveravano<br />
l’imposizione di una tassa<br />
illegittima, perché in violazione del loro<br />
diritto a essere tassati solo dai propri rappresentanti.<br />
Dagli eventi del Boston Tea<br />
Party fi no allo scoppio della rivoluzione<br />
americana passarono solo due anni e non<br />
è azzardato sostenere che in quella protesta<br />
contro la tassa sul tè si esplicitò una caratteristica<br />
che sarebbe poi diventata peculiare<br />
della democrazia e del sistema socioeconomico<br />
americani: l’opposizione, più o<br />
meno aspra, verso qualsiasi forma di intervento<br />
del governo nell’economia.<br />
20 • n. 1, gennaio-aprile <strong>2011</strong><br />
La locuzione tea party ha conosciuto rinnovato<br />
interesse nei primi mesi del 2009,<br />
in occasione delle proteste contro la politica<br />
di stimolo all’economia di Barack<br />
Obama e il conseguente inevitabile aumento<br />
della spesa pubblica. Nato, oggi<br />
come allora, in forma quasi spontanea,<br />
il Tea Party odierno non si defi nisce né<br />
viene riconosciuto come un vero e proprio<br />
partito ma piuttosto come una sorta<br />
di gruppo di pressione. Ciononostante,<br />
secondo un sondaggio Gallup del 2010,<br />
una larga maggioranza degli appartenenti<br />
e dei simpatizzanti del Tea Party Movement<br />
attuale si dichiara repubblicana. Fenomeno<br />
composito, oggi come allora, si<br />
nutre da un lato dell’insoddisfazione nei<br />
confronti della leadership repubblicana,<br />
considerata ineffi cace e accomodante,<br />
e dall’altro del crescente disagio che il<br />
combinarsi di crisi economica e riforme<br />
economiche di stampo keynesiano hanno<br />
provocato nella classe media americana,<br />
da sempre restia a che sia lo Stato a governare<br />
l’economia. Classe media, dunque.<br />
Secondo un recente sondaggio del<br />
New York Times i sostenitori del Tea Party<br />
Movement sono per lo più bianchi, di ses-<br />
A sinistra: l’elefante, simbolo del Partito<br />
Repubblicano, il principale riferimento<br />
politico del movimento del Tea Party. Nella<br />
pagina seguente: una croce infuocata,<br />
un macabro simbolo del Ku Klux Klan;<br />
alcuni studiosi sostengono che la pellicola<br />
di David Griffi th Birth of a Nation (1915)<br />
contribuì alla ricostituzione del Klan negli<br />
anni Venti.<br />
so maschile, di età superiore ai 45 anni e<br />
con un reddito e un livello di educazione<br />
superiore alla media. Si dichiarano conservatori<br />
e preoccupati per l’andamento<br />
dell’economia (Washington Post, ottobre<br />
2010), mostrando, rispetto al resto della<br />
popolazione statunitense, un atteggiamento<br />
piuttosto rigido nei confronti dei<br />
cittadini di colore, Barack Obama incluso:<br />
sempre secondo le inchieste del New<br />
York Times e del Washington Post, il 74%<br />
dei sostenitori del Tea Party intervistati si<br />
dichiara d’accordo con la frase “raggiungere<br />
le pari opportunità per i cittadini di<br />
colore o appartenenti a minoranze etniche<br />
è importante, ma non è compito del governo<br />
occuparsene”. In più, il 25% ritiene<br />
che l’amministrazione attuale favorisca<br />
la popolazione di colore rispetto a quella<br />
bianca e solo il 35 sostiene che i lavoratori<br />
di colore sono altrettanto laboriosi<br />
(hard-working) dei bianchi.<br />
Molti commentatori e uomini politici statunitensi<br />
sono stati tentati di archiviare<br />
il Tea Party Movement come fenomeno<br />
sostanzialmente amorfo e tanto rumoroso<br />
quanto passeggero. “It is an amorphous,<br />
factionalized uprising with no clear leadership<br />
and no centralized structure”, scrive<br />
il New York Times. Resta vero, però,<br />
che la forza del movimento sembra crescere,<br />
soprattutto all’interno del Partito<br />
Repubblicano: nelle elezioni di midterm<br />
del 2010, il Tea Party Movement ha infatti<br />
sostenuto alle primarie e poi candidato<br />
con il Partito Repubblicano ben 138 tra<br />
deputati e senatori. Certo sarà una sfi da<br />
non facile per i conservatori statunitensi<br />
e per l’America intera, alle prese con un<br />
nuovo provincialismo dai connotati razzisti<br />
e una insoddisfazione crescente e sempre<br />
più violenta della classe media. Ma si<br />
sa, paese che vai, tea party che trovi. La<br />
tentazione di occuparsi solo del proprio<br />
“particolare” è sempre in agguato. Anche<br />
in Italia a molti sembra opportuna una<br />
profonda rifl essione sul senso dello Stato<br />
e della nazione, in particolare nel 150°<br />
anniversario dell’Unità d’Italia.