Scene del Consumo parte I.pdf - Isabella Pezzini
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168 PIERLUIGI CERVELLI, CLAUDIA TORRINI<br />
di vista percettivo, dei piani inferiori, per di più con vasti spazi<br />
vuoti, sostanzialmente irrisolti. Si tratta, complessivamente,<br />
di uno spazio poco accattivante.<br />
David Mayer – via <strong>del</strong> Corso, Roma<br />
La semplicità espressa dalla vetrina, dal piccolo profilo in<br />
acciaio su unico fornice, e l’allestimento <strong>del</strong>la stessa, sobrio,<br />
affatto accattivante e permeabile alla vista, non inibiscono l’ingresso<br />
verso l’interno. L’ambiente è unico, di piccole dimensioni,<br />
ma “denso” di elementi che richiamano l’attenzione:<br />
la presenza dei tubi <strong>del</strong>l’impianto di condizionamento<br />
<strong>del</strong>l’aria, i proiettori direzionati, appesi a tralicci, un ascensore<br />
in acciaio e vetro posto al centro <strong>del</strong>l’ambiente danno il<br />
senso di uno spazio che non si esaurisce solo nella piccola superficie<br />
<strong>del</strong>l’ingresso. Il punto vendita continua infatti al piano<br />
superiore: sebbene non sia visibile, le trasparenze invitano<br />
a volgere lo sguardo verso l’alto.<br />
Il riferimento più immediato va ai loft americani, ampi locali<br />
adibiti a uso di abitazione, o altro, dall’aspetto non convenzionale,<br />
spesso connotati dalla presenza <strong>del</strong>le strutture e<br />
degli impianti a vista. Sulle pareti, in alto, troviamo degli<br />
orologi, che segnano l’ora <strong>del</strong>le principali capitali <strong>del</strong> mon-