la Conferenza nazionale della donna lavoratrice - CGIL Regionale ...
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politici e sociali si doveva interessare <strong>la</strong> <strong>donna</strong> anche sul piano del<strong>la</strong> fantasia e del<br />
sentimento. 35<br />
Gli interventi dei docenti<br />
Nora Federici, docente di statistica e di demografia, dedicò il suo intervento al<strong>la</strong><br />
disoccupazione e sottoccupazione femminili. 36 Per <strong>la</strong> delegata si trattava di due aspetti di un<br />
unico problema: <strong>la</strong> crisi economica che stava attraversando il Paese e che a sua volta rifletteva<br />
<strong>la</strong> crisi del sistema capitalista. Le disoccupate in Italia erano 700.000: un terzo dei disoccupati<br />
totali e un quarto del totale dei <strong>la</strong>voratori. Anche <strong>la</strong> disoccupazione marginale o<br />
sottoccupazione era maggiore tra le donne: venivano sottoposte al ritmo stagionale le<br />
braccianti, le <strong>la</strong>voranti a domicilio, nonché le operaie da tempo costrette al<strong>la</strong> riduzione<br />
dell’orario di <strong>la</strong>voro. Tra disoccupate e sottoccupate si superava il milione di donne. Tali cifre<br />
non si spiegavano con una domanda eccessiva di posti di <strong>la</strong>voro in quanto il numero di<br />
richieste era pari o più basso che in altri paesi capitalistici. Porre limitazioni al diritto al <strong>la</strong>voro<br />
delle donne non costituiva, per <strong>la</strong> Federici, solo una vio<strong>la</strong>zione dei principi costituzionali, ma<br />
anche un ‹‹assurdo economico e sociale››. Le donne cercavano un <strong>la</strong>voro per necessità: per<br />
integrare il sa<strong>la</strong>rio del coniuge, o come capofamiglia, per mantenere l’intero nucleo familiare.<br />
Togliere loro questi redditi avrebbe comportato un ulteriore restringimento del mercato<br />
interno. Per <strong>la</strong> delegata, <strong>la</strong> strada da seguire era invece un’altra: occorreva adeguare le<br />
retribuzioni femminili a quelle maschili eliminando una delle ragioni che spingevano i datori<br />
di <strong>la</strong>voro a preferire le donne. In questo modo si sarebbe determinata una redistribuzione del<br />
<strong>la</strong>voro tra i sessi nei diversi settori produttivi e si sarebbe evitata una riduzione di fatto dei<br />
sa<strong>la</strong>ri maschili.<br />
La necessità di norme protettive che tute<strong>la</strong>ssero <strong>la</strong> <strong>la</strong>voratrice era emersa dalle parole di<br />
numerose delegate. A tornare sul tema fu il prof. Pellegrini, ordinario del<strong>la</strong> facoltà di<br />
Medicina e Chirurgia a Padova. Il professore focalizzò l’attenzione su tre dizioni: protezione<br />
del<strong>la</strong> <strong>donna</strong>, protezione del<strong>la</strong> <strong>la</strong>voratrice, protezione del<strong>la</strong> <strong>donna</strong> <strong>la</strong>voratrice. Occorreva<br />
stabilire come armonizzare <strong>la</strong> protezione delle due figure. Come <strong>donna</strong>, per alcune<br />
caratteristiche biologiche, dovevano essere evitati certi mestieri e imposte alcune astensioni;<br />
come <strong>la</strong>voratrice, si doveva assicurarle <strong>la</strong>voro stabile, accesso a tutte le professioni, ‹‹idoneità<br />
massima di concorrenza›› rispetto all’uomo.<br />
35<br />
Cfr. M. L. Righi, L’azione delle donne nel<strong>la</strong> <strong>CGIL</strong> in S. Lunadei, L. Motti, M. L. Righi (a cura di) è<br />
brava ma…,cit., pp. 91-92<br />
36<br />
Occupazione e disoccupazione femminile in L’emancipazione delle <strong>la</strong>voratrici, cit., pp. 191-197<br />
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