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la Conferenza nazionale della donna lavoratrice - CGIL Regionale ...

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ivendicazioni delle <strong>la</strong>voratrici; diversa <strong>la</strong> posizione delle democristiane che ormai ritenevano<br />

le donne mature da un punto di vista politico, in grado quindi di partecipare al<strong>la</strong> vita del<br />

sindacato in posizione paritaria con gli uomini. Di fatto, pochi sono i dubbi circa il carattere<br />

strumentale di una posizione cui le cattoliche sembravano spinte dal<strong>la</strong> condizione di minorità<br />

rappresentativa di cui soffriva il proprio partito di riferimento nell’organizzazione sindacale;<br />

posizione che, d’altronde, non risultava suffragata da altre scelte, come quel<strong>la</strong> di istituire una<br />

struttura femminile separata nelle ACLI.<br />

Inoltre, a dividere le democristiane dalle donne di sinistra era una diversa concezione del<br />

ruolo del<strong>la</strong> <strong>donna</strong> nel<strong>la</strong> società: bastano a chiarire <strong>la</strong> posizione delle prime le parole di Franca<br />

Falcucci, rappresentante del<strong>la</strong> corrente DC nel<strong>la</strong> Commissione femminile <strong>nazionale</strong>, che<br />

definisce il <strong>la</strong>voro extradomestico femminile ‹‹il più grave torto fatto al<strong>la</strong> <strong>donna</strong>, distolta dal<strong>la</strong><br />

sua femminilità, – costretta – a servire l’interesse contro <strong>la</strong> sua dignità››. 36<br />

Occorre comunque sottolineare come tra le stesse dirigenti di sinistra il giudizio dato al<br />

‹‹<strong>la</strong>voro tra donne›› che il sindacato e il partito invitavano a svolgere non è uniforme. In<br />

numerosi casi a prevalere sono lo stupore e <strong>la</strong> delusione per una scelta che viene vissuta come<br />

un dec<strong>la</strong>ssamento: è questo il caso di quelle donne che avevano ricoperto ruoli di<br />

responsabilità durante <strong>la</strong> guerra di Liberazione, che avevano subito l’esilio e il carcere e che<br />

ora dovevano confrontarsi con una massa politicamente impreparata. In altri casi, invece, non<br />

si avvertono partico<strong>la</strong>ri resistenze a quel<strong>la</strong> decisione: è il caso di Nel<strong>la</strong> Marcellino,<br />

responsabile nell’immediato dopoguerra del ‹‹<strong>la</strong>voro tra donne›› in Emilia Romagna 37 e che<br />

così ricorda quel<strong>la</strong> scelta:<br />

Noi senza troppo disquisire puntammo decisamente sulle cellule femminili […] perché capivamo che<br />

nelle riunioni in cui c’erano uomini e donne in genere le donne tacevano e gli uomini par<strong>la</strong>vano,<br />

facendo <strong>la</strong> parte del leone, non vi era l’abitudine delle donne a par<strong>la</strong>re, al<strong>la</strong> vita politica, a essere nelle<br />

istituzioni. 38<br />

Sia per coloro che, per usare le parole di Togliatti, si erano messe ideologicamente i<br />

pantaloni e non volevano saperne del <strong>la</strong>voro ‹tra donne›› 39 – ma che naturalmente pur tra i<br />

malumori vi sarebbero state costrette – sia per quelle che avevano accettato con altro spirito<br />

36<br />

Citato in M. L. Righi, L’azione delle donne nel<strong>la</strong> Cgil 1944-1962 in S. Lunadei, L. Motti, M. L. Righi (a<br />

cura di), è brava ma…, cit., p. 63<br />

37<br />

Per un ritratto del<strong>la</strong> Marcellino consultare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva scheda biografica in S. Lunadei, L. Motti, M. L.<br />

Righi, è brava ma…, cit., pp. 310-315<br />

38<br />

Ivi, p. 167<br />

39<br />

P. Togliatti, L’emancipazione femminile, cit., p. 57<br />

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