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la Conferenza nazionale della donna lavoratrice - CGIL Regionale ...

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partire dall’Ispettorato del Lavoro che aveva ritenuto legali le forme di sfruttamento e le<br />

pseudoiscrizioni all’artigianato.<br />

Le domestiche<br />

Iris Michelini del<strong>la</strong> commissione femminile del<strong>la</strong> CCdL di Modena puntò l’attenzione sulle<br />

condizioni di vita delle domestiche. 28 La delegata definì <strong>la</strong> categoria <strong>la</strong> più sfruttata,<br />

malpagata e umiliata; un’occupazione a cui spesso non veniva nemmeno riconosciuta <strong>la</strong><br />

qualifica di <strong>la</strong>voro. Le domestiche <strong>la</strong>voravano per 14-15 ore al giorno per un sa<strong>la</strong>rio di 4.000<br />

massimo 8.000 lire al mese. Costrette a vivere in alloggi inadatti, con vitti insufficienti a<br />

recuperare le forze erano private persino di una giornata di riposo settimanale. Si rivendicava<br />

un contratto di <strong>la</strong>voro che, come per le altre categorie, sancisse i diritti e fissasse sa<strong>la</strong>ri<br />

adeguati. Si richiedeva anche l’applicazione delle leggi sull’assistenza, per <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttie e <strong>la</strong><br />

vecchiaia. La Michelini sottolineò l’importanza di una vittoria ottenuta per l’intervento<br />

dell’organizzazione sindacale: <strong>la</strong> legge per <strong>la</strong> tredicesima mensilità al<strong>la</strong> domestica. Ancora in<br />

attesa di discussione e di approvazione era però una proposta di legge per definire il rapporto<br />

di <strong>la</strong>voro del<strong>la</strong> categoria.<br />

Le domestiche avanzavano precise rivendicazioni: essere assunte tramite l’ufficio di<br />

collocamento; avere il libretto di <strong>la</strong>voro e <strong>la</strong> tessera delle assicurazioni sociali; veder rispettato<br />

l’accordo sa<strong>la</strong>riale in vigore per <strong>la</strong> loro retribuzione; vedersi garantiti un vitto e un alloggio<br />

adeguati.<br />

A rivendicare una decisa azione in favore delle domestiche fu anche F<strong>la</strong>via Cossu del<strong>la</strong><br />

CCdL di Sassari. Nel<strong>la</strong> provincia sarda le domestiche ammontavano a 3.500, tra le quali<br />

numerose erano le bambine di 8-9 anni che le famiglie, per miseria, avevano avviato al<br />

<strong>la</strong>voro. Le <strong>la</strong>voratrici erano prive di qualsiasi legge di tute<strong>la</strong>, ricevevano un sa<strong>la</strong>rio di 1.000,<br />

massimo 4.000 lire. Il sindacato aveva però promosso alcune azioni in difesa del<strong>la</strong> categoria:<br />

nel centro di Pattada si stava ottenendo un contratto di <strong>la</strong>voro a carattere comunale. 29<br />

Le metallurgiche<br />

Le condizioni del<strong>la</strong> categoria, secondo Emma Arione del<strong>la</strong> FIOM torinese, erano di grave<br />

difficoltà: le <strong>la</strong>voratrici erano sottoposte ad uno sfruttamento intensivo e ad una disciplina<br />

ferrea. Gli infortuni erano pertanto all’ordine del giorno. La delegata denunciò <strong>la</strong> mancata<br />

applicazione dell’articolo 15 del contratto di <strong>la</strong>voro che prevedeva, per le <strong>la</strong>voratrici adibite a<br />

28 Le rivendicazioni delle domestiche in ivi, pp. 186-190<br />

29 Difficile vita delle <strong>la</strong>voratrici sarde in ivi, pp. 177-180<br />

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