la Conferenza nazionale della donna lavoratrice - CGIL Regionale ...
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La delegata sottolineò come <strong>la</strong> <strong>donna</strong>, una volta varcato il cancello di ingresso al<strong>la</strong> fabbrica,<br />
divenisse una macchina per <strong>la</strong> produzione da sfruttare sino all’esaurimento, a cui veniva<br />
negato di par<strong>la</strong>re e persino di alzare <strong>la</strong> testa dal macchinario.<br />
Partico<strong>la</strong>rmente dura era <strong>la</strong> vita al<strong>la</strong> FIAT dove le <strong>la</strong>voratrici venivano sottoposte al taglio dei<br />
tempi tramite <strong>la</strong> velocità delle linee, ad azioni di spionaggio da parte di sorveglianti<br />
‹‹mimetizzati›› da operai, ai tribunali di fabbrica dove erano interrogate e costrette al<strong>la</strong><br />
de<strong>la</strong>zione nei confronti degli attivisti, pena il licenziamento.<br />
Che per allontanare gli attivisti si ricorresse ad ogni mezzo, era dimostrato da un episodio in<br />
un’azienda alimentarista: il padrone aveva tentato a più riprese di convincere un’operaia<br />
(attivista di sinistra) di essere amma<strong>la</strong>ta ai polmoni. Costretta a numerose visite – tutte<br />
attestanti <strong>la</strong> sua salute – era stata comunque licenziata con l’argomentazione che era<br />
predisposta al<strong>la</strong> tisi.<br />
Al Calzificio Torinese le <strong>la</strong>voratrici venivano schedate per tendenze politiche e per ogni cosa<br />
che riguardasse <strong>la</strong> loro vita privata. Il padrone ricorreva di frequente a tali informazioni per<br />
ricattarle, costringendole ad un aumento di produzione o impedendo loro di partecipare agli<br />
scioperi. Al<strong>la</strong> ‹‹SAIG›› di Ciriè, fabbrica chimica, le ragazze per essere assunte subivano un<br />
interrogatorio sul<strong>la</strong> loro vita privata (ad esempio veniva chiesto in che rapporti fossero con il<br />
fidanzato).<br />
La Casetti mise in evidenza il coraggio delle <strong>la</strong>voratrici che non si erano <strong>la</strong>sciate intimidire:<br />
avevano condotto lotte unitarie per difendere le commissioni interne, unici organismi<br />
democratici nel<strong>la</strong> fabbrica. Per il loro funzionamento, le donne del<strong>la</strong> Conceria Borgaro<br />
avevano scioperato per 19 giorni riuscendo a sopportare le angherie del proprietario che aveva<br />
chiuso il riscaldamento, negato <strong>la</strong> mensa e il panettone natalizio ai loro figli. I sacrifici erano<br />
stati ripagati: oltre al<strong>la</strong> commissione interna, avevano ottenuto un aumento di paga oraria pari<br />
a quel<strong>la</strong> degli uomini.<br />
Anche nelle fabbriche di Varese, come emerse dal racconto di Alma Negrini del<strong>la</strong> CCdL, le<br />
<strong>la</strong>voratrici subivano l’incondizionato arbitrio dei padroni. 10<br />
La delegata definì ‹‹fascisti›› i metodi impiegati: si aumentavano i giri delle macchine o se ne<br />
diminuiva il numero adducendo il pretesto di dover superare <strong>la</strong> concorrenza; le <strong>la</strong>voratrici<br />
erano costrette a firmare dei fogli in cui si impegnavano a non avere figli per un determinato<br />
periodo. Al<strong>la</strong> ‹‹Lesa›› di Tradate si era giunti al punto di sottoporle a visite speciali per<br />
individuare un eventuale stato di gravidanza.<br />
10 I regimi di fabbrica in provincia di Varese in ivi, pp. 115-118<br />
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