15.06.2013 Views

numero 1/2011 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

numero 1/2011 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

numero 1/2011 - Collegio Universitario Lamaro Pozzani

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Foto: iStockphoto.com/sweetandsour Tea<br />

party vecchi e nuovi<br />

The Tea Party Movement raises various concerns and many eyebrows in the<br />

United States for its controversial racial positions and extreme economic<br />

ideas. What will its role be in both Republican party renaissance and American<br />

politics in general? Moreover, is it an exclusively American phenomenon or<br />

should Europeans be worried as well?<br />

di Claudia Macaluso<br />

La storia del Tea Party, movimento statunitense<br />

di ispirazione conservatrice e<br />

liberista, inizia nel lontano 1773 nella città<br />

di Boston, allora capitale della contea<br />

britannica del Massachusetts, allorché un<br />

gruppo di coloni, stanchi di essere vessati<br />

dai mille e più balzelli della madre patria,<br />

gettarono nelle acque del porto l’intero<br />

carico di tè della East India Company.<br />

L’atto di ribellione, rimasto un evento memorabile<br />

nella storia degli Stati Uniti, non<br />

era che il culmine della protesta contro il<br />

Tea Act varato dal governo britannico in<br />

quello stesso anno, legge cui i coloni rimproveravano<br />

l’imposizione di una tassa<br />

illegittima, perché in violazione del loro<br />

diritto a essere tassati solo dai propri rappresentanti.<br />

Dagli eventi del Boston Tea<br />

Party fi no allo scoppio della rivoluzione<br />

americana passarono solo due anni e non<br />

è azzardato sostenere che in quella protesta<br />

contro la tassa sul tè si esplicitò una caratteristica<br />

che sarebbe poi diventata peculiare<br />

della democrazia e del sistema socioeconomico<br />

americani: l’opposizione, più o<br />

meno aspra, verso qualsiasi forma di intervento<br />

del governo nell’economia.<br />

20 • n. 1, gennaio-aprile <strong>2011</strong><br />

La locuzione tea party ha conosciuto rinnovato<br />

interesse nei primi mesi del 2009,<br />

in occasione delle proteste contro la politica<br />

di stimolo all’economia di Barack<br />

Obama e il conseguente inevitabile aumento<br />

della spesa pubblica. Nato, oggi<br />

come allora, in forma quasi spontanea,<br />

il Tea Party odierno non si defi nisce né<br />

viene riconosciuto come un vero e proprio<br />

partito ma piuttosto come una sorta<br />

di gruppo di pressione. Ciononostante,<br />

secondo un sondaggio Gallup del 2010,<br />

una larga maggioranza degli appartenenti<br />

e dei simpatizzanti del Tea Party Movement<br />

attuale si dichiara repubblicana. Fenomeno<br />

composito, oggi come allora, si<br />

nutre da un lato dell’insoddisfazione nei<br />

confronti della leadership repubblicana,<br />

considerata ineffi cace e accomodante,<br />

e dall’altro del crescente disagio che il<br />

combinarsi di crisi economica e riforme<br />

economiche di stampo keynesiano hanno<br />

provocato nella classe media americana,<br />

da sempre restia a che sia lo Stato a governare<br />

l’economia. Classe media, dunque.<br />

Secondo un recente sondaggio del<br />

New York Times i sostenitori del Tea Party<br />

Movement sono per lo più bianchi, di ses-<br />

A sinistra: l’elefante, simbolo del Partito<br />

Repubblicano, il principale riferimento<br />

politico del movimento del Tea Party. Nella<br />

pagina seguente: una croce infuocata,<br />

un macabro simbolo del Ku Klux Klan;<br />

alcuni studiosi sostengono che la pellicola<br />

di David Griffi th Birth of a Nation (1915)<br />

contribuì alla ricostituzione del Klan negli<br />

anni Venti.<br />

so maschile, di età superiore ai 45 anni e<br />

con un reddito e un livello di educazione<br />

superiore alla media. Si dichiarano conservatori<br />

e preoccupati per l’andamento<br />

dell’economia (Washington Post, ottobre<br />

2010), mostrando, rispetto al resto della<br />

popolazione statunitense, un atteggiamento<br />

piuttosto rigido nei confronti dei<br />

cittadini di colore, Barack Obama incluso:<br />

sempre secondo le inchieste del New<br />

York Times e del Washington Post, il 74%<br />

dei sostenitori del Tea Party intervistati si<br />

dichiara d’accordo con la frase “raggiungere<br />

le pari opportunità per i cittadini di<br />

colore o appartenenti a minoranze etniche<br />

è importante, ma non è compito del governo<br />

occuparsene”. In più, il 25% ritiene<br />

che l’amministrazione attuale favorisca<br />

la popolazione di colore rispetto a quella<br />

bianca e solo il 35 sostiene che i lavoratori<br />

di colore sono altrettanto laboriosi<br />

(hard-working) dei bianchi.<br />

Molti commentatori e uomini politici statunitensi<br />

sono stati tentati di archiviare<br />

il Tea Party Movement come fenomeno<br />

sostanzialmente amorfo e tanto rumoroso<br />

quanto passeggero. “It is an amorphous,<br />

factionalized uprising with no clear leadership<br />

and no centralized structure”, scrive<br />

il New York Times. Resta vero, però,<br />

che la forza del movimento sembra crescere,<br />

soprattutto all’interno del Partito<br />

Repubblicano: nelle elezioni di midterm<br />

del 2010, il Tea Party Movement ha infatti<br />

sostenuto alle primarie e poi candidato<br />

con il Partito Repubblicano ben 138 tra<br />

deputati e senatori. Certo sarà una sfi da<br />

non facile per i conservatori statunitensi<br />

e per l’America intera, alle prese con un<br />

nuovo provincialismo dai connotati razzisti<br />

e una insoddisfazione crescente e sempre<br />

più violenta della classe media. Ma si<br />

sa, paese che vai, tea party che trovi. La<br />

tentazione di occuparsi solo del proprio<br />

“particolare” è sempre in agguato. Anche<br />

in Italia a molti sembra opportuna una<br />

profonda rifl essione sul senso dello Stato<br />

e della nazione, in particolare nel 150°<br />

anniversario dell’Unità d’Italia.

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!