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la Conferenza nazionale della donna lavoratrice - CGIL Regionale ...

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All’intervento di Santi seguì <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione di Rina Pico<strong>la</strong>to in cui venne descritto il grande<br />

<strong>la</strong>voro preparatorio realizzato in previsione del<strong>la</strong> <strong>Conferenza</strong>, i temi principali emersi dai<br />

dibattiti, le rivendicazioni avanzate, i risultati conseguiti.<br />

La responsabile mise subito in evidenza l’importanza dell’iniziativa. Si trattava di ‹‹un grande<br />

avvenimento di democrazia sindacale››: oltre 20.000 assemblee di ogni livello avevano riunito<br />

circa un milione e mezzo di <strong>la</strong>voratrici.<br />

Le donne avevano preso <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, avevano costituito delegazioni, raccolto firme. Per molte di<br />

loro si era trattato del primo contatto con il mondo del sindacato e di un’inedita occasione di<br />

rottura del<strong>la</strong> quotidianità: partecipare ad assemblee di sole donne, par<strong>la</strong>re al microfono,<br />

andare in città, prendere un treno.<br />

Le <strong>la</strong>voratrici avevano mostrato <strong>la</strong> decisa volontà di lottare per il rispetto dei diritti economici,<br />

sociali e politici sanciti dal<strong>la</strong> Costituzione e che invece costituivano ancora, per <strong>la</strong> mancata<br />

applicazione, una ‹‹triste beffa››.<br />

Le denunce e le rivendicazioni, pur nel<strong>la</strong> loro varietà, possono essere ricondotte ad alcuni<br />

temi fondamentali.<br />

La parità sa<strong>la</strong>riale costituiva un traguardo di prioritaria importanza: obiettivo (raggiunto dalle<br />

mondine, da alcune categorie di tessili, dalle impiegate di prima categoria) che, a detta del<strong>la</strong><br />

Pico<strong>la</strong>to, avrebbe consentito di aumentare le entrate delle famiglie, favorendo così le capacità<br />

di assorbimento del mercato.<br />

All’ingiustizia dell’inferiorità retributiva, si affiancava <strong>la</strong> condizione di supersfruttamento cui<br />

erano costrette in partico<strong>la</strong>r modo alcune categorie: le stagionali, le mezzadre, le <strong>la</strong>voranti a<br />

domicilio, le domestiche, le impiegate presso i liberi professionisti. In questi casi il <strong>la</strong>voro<br />

svolto si rive<strong>la</strong>va ‹‹semigratuito››.<br />

A colpire indifferentemente tutte le donne – continuava <strong>la</strong> responsabile – era invece <strong>la</strong><br />

miseria. I dati dell’inchiesta par<strong>la</strong>mentare delineavano un quadro drammatico per <strong>la</strong> maggior<br />

parte delle famiglie italiane sottoposte al<strong>la</strong> disoccupazione, al sovraffol<strong>la</strong>mento delle<br />

abitazioni, all’impossibilità di acquistare sufficienti prodotti di prima necessità,<br />

all’esposizione costante alle ma<strong>la</strong>ttie. Alti erano i tassi di mortalità infantile; le giovani<br />

generazioni faticavano a trovare un <strong>la</strong>voro sicuro e una retribuzione adeguata; gli anziani<br />

venivano privati di una vecchiaia serena per <strong>la</strong> mancanza di un sistema previdenziale<br />

adeguato. Le difficoltà del<strong>la</strong> vita rendevano pertanto precaria <strong>la</strong> serenità familiare.<br />

A ciò si aggiungevano le offese al<strong>la</strong> dignità e le minacce al<strong>la</strong> salute sui luoghi di <strong>la</strong>voro. Le<br />

<strong>la</strong>voratrici erano sottoposte a ritmi di <strong>la</strong>voro insostenibili, venivano multate per ogni minima<br />

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